Tenete d’occhio la fiera MIA
Appunti per MIA. La nuova fiera meneghina dedicata interamente alla fotografia, ideata dal collezionista ed esperto di settore Fabio Castelli. Partita in sordina, finisce con un successo oltre le aspettative. Una sorpresa che fa rima con impresa.
Milano con le fiere d’arte non ha mai avuto un gran feeling, e pensare all’ennesimo appuntamento di un calendario ormai congestionato era davvero ardito. Ma è proprio vero che c’è sempre spazio per le buone idee, e questa MIA – Milan Image Art Fair, compatta, estrema, coinvolgente e senza fronzoli, sembra averne più d’una. L’ambito è quello della fotografia contemporanea, rappresentata attraverso piccoli solo show che permettono un grado di approfondimento raro per una fiera, agevolato da una larga partecipazione diretta degli artisti, disponibili a raccontarsi al pubblico, firmare monografie, dibattere sui problemi della cultura.
Geniali alcune intuizioni, come quella di documentare ogni stand con un esauriente catalogo o quella di aprire la kermesse a ciò che di solito sta dietro le quinte – laboratori, editori, stampatori -, occasione didattica per il pubblico, di incontro e confronto per gli operatori.
Punti deboli? Molti, alcuni di non facile soluzione: troppi espositori (230), allestimento claustrofobico, illuminazione approssimativa, segnaletica da ripensare, assenza di punti di sosta, servizi di ristorazione inadeguati, infine la sezione pensata per gli emergenti, Proposta MIA, di manica troppo larga nella selezione. Insomma, molto lavoro ma anche una buona piattaforma su cui lavorare.
QUALCHE SPUNTO DA MIA
Una selezione di classici ritratti della star underground Richard Kern, pervenuti direttamente via Guidi & Schoen di Genova, che lo rappresenta in Italia.
Assegnabile alla scuola di Düsseldorf dei Becher, la ricerca di Christof Klute si distingue per l’interpretazione soggettiva di edifici di celebri architetti, da Le Corbousier a Terragni e Niemeyer. Esemplari le vedute attraverso zanzariere e veneziane. Da Cons Arc di Chiasso.
Lui è tra i maestri che meglio ha interpretato lo spirito americano nel dopoguerra. Lee Friedlander ha rappresentato mirabilmente la vita delle grandi metropoli, ma ha saputo cogliere anche aspetti intimi e stranianti con serie come Little screens.
Les femmes di Man Ray. Lo Studio Marconi propone una selezione di cinquant’anni di ritratti femminili, compresa la celebre serie Mode au Congo del 1937, realizzata per la rivista antagonista di Vogue Harper’s Bazaar vestendo modelle del tempo con bizzarri accessori esotici.
La Russia contemporanea, un Paese in rapido cambiamento nell’epoca post-sovietica. Igor Mukhin è fra gli interpreti più sensibili di un clima fatto di entusiasmi, delusioni, slanci e contrasti. Un lavoro che è già storia.
Fotografia anticonvenzionale, quella del giapponese Yamamoto Masao. Piccolissime stampe per lo più a contatto, da portafoglio. A box of KU, che sta per ‘vuoto’ o ‘niente’, è un progetto che rivela la bellezza spirituale nelle cose che ci circondano.
Non solo cinema. La milanese Admira riscopre il neorealismo in fotografia, la Milano postbellica di Mario De Biasi, l’Emilia del boom economico di Nino Migliori e la gente del sud di Carlo Orsi. Suggestiva la sequenza che riproduce il treno di ferragosto in partenza da Milano per il Sud.
Nino Migliori e la sperimentazione con la fotografia degli anni ’70. Astrazioni geometriche caleidoscopiche realizzati con pezzetti di carta velina bianca, ripresi attraverso lenti polarizzate di occhiali da aviatore.
Della stagione della fotografia concettuale degli anni ’70, Franco Vaccari fu tra gli interpreti più geniali. Nel 1972, il progetto Esposizione in tempo reale gli valse la partecipazione alla Biennale di Venezia. Oltre 6mila persone si ritrassero in fototessera usando una tipica Photomatic dell’epoca.
Curiosa e originale la scelta di Pierluigi Fresia, che stampa il titolo dell’opera dentro l’opera stessa. Il linguaggio sembra mutuato da quello dei manifesti pubblicitari, ma non manca di efficacia nella dialettica testo/immagine.
Tra gli emergenti italiani di successo, Nicola Vinci realizza forse il suo più interessante progetto di sempre. Sono vedute in apparenza insignificanti che l’artista riassegna a celebri personaggi della storia. Basta spostare il crocifisso per percepire la presenza di Martin Lutero, intuizione niente male.
Tra le Proposte MIA scegliamo Giulia Marchi, un’artista che ama manipolare la fotografia, con esiti decisamente affascinanti. Interessante anche quando crea sequenze quasi filmiche per documentare la trasformazione dell’immagine.
Alfredo Sigolo
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