Ancora qualche esercizio per Step
Facciamo il punto sulla terza edizione di Step09, evento fieristico milanese alternativo. Se l’aria è stimolante e gli intenti buoni, perché ci sembra che qualcosa ancora manchi? Ecco qualche ipotesi.
Step 09, conclusasi domenica 27 novembre, va lodata per l’attenzione ai giovani, lo spazio dedicato alla fotografia (Sala del Cenacolo), la location mozzafiato, l’accesso gratuito, l’apertura alle performance. Intelligente la scelta di pochi artisti per galleria (se non uno), ma molti sostengono che bisognerebbe scremare meglio sulla scelta delle gallerie, considerate disomogenee in fatto di qualità. Magari in modo più tematizzato, e magari sostenendo l’arte più aperta al sociale.
Sabato sera, bella giornata, gli stand sono oltremodo ben visitabili grazie alla poca affluenza. Pare però che le opere interattive all’ingresso della fiera, fornite da Repubblica XL (dove alcune fotografie diventano bersaglio per una fila di rivoltelle), siano più magnetiche di molti artisti. Per raggiungere il secondo piano – e dunque continuare il percorso – è indispensabile passare dal bar, e qualche volta si scopre per puro caso (il secondo piano, il bar si vede benissimo). L’utilizzo e l’organizzazione delle sale, dunque, merita più attenzione e meno dispersione.
Traspare la voglia di dar visibilità ai giovani, ma è nebbiosa in città la visibilità della fiera stessa. Nonostante idee interessanti, emerge per quest’anno un dietro le quinte migliorabile, a partire dalla divulgazione dell’evento. Qualche gallerista sostiene che Step 09 sia stato più un evento culturale che commerciale, e sembrano confermarlo le vendite ancora poco soddisfacenti.
Meritano un occhio di riguardo le poche gallerie straniere, come la Victor Saavedra di Barcellona, con un’essenziale Fina Oliver un po’ sarta, la Svenska Konstgalleriet di Malmö e la FQ Projects di Shanghai, dai cieli acerbi come un limone.
Tra le italiane si acuisce la vista verso l’area meneghina. Variegato bianconero nelle foto di Roberto Kusterle, per mc2gallery, mentre un viaggio nel colore si rivelano le tele di Raffaele Cioffi (The White Gallery). Più insolita l’esposizione della galleria Sansoni (Pavia), che porta sia le opere che i gioielli realizzati da Franca Franchi, taglienti e rilucenti. Notevole – e notato – lo stand della bolognese Artistocratic, in particolare per Nicola Cicognani e Mario Giacomelli.
Sul sito del museo ospitante, il Leonardo da Vinci, di Step 09 non c’è neppure menzione. Come se solo le figure direttamente coinvolte dovessero conoscerla e il messaggio dovesse passare da un orecchio all’altro dei collezionisti. E i non addetti ai lavori?
Sarà anche colpa della crisi, o sarà che la crisi è il capro espiatorio più comodo del momento, ma sostenere e valorizzare davvero l’arte contemporanea non ha nulla a che vedere con lo stato d’élite in cui viene relegata. Se l’aria di Step 09 è frizzante, occorre farla respirare.
Lucia Grassiccia
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