Debutta a Londra la Women in Art Fair, la fiera che punta tutto sulle donne dell’arte

Artiste, ma anche curatrici e galleriste. È il sistema dell’arte al femminile, ancora mal rappresentato nei grandi eventi di settore internazionali. A ottobre, durante Frieze, esordisce la fiera che invita a trovare un equilibrio

Ha scelto di esordire sotto l’astro di Frieze London, nell’anno della sua ventesima edizione, l’inedita Women in Art Fair, pronta a debuttare dall’11 al 14 ottobre 2023 nello spazio espositivo di Mall Galleries, nel centro di Londra.

Abigail Morris, Mother Tongue, 2022
Abigail Morris, Mother Tongue, 2022

Women in Art Fair. Obiettivi e protagoniste

Così, mentre Frieze London (11-15 ottobre) si appresta a celebrare l’importante compleanno coinvolgendo otto grandi artisti di fama internazionale nella “direzione artistica” della rassegna (a ciascuno di loro il compito di selezionare un artista cui dedicare uno stand monografico in fiera), una fiera tutta al femminile, articolata in tre percorsi complementari, si impegnerà a contrastare lo squilibrio di genere che persiste nell’industria dell’arte. WIAF, per usare l’acronimo che identifica l’evento, vuole infatti essere espressione di una piattaforma globale fondata sulla valorizzazione del lavoro e della creatività di artiste, curatrici e galleriste, chiamate a condividere idee su questioni di genere, sessualità, cultura. La maternità dell’idea si deve a Jacqueline Harvey, già amministratrice delegata della galleria Art Strategics di Mayfair e impegnata in passato in fiere come Start, London Art Fair, Masterpiece, Art Basel e Art Bahrain. Giornalista e scrittrice, è anche speaker radiofonica per la londinese Women’s Radio. WIAF venderà dunque solo opere realizzate da donne, perché, come ricordato da Harvey nell’intervista rilasciata a The Art Newspaper, il mercato è ancora appannaggio degli uomini: il rapporto Halperin-Burns 2019 documenta che solo il 2% dei 196,6 miliardi di dollari spesi nelle aste tra il 2008 e il 2019 è stato destinato a opere di artiste.
La fiera ospiterà anche una mostra dal titolo Unnatural Women (presso la East Gallery), curata da Rowena Easton, sul nostro rapporto controverso con il mondo naturale, visto attraverso gli occhi di artiste come Paula Rego, Marcella Hanselaar, Abigail Norris e altre figure di spicco del XX e XXI secolo, tra arte figurativa e astratta, scultura, grafica e arte digitale. La North Gallery sarà invece dedicata all’esposizione dei lavori di artiste contemporanee selezionati attraverso una Open Call. Mentre nella West Gallery si articolerà la fiera vera e propria, con 21 stand destinati alle gallerie (l’elenco dei partecipanti sarà divulgato nel mese di settembre).

Lisetta Carmi, I travestiti. La Cabiria, 1965 70, cm 24x30 © Lisetta Carmi Martini Ronchetti
Lisetta Carmi, I travestiti. La Cabiria, 1965 70, cm 24×30 © Lisetta Carmi Martini Ronchetti

Più rappresentanza per le donne dell’arte. L’impegno di Frieze Masters

L’iniziativa prende le mosse in concomitanza con la decisione di Frieze Masters – fiera sorella di Frieze London, che al contemporaneo mescola l’arte antica, sempre in Regent’s Park – di rinnovare e ampliare il focus sulle artiste già proposto in passato, “un tema che continua a proporsi come urgente”, spiega il direttore di Frieze Nathan Clements-Gillespie, proprio per lo squilibrio di genere evidenziato sopra. Dunque la sezione Modern Women, curata da Camille Morineau, riunirà dieci stand di altrettante gallerie, dedicati ciascuno alla personale di una donna (artiste in attività tra il 1880 e il 1980: tra loro anche le italiane Lisetta Carmi, presentata dalle gallerie Ciaccia Levi e Martini&Ronchetti, e Maria Lai, per M77). Ma anche l’inedita sezione concentrata sugli studi d’artista, curata da Sheena Wagstaff, debutterà con una line up al femminile, annoverando artiste come Mona Hatoum e Maggi Hambling. Già lo scorso marzo, un’altra fiera londinese – The Other Art Fair – si era presentata ai blocchi di partenza con una rappresentanza femminile pari al 61% del totale degli artisti coinvolti. E su questa strada (ben indicata anche dalla Biennale Arte 2022 di Venezia di Cecilia Alemani) sembra intenzionato a proseguire il sistema dell’arte inglese.

Livia Montagnoli

womeninartfair.com/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati