Kunstart, il bilancio. Dalle parole delle realtà locali
Un ultimo bilancio sulla fiera bolzanina che si è svolta lo scorso weekend. Tante le novità, piuttosto positivi i riscontri. Soprattutto guardando alle prossime edizioni. La parola in primis ai galleristi e agli operatori della Regione.
Quest’anno a Kunstart la parola maggiormente utilizzata è stata ‘rinascita’, un vero e proprio rinnovamento reso possibile dall’edizione biennale e dalla nuova organizzazione che ha dato inizio a una fiera completamente nuova, con un progetto di sviluppo che richiederà sicuramente alcune edizioni.
Del progetto di Kunstart si può dire che è solo agli esordi, con un’atmosfera e uno spirito completamente diversi rispetto all’era precedente, grazie soprattutto alle realtà territoriali che dimostrano di credere nell’iniziativa che nasce dalla necessità del Trentino Alto Adige e dei suoi musei e gallerie di far sistema, e di sviluppare nuove collaborazioni proprio grazie alle opportunità offerte dalla fiera.
Dal 2010 Kunstart è abbinata ad Arredo, che ha visto l’incremento delle vendite di opere al di sotto dei 5.000 euro, ovvero del segmento affordable, portando anche un pubblico generalista, che per alcune gallerie è stato visto come una perdita di tempo, per altre un’opportunità per attrarre nuovi pubblici.
Sistema, territorio, area tedesca, pubblico: questi i punti salienti di cui abbiamo parlato con le principali gallerie trentine, partendo proprio da una bolzanina, Antonella Cattani. Essendo una galleria della città, sostenere un’iniziativa fieristica diventa quasi un obbligo. Per la gallerista il progetto ha la sua validità, anche se oggi esistono troppe fiere e molte andranno a sparire. “Le fiere dovranno dunque reinventarsi, dovrà esserci una creatività diversa, ma con i piedi per terra, coinvolgere le istituzioni vicine, non solo la città, diventando un volano anche per il pubblico. Bolzano potrebbe essere un ponte tra l’Austria e il più vicino centro italiano che è Verona. L’Austria ha un corollario di istituzioni di qualità che potrebbero essere coinvolte per creare il famoso ‘sistema’ di cui si sta parlando in queste giornate di fiera”.
Paolo Maria Deanesi di Rovereto vede in Kunstart un’esperienza positiva per il modo in cui è stata concepita. Il territorio di Bolzano e del Trentino Alto Adige ha avuto modo di mettere in evidenza i suoi musei, le sue istituzioni e gli spazi pubblici e privati, che sono ottime premesse per far sì che anche Bolzano possa essere un valido territorio per una fiera. “Brava a Nina Stricker che ha ripensato un progetto destinato a morire. Ha dato un nuovo spirito che servirà anche per altre fiere italiane”.
Lo Studio Buonanno di Trento partecipa per la quinta volta, dando fiducia fin dall’inizio al progetto, pur essendo consapevole dell’assenza di un bacino grande di utenti. Kunstart dovrebbe aprirsi maggiormente verso nord. Dal momento che l’Italia settentrionale è una regione già ampiamente coperta da fiere, deve crescere oltralpe. “Nelle realtà del nord, come in Germania, esiste un rapporto più costante tra galleria o settore privato con il pubblico, noi siamo ancora troppo indietro su questo aspetto”. Questa edizione si è comunque dimostrata molto frizzante, con un pubblico più giovane, molte nuove proposte, e soprattutto con la presenza degli artisti in fiera. La periodicità biennale è un aspetto positivo, che dà il tempo per sedimentare i rapporti, rivedere i punti di debolezza, sviluppare nuovi progetti. Buonanno conclude: “Ho apprezzato molto che Nina Stricker sia venuta in galleria, mi ha fatto piacere avere un contatto diretto, cosa che di solito molti direttori non fanno”.
Arte Boccanera di Trento è alla sua prima edizione di Kunstart, a cui ha partecipato con molta convinzione perché la fiera è riuscita a coinvolgere le istituzioni territoriali e a prospettarsi come un ponte oltre le Alpi. Nella partecipazione ha riconosciuto una possibilità di farsi conoscere e riconoscere dalla provincia di Trento e Bolzano, che son due realtà vicine ma molto differenti. “Chi non è potuto venire a Bologna ha colto l’occasione per farsi un weekend in Trentino Alto Adige,: penso che si possa contare su una sinergia tra arte e turismo. La fiera può riuscire ad avvicinare un pubblico non trentino ed esser così d’aiuto per il turismo”.
Infine abbiamo chiesto un parere a uno spazio non profit di Trento, Upload Art Project, molto insoddisfatto del rapporto con le istituzioni e della scarsa affluenza di curatori in fiera, visto come punto di debolezza per Kunstart. “Bisognerebbe creare momenti di incontro e di discussione in modo costante nel tempo. I direttori dei musei e delle gallerie straniere più importanti dovrebbero prendersi l’impegno di essere presenti in questi momenti”.
Concludendo, molto ancora è da sviluppare, soprattutto un’apertura concreta oltre l’arco alpino, che è ancora allo stato embrionale, e non significa solamente attrarre collezionisti dell’area tedesca, che arriveranno dal momento in cui ci sarà una più stretta collaborazione con quelle istituzioni.
Ad ogni buon conto, Kunstart ha finalmente acquisito un’identità precisa e ha scelto i propri obiettivi da perseguire, cercando di sfruttare le mancanze delle numerose fiere italiane, tentando forse di avvicinarsi ai modelli emergenti di stampo tedesco.
Martina Gambillara
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati