È iniziata Contemporary Istanbul 2024: tutti gli highlights direttamente dalla fiera
La diciannovesima edizione di Contemporary Istanbul parla un po’ turco e un po’ spagnolo: tra i due Paesi si è creata una buona intesa culturale, che si riflette in una fiera che punta a inserirsi a pieno titolo nel calendario internazionale
Si affacciano direttamente sulle acque del Bosforo gli edifici dello rinnovato complesso di Tersane (un tempo cantiere navale) che dal 24 al 27 ottobre ospitano la 19esima edizione di Contemporary Istanbul. La fiera d’arte contemporanea quest’anno conta 53 gallerie (21 turche e 32 internazionali) suddivise in due sedi, con un focus sulla Spagna e il Sud America e una sezione di sculture all’aperto, curata dal Direttore del Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra Marc Olivier Wahler.
La cosa più interessante è senza dubbio la voglia palpabile, da parte della città in generale e della fiera in particolare, di affermarsi nel calendario di settore, ma sono anni di profondo cambiamento per gli equilibri del mercato dell’arte e le gallerie sono sempre più attente a spendere bene i loro soldi e (di conseguenza) a selezionare cautamente le fiere a cui partecipare. Se la strategia di Contemporary Istanbul, guidata dal motto “l’unione fa la forza“, sarà sufficiente per attraversare tempi incerti come questi ce lo possono dire soltanto le opere presenti tra gli stand.
La proposta delle gallerie a Contemporary Istanbul 2024
Se la pittura è certamente il medium dominante (dopotutto è anche il più vendibile), la fiera turca non si fa mancare il video e la scultura. Particolarmente accattivanti le piccole e simpatiche opere di Patricia Waller, presentate dalla newyorkese C24 Gallery, tra cui un polpo che taglia i suoi stessi tentacoli con una mannaia. È solo un esempio del trend generale che si vede fra gli stand: quella di un’arte talvolta leggera, poco impegnata, e forse per questo in controtendenza rispetto al mercato occidentale. Insomma, interessata a lasciare un sorriso beffardo sul volto del visitatore, più che a instaurare riflessioni geopolitiche di sorta. Non da meno sono le opere di Cem Adrian (Gülden Bostancı Gallery, Antalya), ritratti fotografici in bianco e nero su cui, al posto dei volti, campeggiano orifizi anali e vaginali. Per quanto forse poco eleganti (ma chissene frega), opere come queste confermano una sensibilità surrealista particolarmente attiva nella Turchia odierna, coerentemente con le tendenze globali. Lo conferma la selezione di artisti della Galeri 77 di Istanbul, fra le più valide della fiera. Solo due le gallerie italiane, Galleria Studio G7 di Bologna e Wizard Gallery di Milano: la prima ha optato per una proposta collettiva (con le opere di Franco Guerzoni, Gregorio Botta, Anne e Patrick Poirier, Ulrich Erben e David Tremlett), mentre la seconda ha puntato tutto sul pittore ungherese Attila Szücs e sui suoi dipinti dall’estetica glitch e policroma.
L’asse turco-ispanico a Contemporary Istanbul 2024
Curiosità non indifferente, l’ampia presenza spagnola e sudamericana: una collaborazione intellettuale ma anche economica, dato che tanto il Ministero degli Esteri spagnolo quanto l’Ambasciata di Spagna in Turchia figurano tra i partner della fiera. Oltre a diverse gallerie provenienti da Madrid, Barcellona e Valencia, l’arte spagnola è rappresentata da una mostra (sempre negli spazi della fiera) curata da Juan Manuel Bonet, già direttore del Museo Reina Sofía di Madrid: 21 opere di altrettanti artisti nati negli Anni Settanta in Spagna delineano le ricerche pittoriche di una generazione che ha conosciuto la Spagna al tramonto della dittatura franchista.
Contemporary Istanbul guarda al futuro
“Ogni anno a settembre, Istanbul sarà sulle agende di tutto il mondo. Vogliamo essere il primo appuntamento del calendario delle fiere internazionali: l’anno fieristico inizierà a Istanbul, per continuare poi con Londra, Parigi, Miami, eccetera“: queste le ambiziose parole di Ali Güreli, fondatore e presidente di Contemporary Istanbul, per la ventesima edizione, in arrivo dal 18 al 22 settembre 2025.Una sfida non da poco, considerando le attuali dimensioni ridotte della fiera rispetto alle grandi competitor internazionali e l’assenza di gallerie blue-chip, capaci di attirare un collezionismo meno cauto. Certo è che Contemporary Istanbul si inserirà all’interno di una consistente programmazione culturale (fortemente promossa dall’attuale sindaco Ekrem İmamoğlu) che include, tra gli altri eventi, il Golden Horn Festival.
Tuttavia, per far sì che la fiera diventi abbastanza competitiva a livello non solo locale ma internazionale, appare necessario affiancare alla evidente volontà di fare le cose in grande e al sostegno della città e della sua scena culturale un’ulteriore espansione in termini di spazi e, al tempo stesso, una più accurata selezione delle gallerie partecipanti, troppo spesso lontane da attività di effettiva ricerca oltre a quella commerciale. Ma una città come Istanbul ha mille carte da giocare e ci sono tutti i presupposti per una crescita da osservare con occhio vigile nei prossimi anni.
Alberto Villa
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