Pensando (oggi) a Giuseppe
Quarta tappa del nostro tour nelle collezioni d’Italia. Siamo a Bergamo e ferie vi invitiamo a visitare ALT – Arte Contemporanea. Per incontrare l’opera di Sislej Xhafa, “Giuseppe”, datata 2003. Una riflessione sull’Italia di oggi, dalla piazza all’Europea.
Alto un metro e sessantadue centimetri, magro il giusto, la barba non fatta, ma ben curata al mento, un fazzoletto al collo. Quel volto non lascia spazio a dubbi: è Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi, riproposto, a grandezza naturale, in terracotta, dall’artista originario del Kosovo Sislej Xhafa (Peja, 1970; vive a New York).
Giuseppe fa parte della collezione di Tullio Leggeri, visitabile presso ALT Arte Contemporanea, ad Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo. È un’opera che lascia spazio a numerose chiavi di lettura, pur nella sua straordinaria semplicità. La prima è di carattere illustrativo: Garibaldi è una delle prime icone pagane prodotte dalla cultura prettamente italiana. A questo punto, dopo averlo visto imperversare nei manuali di storia, nelle piazze italiane e sebbene esistano delle foto che lo ritraggano anche in altre vesti, il problema non si pone più nel domandarsi come fosse realmente. Come San Giorgio è rappresentato a cavallo o intento a uccidere il drago, Garibaldi porta i capelli a media lunghezza, con la fronte scoperta. Come Giovanni Battista sfoggia un lungo bastone sormontato dalla croce, così Garibaldi indossa la camicia dentro i pantaloni. E così via.
La seconda è autoreferenziale e guarda all’arte pubblica. Il patriota è infatti il protagonista della maggior parte delle opere nelle piazze principali dell’intero Paese. A piedi, nella consueta posizione molleggiata, a cavallo, facendo il verso alla statuaria classica, da Adriano al Gattamelata, Garibaldi ha rappresentato un vero e proprio monopolio nella plastica monumentale nazionale. Con quest’opera, Xhafa lo “rimette al suo posto”, invitandolo a scendere dal basamento, tornando finalmente a guardarci negli occhi, e magari a farsi da parte per lasciare il posto alla ricerca contemporanea.
Il terzo pensiero in libertà scaturisce, infine, dagli attributi che Xhafa ha inserito ex novo nella narrazione, chiedendo al suo personaggio di reggere con una mano una busta di plastica rigonfia e con l’altra di offrire delle zollette di zucchero. È un’immagine enigmatica, che si sottopone a numerose interpretazioni. Il sacchetto rappresenta i flussi di immigrazione dei poveri che, con sportine e valigie messe alla bell’e meglio, abbandonano le proprie case, le proprie città, alla ricerca di una vita migliore. Garibaldi è la nuova identità nazionale e culturale con cui devono confrontarsi. Quest’ultima, però, “vestendo i panni” dei nuovi arrivati e offrendo dello zucchero, si mostra predisposta e aperta al dialogo, o quantomeno lo considera auspicabile.
Di questi tempi, tuttavia, cambiando l’ordine degli addendi, il risultato si veste di una malinconica sfumatura contemporanea. Così Garibaldi assume il volto di un’idea tradita e strumentalizzata dalla cultura dominante, la busta è la disillusione di uomini e donne in fuga o in cerca di un futuro più generoso, la zolletta è più che altro uno “zuccherino”. L’ennesimo contentino per tamponare, ancora una volta, le nostre attese deluse, frustrate di veder sorgere a livello istituzionale ed europeo un vero dialogo interculturale, una ricerca dell’integrazione reale che vada finalmente oltre i proclami, la violenza psicologica, la denigrazione dell’altro, la facile e mendace propaganda.
ALT (Arte, Lavoro e Territorio) – Arte Contemporanea è un progetto di Tullio Leggeri ed Elena Matous Radici in memoria di Fausto Radici. Dotato di uno splendido spazio di 3.500 mq, provvisto di laboratorio di didattica dell’arte e bookshop, si pone come incubatore sperimentale e ospita una collezione che parte da Piero Manzoni per arrivare alle ricerche internazionali più recenti.
Santa Nastro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati