Come ogni anno, da ormai sedici anni, è Art-o-rama a dare inizio alla stagione fieristica, offrendo agli amanti dell’arte una rilassata transizione dalla pausa estiva alla frenesia delle kermesse autunnali. La fiera marsigliese si distingue infatti per l’atmosfera distesa, grazie alla dimensione ridotta e alla complicità con una città dai ritmi mediterranei. Tuttavia tante cose qui stanno cambiando, sia in fiera che in città: Marsiglia (e i dintorni) negli ultimi anni si stanno ritagliando un posto di rilievo sulla mappa dell’arte contemporanea europea, grazie all’apertura di nuovi centri d’arte e a un continuo proliferare di atelier di artisti, project space e gallerie indipendenti. Il numero di gallerie commerciali che operano a livello internazionale non è ancora così rilevante da poter dare a Marsiglia una solidità dal punto di vista commerciale, appunto ‒ questo è dovuto alla scarsa presenza di collezionisti in città. Per contro, l’intera regione è disseminata di collezioni e fondazioni private di altissima qualità, che dialogano sempre di più con l’offerta marsigliese. Solo per fare un esempio, la recente apertura della Fondazione Lee Ufan ad Arles ha acceso un nuovo faro sulla piccola cittadina provenzale che già l’anno scorso aveva dato un segnale forte aprendo il Luma, centro d’arte della fondazione artistica di Maya Hoffmann.
Nuove dinamiche stanno quindi cambiando l’identità della zona, ed è in questo rinnovato contesto che Art-o-rama ha messo in campo tante novità, arricchendo il programma ed estendendo la proposta al suo pubblico ormai non più solo francese e mediterraneo ma decisamente europeo.
LE NOVITÀ DI ART-O-RAMA 2022
Sono 47 le gallerie partecipanti all’edizione 2022 conclusasi lo scorso 28 agosto, un numero che va crescendo ogni anno: prima della pandemia gli espositori erano sempre una trentina. Provenienti da 18 Paesi, non soltanto europei, se ne sono contati ben 22 presenti per la prima volta. Art-o-rama si distingue da tante altre fiere per il criterio di selezione: alle gallerie viene data carta bianca per presentare un progetto espositivo con un forte taglio curatoriale e totale libertà nel gestire la metratura dello stand. Ecco quindi che il layout della fiera risulta ogni anno diverso e innovativo, con presentazioni decisamente originali. Tuttavia quest’anno, a causa forse proprio dell’alto numero di gallerie, la fruibilità del percorso è risultata talvolta caotica, e alcuni espositori hanno lamentato passaggi stretti e poca visibilità. La fiera ha in effetti esteso lo spazio espositivo anche al secondo piano dell’edificio della Friche La Belle de Mai, ma era interamente dedicato a design ed edizioni, ed è proprio questa un’altra novità importante. In un’ottica di dialogo con gli spazi creativi della città, spiega Véronique Collard Bovy, la direttrice di FRAEME (organizzazione che gestisce Art-o-rama), la fiera ha deciso di estendere lo spazio dedicato alle gallerie di design, spazi indipendenti e fondazioni private non soltanto di Marsiglia ma dell’intera regione. Così si è creata una fiera nella fiera: sono stati 22 quest’anno (contro gli 8 dell’anno scorso) gli espositori della sezione Edition Art&Design. Tra questi, c’era l’associazione More Projects di Parigi che ha presentato un’originale esposizione di lampade d’artista, nello spirito del progetto ‒ che ogni anno invita artisti a reinterpretare e personalizzare un oggetto (l’anno scorso ad esempio erano vinili). O, ancora, la galleria Fracas di Bruxelles ha proposto a nove artisti di lavorare sul tema del vaso di fiori. Lo scorso giugno nello stesso ambiente espositivo FRAEME aveva invitato gli spazi indipendenti di Marsiglia a esporre i propri programmi in una mostra, intitolata Murmurations, che si presentava come una piccola fiera. Questo spirito di apertura e sinergia è diventato ormai l’elemento che contraddistingue l’organizzazione marsigliese FRAEME, che collabora appunto non più solo con le istituzioni (FRAC, Triangles Astérides, Mécenes du Sud, Réseau Plein Sud…), ma volge la sua attenzione sempre più anche alle realtà indipendenti.
Un’altra importante novità è l’aggiunta di un nuovo premio d’acquisizione, quello istituito dall’italiana Marval Collection (Milano): un premio che, insieme a quello della Collezione Taurisano “Because of many Suns”, va a rinforzare il legame tra Art-o-rama e l’Italia. Vincitore del Premio Marval è il giovane Brilant Milazimi, pittore del Kosovo presentato da LambaLambdaLambda di Prishtina. Viene da Parigi invece la vincitrice del premio “Because of Many Suns”, Ines di Folco, che ha esposto ad Art-o-rama con Sissi Club, uno spazio marsigliese che, seppur non identificandosi come galleria commerciale, era presente in fiera come ospite. Altri premi e collaborazioni hanno reso la fiera ricca di interessanti scoperte e nuovi spunti di riflessione sulle inedite dinamiche della scena artistica europea, come il talk dedicato al tema delle fiere d’arte nella zona del Mediterraneo, nel contesto della collaborazione di Art-o-rama con la fiera greca Art Athina. È, ancora una volta, lo spirito di cooperazione e sinergia ‒ la volontà di fare rete insomma ‒ ciò che contraddistingue questa interessante fiera mediterranea.
LE GALLERIE DI ART-O-RAMA 2022
Nonostante, come abbiamo detto, la disposizione forse troppo labirintica degli espositori, la fiera anche quest’anno ha offerto piacevoli sorprese e tante gemme in gallerie vecchie e nuove. Passeggiando tra gli stand l’atmosfera del primo giorno era decisamente vivace e le gallerie si sono dette soddisfatte dell’andamento della giornata. Nicolas Veidig-Favarel, direttore e fondatore della galleria DoubleV di Marsiglia, ha affermato che “il giorno del vernissage è stato decisamente vivace e denso di incontri interessanti, con giornalisti, collezionisti e direttori di istituzioni internazionali: un modo piacevole anche di ritrovarsi dopo la pausa estiva, che a Marsiglia non è conclusa. Infatti il resto del fine settimana è stato connotato da un ritmo tranquillo, forse troppo. Questo è dovuto anche al fatto che Marsiglia offre molto da visitare, ma anche la possibilità di godersi gli ultimi strascichi estivi in spiaggia. Inoltre il VIP program era denso di visite in città e nei dintorni, questo fa sì che i collezionisti siano molto impegnati e non tornino in fiera. Abbiamo comunque fatto delle buone vendite e speriamo di partecipare nuovamente il prossimo anno”. Molti galleristi sottolineano, rispetto agli anni passati, la presenza di collezionisti stranieri: si sente parlare italiano, tedesco, inglese, spagnolo. Victoria Dejaco della galleria Wonnerth-Dejaco di Vienna, che ha partecipato per la prima volta con opere figurative di Katharina Höglinger, ha dichiarato che la fiera ha soddisfatto le aspettative: “Qualche vendita, molte conversazioni di qualità e una grande visibilità alle istituzioni, non soltanto provenzali, grazie alla facilità di spostarsi in Francia data dal TGV”.
Feedback ricevuto da molte gallerie, come ad esempio Nir Altman (Monaco), Hubert Winter (Vienna) e Bombon Projects di Barcellona: “Ad Art-o-rama non si arriva con l’unica aspettativa di vendere, ma anche e forse soprattutto di conoscere e allargare la rete di conoscenze e aumentare la visibilità alle istituzioni francesi, cosa che accade puntualmente ogni anno e che, al contrario, in altre fiere non si verifica così facilmente”.
Un aspetto, questo, sottolineato anche da Zeller Van Almsick, che ha realizzato uno stand insieme a Shore: i galleristi viennesi hanno messo in piedi un delicato spettacolo di colori ed equilibri formali, con opere di Edin Zenun e Sophie Serber. Zenun utilizza l’oro e la frammentazione delle figure per creare composizioni come partiture visive. Sophie Serber gioca con il confine tra senso e nonsenso, creando una sorta di circo affettivo.
A proposito di presentazioni con un alto livello curatoriale, segnaliamo lo stand di South Parade, giovane galleria di Londra che propone i lavori di James Fuller, contraddistinti da un’estrema delicatezza formale, nonostante i materiali poveri: imbottiture di materassi incise a laser che rivelano forme conosciute, ma non riconoscibili al primo sguardo.
I PUNTI DI FORZA DI ART-O-RAMA
Sono il dialogo con le istituzioni, la conoscenza di nuovi collezionisti e lo scambio con i colleghi espositori, quindi, i grandi punti di forza di Art-o-rama. Il clima rilassato permette conversazioni di valore, sottolineano gli espositori, senza quella fretta e spesso quello stress legati alle vendite tipici delle fiere più grandi. È così anche per gallerie straniere e d’oltreoceano, come dichiarato infatti da Grant Wahlquist, di Portland (Maine, USA) che ha presentato un dialogo tra i video di Jennifer Locke e le fotografie di Tad Beck. Dagli Stati Uniti arriva anche la galleria M. LeBlanc (Chicago), che ha portato Vincent Larouche e Manal Kara, le cui stratificate opere in ceramica sono come piccole icone con testi e foto emblematiche di un presente che cerca di cancellare la posizione antropocentrica. Decisamente un’artista da tenere d’occhio. Viene da Chicago Good Weather, che ha presentato Hunter Foster e Jerry Phillips. La scultura site specific proposta da Foster era un’estensione delle pareti dello stand, e le opere di entrambi gli artisti, installate sulla struttura provvisoria, hanno dato forma a uno show originale.
Le vendite non sono mancate, ovviamente: Nicoletti Contemporary di Londra si è detta soddisfatta della risposta del pubblico alle opere del francese Pierre Unal-Brunet, che ha una pratica ispirata alla pesca e alla biologia speculativa, un campo della scienza che produce ipotesi sull’evoluzione della vita. Le sue opere trasudano un’estetica dark-punk che strizza l’occhio alla science-fiction, alla speculazione futuristica e alla riscoperta della natura, con tonalità fluo e creature ibride misteriose. Un’estetica che si potrebbe definire tutta marsigliese, perché la si ritrovava, sotto diverse formulazioni, in altri artisti della zona come Ugo Schiavi, con le sue gorgoni fluorescenti, presentato dalla galleria marsigliese DoubleV, e Jean-Baptiste Janisset, da Everyday gallery di Anversa, sul cui stand impattante dalle pareti rosse erano installate sculture ricche di simbolismo e riferimenti spirituali di diverse culture. La galleria cipriota Eins, di Limassol, ha partecipato per la prima volta ad Art-o-rama ed è anche la prima galleria di Cipro a partecipare a una fiera europea: un battesimo felice, coronato da vendite e apprezzamenti per le opere di Leontios Toumpouris. Si tratta di sculture dove la contemplazione del paesaggio cipriota e gli elementi del corpo umano si incontrano formando strutture dalle forme intime e realizzate con grande tecnica, come le vetrate decorate con mani colte nell’atto di compiere gesti ritualistici. Alexandra Romy, di Zurigo, non era alla prima partecipazione e si è detta anche quest’anno felice dei risultati: il suo stand, condiviso come l’anno scorso con Pierre Poumet di Bordeaux, era un piccolo cabinet che sembrava quasi una casa di bambola, con i pupazzi, lievemente inquietanti, di Angélique Aubrit e Ludovic Beillard, e le sculture di Lou Masduraud che sono piccole finestre con inferriate in stile barocco.
Tra gli italiani va segnalato Shazar di Napoli, con un’interessantissima installazione digitale basata sul processo di machine learning di Andrés Pachón che ha utilizzato l’archivio della Biblioteca pubblica di New York per una ‘collaborazione’ con le tecnologie di riconoscimento visivo utilizzate oggigiorno in tantissimi campi.
L’arte digitale non era certamente la protagonista: sono la pittura e le sculture di piccole e medie dimensioni il trend che si riconferma anche quest’anno, e in questa categoria segnaliamo, per finire, le delicatissime opere di Andrei Pokrovskii da Osnova gallery: viste panoramiche di cortili e strade, tratte da un album grafico del XVIII di abbazie francesi. Le sculture sono delle gemme dove il legno funge sia da cornice che da medium, mescolandosi alle immagini e dando vita a un piccolo scrigno.
Art-o-rama permette di gustare nei dettagli opere di alta qualità, di dialogare con gli artisti e capire in profondità la loro ricerca: una dinamica che è permessa dalla dimensione ridotta della fiera, aspetto che in molti si augurano resti immutato.
‒ Lucia Longhi
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