La Cina ha storicamente scoraggiato mercanti d’arte e gallerie straniere a entrare nel proprio mercato interno. Ma quello artistico sta divenendo un settore troppo importante e globalizzato e le ragioni della chiusura dei propri confini stanno via via sgretolandosi di fronte alle potenzialità economiche che ne derivano.
Pechino ha così inaugurato lo scorso settembre il suo “Freeport of Culture”, un porto franco adiacente all’aeroporto dedicato al mercato culturale e dell’intrattenimento, all’interno di un’area che occupa una superficie pari a sessanta campi da calcio, con ventotto edifici in costruzione tra magazzini, showroom e uffici, mirando ad attrarre almeno cinquanta aziende straniere entro il 2016.
Ancora una volta, la società statale Beijing Gehua Cultural Development Group è dietro a quest’operazione di espansione verso l’esterno, la stessa che aveva stretto l’accordo con Sotheby’s nel 2012 per officiare le proprie aste in territorio cinese.
In quest’area tax-free, i proprietari delle opere non pagheranno alcuna tassa d’importazione, purché custodiscano le loro collezioni all’interno del porto franco. Se destinati al duty free di Pechino, nessuna tassa aggiuntiva sarà applicata per oggetti d’arte spediti da galleristi, mercanti e privati. Inoltre, per tutte le vendite che avvengono in quest’area, non è prevista alcuna imposta sul valore aggiunto.
Già a settembre 2013 era stato inaugurato il porto franco a vocazione artistica a Shanghai, ma la scelta di Pechino risiede nella sua vocazione più puramente commerciale: un polo di compratori, al contrario dell’altra grande città cinese, dove è più radicata la tradizione del collezionismo.
Il Beijing Freeport of Culture è nato anche grazie alla collaborazione con Euroasia, la società svizzera che nel 2010 ha aperto il porto franco di Singapore e di Lussemburgo. Mercanti d’arte e collezionisti potranno quindi facilmente spostare le loro collezioni da un porto franco a un altro, esimendosi da qualsiasi tassazione aggiuntiva.
Con questa nuova mossa, la Cina mira a far concorrenza a Hong Kong e Taipei, e diventare così il primo mercato artistico mondiale, essendo anche l’unico porto franco a consentire agli investitori esteri di creare nuove imprese artistiche senza alcuna limitazione.
Martina Gambillara
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #23
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