A Bologna Arte Fiera punta sulla performance in collaborazione con Fondazione Furla
La fiera bolognese, in vista della sua prossima edizione in febbraio, in collaborazione con Fondazione Furla lancia un programma interamente incentrato sulla performance. A inaugurare il nuovo focus è il collettivo israeliano Public Movement
La performance sarà tra le forme creative protagoniste della prossima edizione di Arte Fiera, fiera d’arte e moderna e contemporanea più longeva d’Italia che si terrà a Bologna dal 3 al 5 febbraio 2023. Sarà un’edizione contraddistinta da numerose novità – tutte “figlie” di una visione contraddistinta dalla volontà di rinnovare la rassegna in tutti i suoi aspetti, come conferma la nomina avvenuta la scorsa estate del collezionista Enea Righi a managing director a fianco del direttore artistico Simone Menegoi, e a cui spetterà “il coordinamento di alcuni aspetti determinanti per il successo della fiera, concentrandosi in particolare sulla visitor experience” –, e tra queste è il nuovo programma di performance che Arte Fiera ha lanciato in collaborazione con Fondazione Furla, curato da Bruna Roccasalva, direttrice artistica della Fondazione. Protagonista della prima edizione del programma è Public Movement, collettivo israeliano che porterà a Bologna il progetto Rescue.
LA PERFORMANCE DI PUBLIC MOVEMENT AD ARTE FIERA 2023
Fondato nel 2006 in Israele da Omer Krieger e Dana Yahalomi e condotto dal 2011 dalla sola Yahalomi, Public Movement è un collettivo che porta avanti una ricerca che coniuga istanze politiche e sociali per mezzo della performance, intesa come strumento “d’intervento diretto all’interno della società e un dispositivo con cui attivare situazioni che stimolano lo sviluppo di un pensiero critico”. È questa visione che anima Rescue, lavoro che il collettivo porterà a Bologna e già presentato al Tel Aviv Museum nel 2015, un lavoro che coniuga installazione, performance e coreografia per una “danza politica” che vede cinque performer eseguire una coreografia di movimenti imparata durante l’addestramento condotto con addetti alle operazioni di soccorso in Israele e in Europa. “Lo scenario in cui si svolge l’azione”, spiegano gli organizzatori, “è un imponente cumulo di macerie di cemento, evocazione di un crollo di cui non conosciamo l’origine: potrebbe essere una catastrofe naturale, un attentato, un evento bellico”. Visione, questa, che accomuna anche Bologna e la sua storia, ovvero il dramma della strage del 1980, evento che ha spinto Dana Yahalomi di riproporre Rescue proprio in questa città.
Desirée Maida
https://www.artefiera.it/home/776.html
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