In asta a Parigi una scultura ritrovata di Rodin. La storia di Andromeda e di una bella amicizia

Dopo oltre un secolo di oblio, salta fuori una preziosa scultura di Auguste Rodin. A maggio sarà battuta all’asta e prima farà tappa anche a Milano. Questa la sua storia…

Il corpo nudo accovacciato su una roccia, la schiena curva sulle ginocchia e un braccio a cingere la testa: quasi un bozzolo, un fiore sul punto di schiudersi o un cigno a riposo. Nel candore del marmo perlaceo le forme si disegnano dolci, mentre minime porzioni d’ombra accarezzano la superficie, seguendo la geografia dei muscoli e dell’ossatura. Compatta, levigata, imbevuta di luce, la silhouette è un organismo mutante, tutt’uno con la roccia porosa.
Un’immagine di Andromeda che racconta bene la sapienza di Auguste Rodin (1840-1917) e la sua sensibilità colta, fra gusto moderno e complessità storica: il mito classico diventa materia d’interpretazione per le sue ricerche plastiche, unendo sintesi, fluidità, sensualità e un gusto per l’incompiuto che è già proiettato verso il pieno Novecento.
Esistono cinque versioni dell’Andromeda realizzate da Rodin. Tre conservate oggi tra il Philadelphia Rodin Museum, il Paris Rodin Museum, il Museo Nazionale di Belle Arti di Buenos Aires; una battuta all’asta a New York nel 2006, per 3 milioni di euro, oggi proprietà di un collezionista privato; e una quinta scovata di recente, dopo 130 anni di oblio.
A trovarla Stéphane Aubert e Bruno Jaubert, direttori associati di Artcurial, importate casa d’aste francese. L’opera, che sarà battuta a Parigi il 30 maggio 2017, in occasione del centenario della morte dello scultore, verrà esposta qui dal 18 al 28 marzo, e poi nelle sedi europee di Artcurial: Bruxelles, Vienna e infine Milano (4-6 maggio). Stima tra 800.000 e 1.200.000 euro.

Auguste Rodin, Louise Lynch de Morla Vicuña, 1884, marmo, altezza 57 cm. Musée d'Orsay, Parigi

Auguste Rodin, Louise Lynch de Morla Vicuña, 1884, marmo, altezza 57 cm. Musée d’Orsay, Parigi

ANDROMEDA E LO SCAMBIO TRA DUE AMICI

Affascinante la storia della scultura, di cui per oltre un secolo si erano perse le tracce. Tutto comincia intorno al 1886, quando il diplomatico e giornalista cileno Carlos Lynch de Morla – trasferitosi a Parigi tra il 1885 e il 1891 – chiede all’amico Rodin di realizzare un busto in marmo di sua moglie Luisa, scrittrice e ardente femminista. L’opera, dal titolo Madame Morla Vicuña, fu esposta per volontà dell’artista al Salon del 1888 e l’accoglienza fu talmente calorosa che lo Stato francese chiese di poterla acquisire. Con grande generosità i Morla accettarono: il busto di Luisa – oggi trasferito al Musée d’Orsay – finì così al Musée du Luxembourg.

Auguste Rodin, Andromède, 1887, marmo

Auguste Rodin, Andromède, 1887, marmo

Per ringraziare i due collezionisti Rodin regalò loro un’altra scultura, una versione di Andromeda in marmo bianco, che per generazioni è rimasta fra i tesori di famiglia: un’opera  di grande valore, ma soprattutto il segno concreto del rapporto d’amicizia, stima e rispetto che legava l’artista francese e il diplomatico cileno.
Un peccato che si recida dunque il legame con l’originaria committenza, ma i sentieri del mercato non incrociano quelli del sentimento. E – a voler andare d’immaginazione – chissà che non sia un’istituzione pubblica a metterci le mani: il Musée d’Orsay, magari. Con Andromeda accanto a Luisa Morla il cerchio si chiuderebbe. Un lieto fine, per una storia vera che profuma di letteratura.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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