Si avvicina la fiera TEFAF New York 2023. Le opere più attese
Archiviata con successo l'edizione di Maastricht, si iniziano a svelare i capolavori che gli espositori di TEFAF New York presenteranno il prossimo maggio a una delle più prestigiose fiere d'arte antica, moderna e contemporanea al mondo
Si avvicinano le date di TEFAF New York 2023, in calendario dal 12 al 16 maggio, e dopo la lista degli espositori che parteciperanno alla nuova edizione a una delle più prestigiose fiere d’arte antica, moderna e contemporanea al mondo, s’iniziano a svelare anche i primi capolavori che saranno protagonisti al Park Avenue Armory. The European Fine Art Foundation (TEFAF) e le sue gallerie hanno condiviso infatti da poco un’anteprima delle opere più attese dell’edizione che sta per arrivare: highlight e capolavori di qualità museale in molti casi, tutte opere straordinarie dai mondi di arte moderna e contemporanea, gioielli, antichità, design. Ne abbiamo selezionate alcune.
TEFAF NEW YORK 2023. ANTICIPAZIONI E OPERE DELLE GALLERIE ITALIANE
Iniziamo dalle gallerie italiane selezionate per la nuova edizione 2023 di TEFAF New York e in particolare da due opere accomunate dal medium, l’uso dell’arazzo e del tessuto. Da Tornabuoni spicca infatti un Senza titolo (Tra l’incudine e il martello…) di Alighiero Boetti del 1989, un ricamo su stoffa a tinte accese in cui si alternano testi in italiano e in persiano. Mentre da Continua trova spazio un arazzo jacquard del 2014 di Kiki Smith, Visitors (stars, multiple crescent moons), da una serie di lavori dai lunghi di tempi di realizzazione, avviata dall’artista nel 2011 in collaborazione con Magnolia Editions. E in cui si intrecciano non solo le tessiture, ma anche la mitologia, il folclore e il femminismo.
TEFAF NEW YORK 2023. GLI HIGHLIGHT DELLE GALLERIE AL DEBUTTO
Sono 13 su 91 le gallerie che debuttano quest’anno a TEFAF New York, compresi alcuni grandi nomi da Templon da Parigi a Karma e LGDR dagli Stati Uniti. Tra queste, Richard Nagy Ltd. presenta un disegno a pastello nero di Egon Schiele, Nudo di uomo seduto (Autoritratto), del 1917, un anno prima della morte prematura dell’artista, che qui si rappresenta, senza schermi, in tutta la fragilità dell’essere umano. La Galerie Nathalie Obadia punta sulla pittrice americana di stanza a Parigi Shirley Jaffe, della seconda generazione dell’espressionismo astratto. Con un Senza titolo del 1965, in cui forme e colori sembrano incarnare visivamente nuovi significati e convergere verso un ordine misterioso.
I CAPOLAVORI DEL DESIGN MODERNO E CONTEMPORANEO A TEFAF NEW YORK 2023
Sempre tra le debuttanti, ma stavolta nell’area dedicata alle ricerche del miglior design moderno e contemporaneo, sono Galerie Mitterrand e Geoffrey Diner Gallery. La prima espone l’ormai immancabile famiglia Lalanne, e François-Xavier Lalanne nello specifico, con Paire de Singes Alternatifs, una coppia di scimmie in argento del 2013. Riporta invece al leggendario design italiano anni ’50 il tavolino di Gio Ponti presentato da Geoffrey Diner Gallery e progettato nel 1951 per l’appartamento milanese Casa Lucano, il cui interior design fu il risultato della collaborazione con Piero Fornasetti.
DIOSCURI, NAUMAN E IL BAR DI PARDO. LE ALTRE OPERE DI TEFAF NEW YORK 2023
Per quanto risulti praticamente impossibile scegliere in un’offerta tanto vasta e qualificata, proviamo a tirar fuori ancora qualche highlight per il mondo delle arti visive, da testimonianze museali dell’antichità alle ricerche contemporanee. A cominciare da una Statua di dioscuro in marmo del I secolo d.C.: un busto maschile presentato da Galerie Chenel. In posizione frontale, la composizione dinamica esalta la figura eroica nuda. Il corpo umano torna anche nel lavoro tutto contemporaneo di Bruce Nauman e la sua Prova per Hand Circle, da Peter Freeman, Inc. Un bronzo del 1996 alla base delle sculture prodotte dall’artista con i calchi delle proprie mani come le diverse edizioni di Untitled (Hand Circle), oggi nelle collezioni SFMoMA, Tate, The Broad (Los Angeles). Petzel Gallery porta invece al Park Avenue Armory di New York la storia del Mountain Bar aperto da Jorge Pardo con il fondatore della galleria Steve Hanson nel 2003, prima nella Chinatown di Los Angeles e poi direttamente al piano superiore della galleria nel 2009, dove restò in attività fino al 2012 come sede della Mountain School of Arts: un punto di incontro per artisti e appassionati d’arte, che ospitò performance, proiezioni, presentazioni di artisti e curatori come Dan Graham e Hans Ulrich Obrist.
Cristina Masturzo
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