L’Iran, i beni rifugio e il mercato interno
In Occidente conosciamo l’arte iraniana filtrata dalle aste di Dubai e Doha organizzate da Christie’s e Sotheby’s, ma in realtà Teheran offre un mercato domestico vivace e attivo. Siamo andati a vedere cosa succede in Persia.
Lo sviluppo del mercato interno d’arte contemporanea in Iran avviene soprattutto in seguito alle sanzioni internazionali applicate ai settori finanziari e del petrolio a partire dal 2010, con la necessità di offrire ai collezionisti della regione opportunità di vendita e acquisto dopo che la loro ricchezza è stata minata da una inflazione che li ha esclusi dal mercato internazionale. L’arte viene vista come una buona opportunità d’investimento dai benestanti del Paese, alla ricerca di mercati profittevoli in cui impegnare i loro soldi.
In questo contesto si inserisce Tehran Art Auctions, una casa d’aste che sta vedendo il suo fatturato raddoppiare di anno in anno, da quando i collezionisti iraniani non si sono più rivolti a firme come Christie’s Dubai ma si sono rifugiati nel mercato interno. La casa d’aste è nata nel 2011 sotto la guida del direttore del Museo d’Arte Contemporanea di Tehran, Alireza Sami, dove il glamour che circonda gli eventi qui organizzati fa dimenticare ai collezionisti che nelle gallerie gli stessi artisti si possono acquistare a metà prezzo.
Oltre 200 gallerie sono infatti nate negli ultimi dieci anni, senza però una guida centrale del governo iraniano e lasciando dunque in mano privata lo sviluppo del mercato interno.
L’attuale record per un’opera d’arte iraniana risale al 2008, quando una scultura di Parviz Tanavoli (1937) è stata battuta a 2.8 milioni di dollari da Christie’s a Dubai. È proprio l’arte moderna ad attrarre i collezionisti iraniani, con un ricco bacino di artisti nati negli Anni Trenta-Quaranta. Tra gli autori di spicco, il poeta e pittore Sohrab Sepehri (1928-1980), Mohammad Ehsai (1939), e tra i più internazionali, Ali Banisadr (1976) e Shirin Neshat (1957).
Martina Gambillara
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #21
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