Com’è andata Arte Fiera 2025 a Bologna? Le impressioni delle gallerie presenti
Tra il malcontento per la mancata riforma fiscale applicata al settore del commercio artistico e il passaggio di testimone al nuovo direttore Davide Ferri, ecco i commenti delle gallerie da Arte Fiera 2025
Si avvia alla conclusione, domenica 9 febbraio, l’edizione 2025 di Arte Fiera a Bologna, l’ultima sotto la guida di Simone Menegoi, che lascia il testimone al curatore Davide Ferri, certamente a proprio agio in fiera, per la quale ha curato, dal 2020, la sezione Pittura XXI. Ad affiancarlo resta, con continuità, il collezionista Enea Righi come direttore operativo.
Di certo il lavoro di Menegoi fin qui ha contribuito a riposizionare la più antica fiera italiana, riportandola al centro del dibattito e lo conferma, tra l’altro, anche la lista delle 176 gallerie espositrici dell’edizione 2025, tra le quali non pochi sono stati i ritorni di peso, da Raffaella Cortese a Magazzino, da Giò Marconi a Tucci Russo, con l’arrivo anche di una galleria straniera importante come Herald St.
Così come, a girare tra i corridoi, appariva di certo prezioso e pensato il contributo degli espositori nel mostrare uno spaccato ricco e variegato dell’arte italiana degli ultimi decenni.
Per qualche gallerista entusiasta, come Enrico Astuni che ci ha raccontato di una fiera ottima, “la migliore edizione degli ultimi tre anni” con soddisfazioni per tutti gli artisti esposti in stand, non è mancato, invece, chi ha evidenziato una scarsa presenza internazionale e vendite molto contenute.
Le gallerie e gli artisti di Arte Fiera 2025
Solida è parsa la proposta di tante gallerie in fiera, questo è certo, con stand grandi, grandissimi a volte, e quindi costosi, su cui si è investito. In alcuni casi i collezionisti hanno risposto con pari convinzione, in altri purtroppo no. Il giorno della preview abbiamo sentito parlare inglese a qualche stand, ma pare che il lavoro sull’internazionalizzazione del pubblico acquirente debba proseguire con maggiore incisività, se si vuole allargare la base della domanda d’arte. A fronte di un’offerta solida delle gallerie italiane: elegantissima quella di Laura Trisorio e di Sprovieri, come gli accordi cromatici e materici che orientavano lo stand di Raffaella Cortese, o la presentazione di Massimo e Francesca Minini, dove gli orizzonti di Alberto Garutti dialogavano con i duelli di Jacopo Benassi e il rosso legava le installazioni di Enzo Mari e Armando Andrade Tudela. Di un lavoro portato avanti con caparbietà, lo conferma il 15° compleanno festeggiato dalla bolognese P420, per celebrare anche la storia dell’arte italiana – come, con leggerezza faceva in fiera Tucci Russo – in un ecosistema variegato, in cui al minimalismo del napoletano Giangi Fonti si affiancava, nel Padiglione 25, la massimalista galleria Laveronica di Modica. E visitare una fiera diventa l’occasione per fare un punto sui nostri artisti, come nell’affondo verticale di Copetti su Mirko Basaldella o, sul versante più contemporaneo, di Federica Schiavo su Salvatore Arancio, con alcuni capisaldi della ricerca dell’artista nel tempo, e scoprire anche a cosa lavorano le nuove generazioni di talento, con le mani felicissime di Barbara De Vivi, mostrata da Poggiali, o Luca Gioacchino Di Bernardo, da Tiziana Di Caro.
Gli andamenti di Arte Fiera 2025 e la riforma fiscale mancata
Se tutti i galleristi poi sembrano più che ottimisti sul lavoro che da qui in poi toccherà al nuovo direttore artistico fresco di nomina, Davide Ferri, quello di cui si sarebbe volentieri fatto a meno, invece, è lo smacco ricevuto dalla filiera dell’arte che, proprio alla vigilia di Arte Fiera, si è trovata completamente scoperta sul fronte della riforma fiscale attesa nel DL Cultura presentato il 3 febbraio, dove nessun emendamento è stato incluso in materia di IVA e circolazione delle opere, a differenza di altri Paesi europei nostri vicini. Dopo l’intervento di Apollo e ANGAMC, anche il consorzio Italics ha rilasciato una nota di sintesi sulla preoccupazione del comparto gallerie per quella che suona come una condanna per il nostro mercato dell’arte.
Al netto dell’assenza di sostegno politico, di sicuro in fiera la preview ha attirato un pubblico interessato e qualificato, molto nazionale più che internazionale, e pronto a fare acquisti, sebbene in range di prezzi piuttosto contenuti, a quanto pare. Un aspetto che potrebbe essere anche letto in senso positivo, se fosse il segnale di un ritorno di un collezionismo di fascia media, il cui ruolo sarebbe vitale in una filiera estremamente polarizzata come quella attuale. Purché questo target e il suo interesse consenta agli espositori almeno e non solo di recuperare le spese, ma di generare profitti dalla partecipazione in fiera.
Sui risultati finali e gli andamenti di Arte Fiera, abbiamo come sempre raggiunto alcuni dei galleristi e lasciamo quindi la parola alle impressioni di chi è stato negli stand a lavorare.
“Non possiamo ignorare la forte preoccupazione per le questioni legate all’IVA, un tema che incide profondamente sul mercato dell’arte. Come membri del consorzio Italics, stiamo valutando azioni collettive per sensibilizzare le istituzioni e affrontare questa problematica cruciale per il settore”, commenta Sara Cirillo, direttrice della galleria Secci, che, sul ruolo di Arte Fiera, prosegue: “Arte Fiera è una fiera spiccatamente italiana, e per noi rappresenta un’occasione fondamentale per rafforzare le relazioni con i collezionisti e ribadire il nostro impegno nella promozione dell’arte italiana. Quest’anno abbiamo voluto sottolineare in particolare la collaborazione della Galleria con archivi di grandi maestri italiani come Giulio Turcato, Gio’ Pomodoro e Concetto Pozzati. Oltre a questi importanti riferimenti, la presenza di un’opera di straordinaria qualità museale: La centralinista (1949) di Leoncillo, con una valutazione di 230.000 euro”.
I commenti delle gallerie di Arte Fiera 2025
Conferma la portata preminentemente italiana della fiera anche Mazzoleni, che ha visto “il passaggio di molti collezionisti nel giorno dell’opening ma anche nei giorni successivi. Siamo lieti di segnalare che un collage di Marinella Senatore ha vinto il premio Ducati. Insieme ad alcune vendite di opere storiche, come un Casorati del 1910, a quelle più contemporanee, come il lavoro di David Reimondo”. Il range di prezzi in fiera per le opere di arte moderna andava da €30.000 a oltre 1 milione, mentre per i lavori contemporanei la forbice era di €7.000-70.0000. Così come la poca internazionalità dei visitatori è sembrata forse il punto debole della fiera per la bresciana Apalazzo, che, nella sezione riservata ai multipli d’artista, presentava edizioni di Eva & Franco Mattes, con prezzi da €350 a €10.000, insieme a Paesaggio di Nathalie Du Pasquier per Mutina, €2.600. E che accoglie anche con favore la nomina di Davide Ferri alla direzione della manifestazione bolognese.
“La fiera per noi è finita ancora meglio dell’anno scorso”, ci ha raccontato Francesca Minini nell’ultima giornata di apertura, “la qualità della fiera era migliore, le nuove gallerie aggiunte hanno portato più collezionisti. Bologna si conferma un punto di incontro perfetto anche grazie ai tantissimi appuntamenti di Art City, nei palazzi, nelle chiese, nelle biblioteche della città”. I collezionisti stranieri si sono visti, dai Minini, soprattutto svizzeri e francesi. Tra le vendite concluse, la storica installazione di Enzo Mari, che per Massimo Minini era particolarmente significativo mostrare proprio a Bologna, per la storia politica della città, e che è stata acquisita da una importante collezione italiana che la galleria incontrava per la prima volta. E in porto anche le trattative per Jacopo Benassi, in Svizzera e Francia, e Flavio Favelli, tra gli altri, con un lavoro socio-politico premonitore degli appetiti USA su Canada e Messico. In un angolo dello stand, riparato, Massimo Minini ha giocato con il pubblico mostrando la sua collezione di fotografi italiani, in scatoli da archivio che venivano di volta in volta aperti e raccontati. “Resta per ora non raggiunto l’obiettivo una riforma dell’IVA che rincorriamo da decenni, ma è importante far sentire la nostra voce e creare una discussione condivisa per evitare che i nostri mercati si allontanino per necessità lontani dall’Europa, far valere le ragioni nostre e degli artisti e di tutto il sistema dell’arte”, conclude Francesca Minini.
Le vendite delle gallerie italiane ad Arte Fiera
Riscontri positivi poi per la pistoiese SpazioA, con vendite durante la preview di quasi tutti gli artisti in stand, tra cui Luca Bertolo con opere da €7.000 a €16.000, Chiara Camoni da €9.000 a €18.000, Andro Eradze da €4.000 a €13.000, Francesco Carone da €9.000 a €13.000 e Daniel Gustav Cramer da €3.500 a €9.000. Nei giorni successivi andamenti più lenti, con pochi collezionisti internazionali, ma, in generale, l’impressione è quella di una fiera “cresciuta ulteriormente”, come evidenziato da Giuseppe Alleruzzo, che sulle questioni fiscali aggiunge: “Siamo profondamente delusi e preoccupati per la mancata riduzione dell’IVA, che ci rende molto fragili rispetto agli altri mercati internazionali”.
“Una fiera positiva”, per Umberto Di Marino, “in termini di vendite, possiamo dire che la preview di giovedì e il sabato sono stati i giorni più positivi, mentre il venerdì è stato un po’ più lento. Abbiamo venduto opere di quasi tutti gli artisti presenti nel nostro stand: Carlos Amorales, Betty Bee, Isadora Neves Marques, Eugenio Tibaldi, Marcello Jori e Santiago Cucullu”. Il range dei prezzi delle opere vendute variava, dai €2.000 ai €18.000, per gli artisti della galleria napoletana, che pure ha espresso tutta la sua preoccupazione per l’impatto di un regime fiscale sfavorevole rispetto ai vicini Francia e Germania, “sentiamo di essere sempre meno competitivi rispetto ai nostri colleghi internazionali e temiamo che questo possa rappresentare un ostacolo alla crescita del mercato nazionale e, in particolare, alla carriera dei nostri artisti”.
Sullo stesso fronte anche la Galleria Vistamare, tra la soddisfazione per la fiera, con vendite realizzate in un range di €20.000-50.000, e la delusione sullo scenario operativo. “Abbiamo trovato questa edizione di Arte Fiera energica, con un miglioramento anno dopo anno e una buona partecipazione delle gallerie; sono infatti rientrate molte gallerie italiane e di questo siamo contente. Anche i collezionisti hanno dimostrato entusiasmo. Tuttavia, siamo profondamente deluse dalla mancata riduzione dell’IVA, che rappresenta un danno enorme per noi gallerie, e non comprendiamo come non siano stati adottati dei provvedimenti concreti”, hanno commentato Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici.
Com’è andata Arte Fiera a Bologna secondo le gallerie
Con un dialogo aperto in stand tra gli artisti più storicizzati, come Tomas Rajlich, Jerry Zeniuk, Nanni Valentini, Alan Bee, e quelli più giovani come Zé Tepedino, Chiara Crepaldi, Melania Toma, Flaminia Veronesi, Arte Fiera si conferma per ABC-ARTE “un appuntamento importante e stimolante. Mentre la preview è partita più a rilento rispetto al 2024, il weekend si è dimostrato il momento più fruttuoso in termini di vendite realizzate. Abbiamo venduto quasi tutti gli artisti in stand; in particolare, il pubblico bolognese ha apprezzato molto l’artista tedesca Ingrid Floss e la giovane scultrice Chiara Crepaldi. Un’altra garanzia si riconferma, come sempre, Nanni Valentini. Abbiamo qualche trattativa aperta su Tomas Rajlich, che speriamo di concludere nell’ultima giornata”, è il commento della galleria con sedi a Genova e Milano, che tornerà da Bologna con opere vendute in un range di prezzo da €8.000 a €35.000.
Focus tutto sugli artisti e le artiste under 30, invece, e con prezzi tra i €5.000 e i €30.000, per la galleria milanese L.U.P.O., che presentava opere di Aniela Preston, Giuditta Branconi, Marina Woisky, Rachel Hobkirk, Giulia Messina, Wenhui Hao, insieme al percorso più strutturato di Serge Attukwei Clottey, artista basato ad Accra, in Ghana, che ha all’attivo anche la partecipazione alla Biennale di Venezia. “Il nostro obiettivo era portare un’offerta varia e giovane, e le vendite sono andate anche meglio di quanto ci aspettassimo”, hanno commentato da L.U.P.O, che ha incrociato collezionisti anche internazionali, “in particolar modo abbiamo avuto a che fare con svizzeri, inglesi, belgi, portoghesi, rumeni, francesi. Siamo inoltre molto lieti di aver vinto il premio acquisizione della Marval Collection per l’opera di Wenhui Hao”, e che non nasconde la profonda delusione sul tema riforma fiscale, “pensare che ci siano altri Paesi vicini che hanno saputo cogliere questa opportunità al volo e non l’Italia è un peccato. Anche perché significa che il nostro paese rimane sempre un passo indietro e con questo passo il mercato dell’arte italiana continuerà a soffrirne”.
Sempre da Milano arrivava anche RIBOT, che torna da Bologna con vendite concluse in un range di prezzi da €3.000 a €15.000 e un bilancio globalmente positivo: “Le opere dell’artista francese Bénédicte Peyrat, protagoniste del nostro stand nella sezione Pittura XXI, hanno attirato un’attenzione significativa da parte di un pubblico particolarmente predisposto a conoscere nuovi artisti internazionali”. Nella stessa sezione, forse leggermente penalizzata dalla posizione dello stand, quasi in chiusura di padiglione, la proposta di Acappella ha ricevuto comunque ottimi riscontri per le opere di Marta Ravasi, con prezzi da €900 per le fotografie a €1.500-3.500 per le tele. “La fiera cresce soprattutto dal punto di vista del pubblico: non ci sono stati momenti di stallo, sempre tanti visitatori, forse più dello scorso anno. Tuttavia non ho avuto modo di incontrare collezionisti stranieri e anche il numero della gallerie è enorme”, è stato il commento della galleria napoletana.
Sempre sul fronte degli artisti emergenti anche Francesca Antonini, con cifre dai €1.500 a €10.000: “La fiera è andata piuttosto bene, sono piuttosto soddisfatta del risultato, sia dal punto di vista della qualità del pubblico che da quello delle vendite. I collezionisti internazionali non erano molti, ma qualcuno è venuto”.
Tutti i premi di Arte Fiera 2025
Sono stati, infine, 7 i premi assegnati nel corso di Arte Fiera, riconoscimenti che, soprattutto in momenti di difficoltà, diventano strumenti strategici per il sostegno alla ricerca artistica, con la collaborazione di collezioni e partner e la possibilità di nuove acquisizioni. Più nel dettaglio il Premio BPER è stato assegnato a Sabrina Mezzaqui, rappresentata dalla Galleria Massimo Minini, con una menzione speciale anche per Arianna Zama, rappresentata dalla giovane galleria Fuocherello. Doppia acquisizione dalla Marval Collection, per le opere di Sang Woo Kim, rappresentato da Herald St, e Wenhui Hao, rappresentato da L.U.P.O. – Lorenzelli Projects. È andato invece ad Andrea Romano, rappresentato dalla ederica Schiavo Gallery, il Premio Collezione Righi. Il Premio Officina Arte Ducati è stato assegnato a Marinella Senatore, come ci raccontava appunto Mazzoleni, mentre il Premio Osvaldo Licini by Fainplast individua uno dei suoi cinque finalisti in Sebastiano Impellizzeri, rappresentato da Société Interludio. Alla Galleria Studio G7 di Bologna invece il Premio Rotary, mentre quello Rotaract e il Premio Andrea Sapone sono stati assegnati a Juri Bizzotto, della Galleria Astuni Public Studio. Il premio acquisizione istituito da Art Defender, The Collectors.Chain Prize, ha selezionato infine Leila Erdman – Tabakashvili, rappresentata da A Pick Gallery.
Cristina Masturzo
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