La Cina e il droit de suite
Pare proprio che quello degli Stati Uniti rimarrà l’ultimo mercato dell’arte rilevante a non applicare il droit de suite, il diritto che consente all'autore di un'opera e ai suoi eredi di ricevere una percentuale del prezzo ottenuto per la (ri)vendita del suo lavoro.
Anche la Cina si sta adoperando per introdurre il droit de suite nel proprio mercato all’incanto, in un disegno di legge che è stato presentato al Consiglio di Stato lo scorso dicembre come parte della nuova legge sul copyright. Il diritto verrà applicato alle opere d’arte, fotografiche, letterarie e ai manoscritti musicali che vengono venduti in asta. Il disegno di legge non fornisce dettagli sul suo funzionamento e non indica la durata temporale del diritto tramandato ai discendenti dell’artista, anche se in Cina il copyright si estende fino ai cinquant’anni dalla morte. Una volta approvato dal Consiglio di Stato, il progetto di legge dovrà essere presentato anche al Congresso Nazionale del Popolo, la più alta istituzione statale e l’unica camera legislativa della Cina.
Già si discute sulle ripercussioni che il provvedimento potrebbe avere su un mercato fiorente come quello cinese: anche se l’aumento del prezzo che questa percentuale porterebbe sul prezzo finale al compratore, paragonata alle commissioni di vendita delle case d’asta, sarà probabilmente irrisorio.
Gli artisti cinesi del Novecento attivi in questi anni sul mercato all’incanto sono migliaia. È difficile perciò stimare quale sarà l’impatto economico del diritto di seguito, che segna però un passo importante in un sistema poco regolamentato come quello cinese, dove l’introduzione dei diritti degli artisti rappresenta una svolta culturale del mercato.
Martina Gambillara
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #12
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