Le fiere di Basilea in chiaroscuro. Tutti i commenti e le vendite da Art Basel e Liste 2024
Vendite milionarie e più tiepide, corridoi meno affollati del solito e un clima persistente di incertezza, con andamenti più sfumati del passato, hanno caratterizzato l'ultima edizione di Art Basel a Basilea. Dove in scena è andato un mercato dell'arte contraddittorio, in chiaroscuro, difficile da descrivere e ancor più da decifrare
Erano tanti i temi di dibattito sul tavolo alla vigilia e all’apertura dell’edizione 2024 di Art Basel a Basilea. Gli instabili scenari geo-politici ed economici, la concorrenza con la sorella parigina che a ottobre arriverà nella nuova sede del Grand Palais, l’influsso e l’interazione con la Biennale di Venezia in corso. E ancora, il passaggio generazionale dei collezionisti, con un trasferimento di ricchezza alle fasce più giovani di appassionati, che costituiscono ancora un’incognita per il mercato dell’arte – continueranno a comprare arte? Quale? E attraverso quali canali? – e per i suoi operatori. Che hanno fatto i conti con andamenti tutt’altro che univoci e un pubblico non numerosissimo rispetto alle edizioni precedenti.
Come è andata Art Basel 2024 a Basilea
“Quello che sta succedendo nel mercato dell’arte è difficile da descrivere e anche di più da decifrare”, ha dichiarato la potente gallerista Dominique Lévy, co-fondatrice di Lévy Gorvy Dayan, a Tim Schneider di The Art Newspaper. Intanto le giornate di preview e di apertura ad Art Basel e Liste sono sembrate unanimemente meno affollate delle precedenti edizioni, e alcuni espositori della fiera ammiraglia sottolineavano l’assenza dei grandi numeri di collezionisti americani e asiatici per esempio, mentre le proposte negli stand sono sembrate ad alcuni osservatori improntate alla prudenza, più che alla sperimentazione. Non vale per tutti, ovviamente, così come è impossibile tracciare un andamento univoco sui risultati commerciali della rassegna. Che di certo ha fruttato parecchi milioni agli espositori mega, raccolti e comunicati dalla stampa americana e anglosassone.
Più interessante e variegato però, per provare a capire l’esito di queste giornate, ci sembra dar la parola ai galleristi italiani presenti ad Art Basel e a Liste, per sentire direttamente da loro quali sono state le impressioni e i risultati di questa lunghissima settimana svizzera. E provare a capire, anche, se il modello fiera tiene ancora, visto che sono poche, se non nessuna, le alternative al momento in grado di coprire quel solido segmento di vendite che nelle fiere si realizzano. O se sia arrivato il momento, invece e di nuovo, di individuare altre opzioni ed esperienze per il sistema dell’arte, lontane dall’affollamento di opere e persone e dalla saturazione visiva e comunicativa.
Le gallerie italiane ad Art Basel 2024 a Basilea
Intatto, secondo Raffaella Cortese, il valore di Art Basel, da tutti ancora considerata come la fiera più importante al mondo, non solo come marketplace, ma anche come momento per tracciare fenomeni in atto e scoprirne di potenziali per l’arte e il suo collezionismo. “È sempre un’esperienza preziosa per comprendere meglio l’evoluzione del collezionismo e la sua direzione futura, anche se credo fermamente che debba essere l’arte a tracciare la strada. Art Basel si conferma una fiera di altissimo livello qualitativo, con un collezionismo attento, capace di riconoscere gli stand ‘curati’ e mostrare le tendenze dell’arte, in particolare il proliferare della pittura”. “Le impressioni iniziali sono molto positive”, ci diceva la gallerista milanese in apertura di fiera. “Abbiamo avuto un avvio entusiasmante, con vendite soddisfacenti e un flusso costante di collezionisti con la gioia di acquisire”. Più calmi i giorni successivi, dedicati alle trattative con istituzioni museali.
“Dal Mercato al Supermercato”: le parole di Massimo Minini da Art Basel
Ampia e meditata la riflessione dello storico gallerista Massimo Minini: “Mi sembra che siamo arrivati a un punto di svolta di cui da tempo si sente la necessità. La svolta è determinata dal fatto che al mondo ci sono troppe fiere, troppi artisti, troppi musei, troppo di tutto: non sempre la qualità onora le proprie promesse e premesse”, ci ha raccontato quando gli abbiamo chiesto un commento sui primi giorni di fiera, che vi restituiamo qui, senza toccare una virgola. “Cultura e politica non vanno d’accordo com’è evidente da tempo, basti per l’Italia pensare ai monumenti pubblici, alla legge del 2%, ai famigerati ‘bandi’, concorsi per artisti. Tutto questo impegno nazionale, regionale, provinciale, comunale non ha dato frutti di valore nonostante l’ingente somma messa a disposizione. Il fatto è che la politica ha bisogno della quantità, mentre la cultura ha bisogno della qualità. Inutile ricordare il difficile rapporto tra Pasolini, Leonardo Sciascia, Elio Vittorini, con il Partito comunista italiano di Togliatti. In questo contesto le fiere che sono la punta di diamante del mercato non riescono a invertire la tendenza e mi sembra di poter dire che l’incremento numerico di opere, fiere, artisti, eccetera, non potrà non creare dei seri problemi”.
Le vendite ad Art Basel 2024
“Abbiamo venduto lavori di Anri Sala, i cui affreschi sono attualmente in mostra al Kunstmuseum di Basilea, Niele Toroni, Darren Almond, Ann Veronica Janssens, Diego Cibelli, Jana Schroeder”, è ora Alfonso Artiaco a parlare, “ci sono ancora alcune trattative che si potrebbero chiudere, perché Basilea è ancora la fiera in cui si vende anche durante il week end”. “Nonostante le incertezze politico-economiche della vigilia è stata un’edizione soddisfacente. Abbiamo lavorato bene il primo giorno, poi nei successivi si sono alternati momenti di interesse a grandi pause. Il collezionismo presente quest’anno era perlopiù europeo, ma abbiamo lavorato anche con asiatici. America non pervenuta”.
Da Mazzoleni soddisfacente il riscontro per il progetto in stand, in particolare per Il Pittore Paesista di Giorgio de Chirico “che ha catturato l’attenzione di collezionisti provenienti da diverse parti del mondo. La prima giornata ha visto la vendita di due opere di Salvo (con prezzi tra 150.000 e 450.000 euro)”, protagonista anche nella sezione Unlimited con il monumentale pastello lungo oltre 8 metri Il trionfo di San Giorgio.
Era al suo debutto ad Art Basel Thomas Brambilla di Bergamo. “La fiera è andata molto bene fino ad oggi. Abbiamo portato una personale di Klaus Rinke e abbiamo venduto un suo lavoro. Poi abbiamo concluso una trattativa per due lavori di Lynda Benglis, quindi ci possiamo ritenere molto soddisfatti soprattutto essendo questa la nostra prima partecipazione ad Art Basel”.
“Art Basel si conferma una fiera di altissima qualità, con un pubblico attento che ci ha consentito di lavorare in modo molto soddisfacente con tutti gli artisti proposti”, è il commento più o meno alla metà della fiera della galleria A arte Invernizzi di Milano, che a Basilea presentava una mostra personale di Mario Nigro con opere appartenenti al ciclo dello Spazio totale degli anni ‘50, in dialogo con lavori di François Morellet, Günter Umberg e Philippe Decrauzat.
Le gallerie italiane a Liste 2024 a Basilea
Pare siano state tiepidine e senza grandi picchi le vendite a Liste, la fiera emergente più consolidata che c’è. Con difficoltà aggiuntive, come se non ce ne fossero già, per le gallerie giovani e mid-career, che continuano però con coraggio a scommettere sulle proposte di ricerche senza le quali sarebbe davvero complicato immaginare un futuro per la filiera dell’arte.
“Anche quest’anno Liste si è rivelata una fiera dinamica e di primaria importanza per la quantità e qualità dei contatti raccolti”, è il commento di Enrico Polato, fondatore di Capsule Shanghai / Venice, che continua: “Dal punto di vista prettamente commerciale, rispetto ai ritmi concitati delle scorse edizioni, questa è stata caratterizzata da un clima più riflessivo e cauto”. Poche le istituzioni che hanno marcato la fiera con la loro presenza secondo Laveronica, che era però contenta della visibilità e dell’apprezzamento per il lavoro in stand di Alejandra Hernández, l’artista più giovane della galleria di Modica. Più soddisfacente delle passate edizioni il risultato della fiera per Martina Simeti, che ha venduto diverse opere, tra cui una di Sylvie Auvray, a collezionisti svizzeri, francesi e tedeschi.
Basilea secondo collezionisti e addetti ai lavori
Pollice alto dai collezionisti Andrea Fustinoni e Fabio D’Amato sulla qualità delle proposte ad Art Basel, “che ci ha dato anche l’opportunità di conoscere alcuni artisti a cui ci siamo avvicinati per la prima volta, e a Liste, dove l’interesse è stato attratto in particolare da Fanta di Milano, a cui abbiamo opzionato un lavoro di Lorenza Longhi, Ciaccia Levi, da cui abbiamo acquisito una serie fotografica completa di Zoe Williams, abbiamo trovato molto bello il lavoro di Sarah Benslimane da Madragoa, mentre ad Art Basel da ChertLüdde abbiamo preso un grande dipinto di Patrizio Di Massimo, uno dei suoi letti disfatti, per la collezione miramArt del Grand Hotel Miramare, e da Gregor Staiger per la prima volta un’opera di Walter Pfeiffer per la nostra collezione privata. E ancora un piccolo ritratto di Paul P da Green Naftali.”
Ha trovato Liste in linea con le aspettative i collezionisti Giovanni Scarzella e Camilla Previ, della Collezione Scarzella, che menziona le opere di Nicola Martini da Clima e quelle di Dan Herschlein da Matthew Brown tra le sue preferite, insieme a quelle di Juliette Minchin della Galleria Benichou ad Art Basel Statement. E parere più che positivo sull’intervento di Emilio Isgrò nella Messeplatz e su Unlimited – “è sempre la sezione più interessante!” – così come sulle mostre in città, da Fondation Beyeler al Kunstmuseum Gegenwart.
“Basilea rimane un centro nevralgico del mercato dell’arte, nonostante tanti collezionisti, soprattutto americani, quest’anno hanno marcato visita e verranno in Europa per Art Basel Paris. Quelli presenti però erano motivati”, ha commentato l’art advisor Mattia Pozzoni, che continua: “Bellissimo ad Art Basel ho trovato lo stand di Jeffrey Deitch, ispirato all’abitazione di Edward James, con una cameretta di mobili decorati da Keith Haring. E poi la mostra alla Fondation Beyeler, che riesce davvero ad emozionare e a proporre qualcosa di nuovo. Un applauso ai tecnici che spostano opere multimilionarie in mezzo al flusso dei turisti!”.
Cristina Masturzo
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