Il cinema e il martelletto
Con “La migliore offerta”, Tornatore rientra in sala con un thriller romantico. E sullo sfondo, le case d'asta. Sale piene nel weekend per un film che merita di essere visto.
“Mobile in stile rococò con gamba a capriole, piede artiglio e cassetti nascosti; specchiera Luigi XVI, cornice con festone e rosa centrale; coppa con molatura a nido d’ape, fusto a dischi e nodo intrecciato“… Virgil Oldman (Geoffrey Rush) guida un gruppo di acquirenti in uno spazio espositivo privato. Riconosce ogni pezzo d’antiquariato, è uno dei più apprezzati battitori d’aste e sa quando una lastra di legno ammuffito può nascondere un dipinto di inestimabile valore.
Non è altrettanto abile quando si tratta di relazioni umane. Conduce una vita misantropica e ai limiti dell’ipocondria. Troppo asettica persino per mangiare senza guanti, dei quali si priva invece per sfiorare la tela dipinta. Solo, nel suo caveau, si gode la magnificenza di una preziosissima collezione di ritratti femminili, accuratamente assemblata nei lunghi anni di carriera grazie al suo socio Billy (un incisivo Donald Sutherland).
Quando una donna misteriosa (Sylvia Hoeks) gli chiede per telefono la valutazione del patrimonio di famiglia, l’equilibrio di Virgil comincia a vacillare. Lei vive dietro una porta mimetizzata da un trompe l’oeil e diventa la sua ossessione. L’uomo personifica nella giovane tutte le qualità idealizzate nella sua collezione di ritratti. Alla storia d’amore poi si intreccia un’altra vicenda: il ritrovamento di alcune parti meccaniche del più antico automa della storia, opera di Jacques de Vaucanson, che l’abile e giovane fabbro, nonché fidato confidente Robert (l’appetibile Jim Sturgess), sta provando a riassemblare.
Fa da cornice al quartetto di straordinari attori, un coro di personaggi ben tipicizzati e mai ovvi, fra i quali spicca senz’altro la nana con le onde nei capelli, Claire. Alter ego della bella protagonista, vera proprietaria della casa in vendita e bizzarra intrattenitrice, ha il dono di una memoria eccezionale ed elenca liste di numeri apparentemente casuali e cataloghi di paradossi: “La lunghezza di un punto, il lato di un cerchio, il centro dello spazio“… Lei è il luogo astratto del subconscio: osserva e descrive in uno stato di sospensione del giudizio.
Giuseppe Tornatore nuovamente dietro la macchina da presa sforna una pellicola suggestiva che merita di essere goduta dal primo all’ultimo minuto. Tra rimandi all’homunculus goethiano piuttosto che ai primordi del cinema, le citazioni dirette o indirette ai Notturni di Hoffman e ai Racconti del terrore di Poe, l’atmosfera rimane in una sensuale sospensione. Si riesce a perdonare qualche svista nel montaggio e anche qualche momento di abbassamento della soglia di credibilità, perché il congegno narrativo è disinvolto e fluido.
Il finale visivamente coerente e omogeneo si focalizza sulla rappresentazione di un tempo relativo, eppure nei giochi di equilibrio matematico si sente che qualcosa poteva essere aggiunto e qualche spiegazione sottratta. La migliore offerta è un film unico nel suo genere. Ha quella dote ormai rara di incantare lo spettatore come un bambino alla storia della buona notte.
Federica Polidoro
Giuseppe Tornatore – La migliore offerta
Italia | 2012 | 124’
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