Frieze London e Frieze Masters. Ecco come sono andate le fiere di Londra
Il mercato dell'arte non soffre granché la Brexit, né i venti di guerra o la competizione con Parigi e scommette sull'arte ultra contemporanea. Preview affollatissima e vendite istantanee e a molti, molti zeri per Frieze London e Frieze Masters. Ne abbiamo parlato con i galleristi italiani presenti
Le code chilometriche all’ingresso delle fiere Frieze London e Frieze Masters di Regent’s Park a Londra hanno fugato ogni paura che l’affluenza di partecipazioni risultasse indebolita dall’attesa prima edizione della concorrente Paris+. “Qui hanno tutti un ingresso VIP!”, è stato il commento più diffuso nei corridoi di Frieze London nelle prime ore di apertura della fiera, per una preview affollatissima. Di certo, dunque, possiamo dire che la rassegna non ha sofferto la mancanza di visitatori. Se poi si trattasse del pubblico che le gallerie si aspettavano di incontrare durante la preview e l’opening di un evento che nasce per favorire e dar luogo a operazioni di vendita più che concrete, e non per far passeggiare il pubblico tra i booth, questo è tutto un altro discorso. A guardare i dati rilasciati in questi giorni sulle vendite, comunque, i comportamenti di acquisto dei collezionisti sembrano essere stati incoraggianti a dir poco, complice anche, in parte, una sterlina debole che potrebbe aver contribuito alle transazioni di chi spendeva in dollari. E questo potrebbe valere anche per le sessioni degli incanti londinesi, dove ad esempio da Christie’s si riportava un +10% di clienti dagli Stati Uniti rispetto alla stessa vendita dell’anno scorso.
LE VENDITE DI FRIEZE E FRIEZE MASTERS
Gli americani sembrerebbero quindi essere tornati alla carica nella vecchia Inghilterra, dopo aver fatto sentire la propria assenza all’edizione di Frieze del 2021 e prima di volare invece a Parigi nei prossimi giorni per il debutto francese del gruppo di Art Basel. E non si sono fatte attendere le vendite milionarie né a Frieze London né a Frieze Masters, la fiera sorella che al contemporaneo mescola anche l’arte antica. Arrivata quest’anno in ottima forma all’appuntamento con il suo decimo compleanno, è sembrata infatti sempre attrattiva per gli amatori degli Old Masters così come per i collezionisti crossover. Come quelli che dichiara di avere ad esempio il mercante londinese di arte antica Johnny van Haeften che a Frieze Masters ha venduto un’opera di Bruegel il Vecchio per oltre 10 milioni di dollari, come riportato da The Art Newspaper. E che ha raccontato come gli Old Masters possano anche scontare qualche pregiudizio rispetto al marketing dell’ultra-contemporaneo, ma “hanno mantenuto il loro valore per 400 anni; quindi, il loro acquisto riguarda più la conservazione del capitale che non gli enormi guadagni, o le altrettanto possibili perdite, del mercato contemporaneo”.
SUCCESSO PER IL CONTEMPORANEO A FRIEZE
L’arte contemporanea restava invece protagonista nei corridoi di Frieze. La fiera sembrava quest’anno, a uno sguardo globale, particolarmente agguerrita in termini di display e selezione delle opere, con gli espositori evidentemente intenzionati ad attrarre collezionisti con opere rassicuranti e seduttive e con molta pittura pronta a conquistare in modo rapido e convinto. E l’interesse non si è fatto attendere, con transazioni a molti zeri sin dalle prime ore di apertura, se non prima addirittura. Da David Zwirner un grande dipinto di Kerry James Marshall della serie Black and Part Black Birds è stato venduto per 6 milioni di dollari a un museo americano. Tutto esaurito da subito da Gagosian, che dedicava l’intero booth alla nuova stellina del mercato ultra contemporaneo Jadé Fadojutimi. Londinese e classe 1993, i suoi dipinti avevano quotazioni intorno alle 500mila sterline. Anche la lista delle vendite della galleria Xavier Hufkens si è allungata in fretta. In stand, tra gli altri, Huma Bhabha, McArthur Binion, George Condo, Tracey Emin, Michel François, Thomas Houseago, Sherrie Levine, Cassi Namoda e Cecilia Vicuña, protagonista negli stessi giorni della nuova commissione per la Turbine Hall della Tate, aggiunta di recente al roster della galleria, così come l’Estate di Milton Avery, il cui lavoro era in mostra alla Royal Academy. Proprio di quest’ultimo la galleria di Bruxelles ha venduto un lavoro su carta a un museo asiatico a 250,000 dollari, mentre un dipinto di McArthur Binion è entrato nella collezione di un museo americano per 400,000 dollari. Già alla preview erano stati venduti anche un grande dipinto di Tracey Emin per 950,000 sterline; un lavoro su carta di George Condo, tra 600-650,000; tre dipinti di Cassi Namoda intorno ai 65,000 dollari.
LE GALLERIE ITALIANE A FRIEZE
Molte le vendite concentrate nei primi due giorni di apertura di fiera anche per le gallerie italiane, che della folla dell’opening sembrano essere riuscite a beneficiare per fortuna. Da Frieze Masters pare l’atmosfera fosse più posata, e nemmeno questo è stato un male, anzi. “Abbiamo venduto diverse opere di Leonor Fini, una Polaroid di Andy Warhol raffigurante Alexander Iolas e Le lien secret di Victor Brauner, per prezzi dai 15.000 ai 350.000 euro”, raccontano ad Artribune dalla galleria di Tommaso Calabro, in fiera con quello che si configurava a tutti gli effetti come un concept-booth su un nuovo frammento di Casa Iolas. Dopo Casa Iolas. Citofonare Vezzoli, la mostra-omaggio dedicata nella galleria di Milano al leggendario gallerista greco Alexander Iolas (1907-1987), le opere degli artisti che Iolas supportò e collezionò durante la sua vita erano ora esposte in uno stand allestito come un ambiente domestico, insieme ad alcuni mobili appartenuti a Iolas. “Per quanto riguarda l’attendance, i primi due giorni di opening c’è stato un ottimo passaggio di clientela selezionata, con collezionisti e art dealer. Infatti le vendite sono state tutte in questi due giorni”. Spostandoci a Frieze, mostrano soddisfazione per le vendite anche da P420 e buone aperture per contatti e sviluppi futuri. In stand sono state esposte opere di Riccardo Baruzzi, Irma Blank, Adelaide Cioni – con la serie Bello o più Bello sviluppata proprio a Londra durante la sua residenza presso Gasworks nei primi mesi dell’anno (range di prezzo per le tele 12.500 € e per le carte 3.500 €) –, Rodrigo Hernández, Pieter Vermeersch e Shafei Xia, con un range di prezzi tra i 5.000€ e i 40.000 €. “Siamo molto felici del riscontro avuto per i nostri giovani artisti, in particolare Shafei Xia (range 5.000-12.000 €) e Rodrigo Hernández (6-12.000 €)”, commenta con noi la galleria di Bologna, che sulle ricadute della presenza in fiera aggiunge: “Siamo soddisfatti per le vendite ad ottime collezioni e fondazioni e speriamo che i contatti con i curatori incontrati possano far nascere importanti progetti per il futuro”.
FOLLA E VENDITE PER GLI ESPOSITORI ITALIANI A LONDRA
Torna sulle incrinature di una preview troppo frequentata la galleria Lorcan O’Neill, che osservava subito dopo l’opening: “La fiera sta andando molto bene in termini di vendite e di numero di visitatori. In un certo senso, anche troppo. Tutti si sono accorti del caos durante il primo giorno di fiera, con le file all’ingresso ingestibili. Diversi collezionisti hanno deciso di tornare in un altro momento”. Le vendite comunque sono state condotte in porto, con opere in nuove collezioni per ciascuno degli artisti esposti in stand: Tracey Emin, Gianni Politi, Eddie Peake, Rachel Whiteread, Kiki Smith, Giorgio Griffa. Tornando a Frieze Masters, da cui siamo partite, anche al booth di Mazzoleni, dedicato “al potere trasformativo dei nuovi linguaggi artistici degli anni Cinquanta e Sessanta con una riflessione sull’astrattismo gestuale e con un particolare focus sul pioniere dell’Op Art, Victor Vasarely, al quale è dedicata la mostra appena inaugurata presso la nostra sede londinese”, apparivano sereni sull’andamento della fiera: “Siamo lieti di ritornare a Frieze Masters con un pubblico di collezionisti e appassionati d’arte che conosciamo da tempo. Londra rimane una tappa fondamentale verso la quale converge un collezionismo di alto livello da tutte le parti del mondo. L’arte, sotto le sue diverse sfaccettature, continua ad essere al centro dell’attenzione, segnale di una forte necessità di superare questo periodo così delicato sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista sociale”, ci ha raccontato Jose Graci, Direttore di Mazzoleni London. “A conclusione, possiamo indicare un grandissimo entusiasmo anche per la scultura ‘Bodies in Alliance’ di Marinella Senatore collocata all’ingresso del padiglione contemporaneo, che i visitatori hanno potuto ‘attivare’ tramite la loro presenza sul podio”.
MERCATO E NUOVI TREND: INCLUSIONE O SPECULAZIONE?
Ultra contemporaneo, nuovo o nuovissimo – o in alternativa dimenticato e da riscoprire – , improntato alla diversità, preferibilmente donna: è questo l’identikit dell’artista che il mercato desidera assorbire? Tutto lascia pensare di sì. E se l’ampliamento del canone dell’arte, così come il riconoscimento del sistema alle artiste, ad esempio, o ad artiste e artisti di colore e della diaspora, non può che essere un obiettivo condiviso, resta una discreta preoccupazione sulla matrice speculativa degli acquisti orientati verso trend così netti. Di certo, comunque, per dire solo delle artiste, non si poteva non notare con una certa soddisfazione come a Londra ci fosse un numero di presenze femminili senza precedenti, sia in fiera che nelle gallerie e sedi museali della città, oltre che alle aste della settimana. Se Pilar Corrias, ad esempio, ha affidato le sue sedi a Tschabalala Self, protagonista anche di un intervento di arte pubblica al Coal Drops Yard in collaborazione con Avant Arte, a Frieze erano diversi gli stand monografici dedicati alle artiste. Oltre alla già nominata Fadojutimi da Gagosian, c’era Anthea Hamilton da Thomas Dane e Joy Labinjo da Tiwani Contemporary, così come erano numerosissime nella sezione Focus, mentre era dedicata alle artiste del Novecento un’intera sezione di Frieze Masters, Spotlight, a cura di Camille Morineau e AWARE (per l’Italia c’erano le opere di Lucia Marcucci con le gallerie Frittelli e Apalazzo). Quello che vedremo nel tempo è quanto sostegno effettivo possa arrivare nel concreto alle artiste e agli artisti di questo nuovo canone espanso dalle transazioni e dai valori di mercato in crescita. Soprattutto per la durata di quelle stesse carriere che potrebbero essere messe più a rischio che a valore da comportamenti spregiudicati e da una certa frenesia, se lontani da una riflessione critica, etica e autentica sulla rappresentazione inclusiva del canone artistico. E forse un tassello in più lo aggiungerà anche la settimana dell’arte parigina e il debutto di Paris+, pazienza per pochi giorni ancora e poi staremo a vedere.
Cristina Masturzo
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