Va all’asta il ritratto di Franca Florio di Boldini. Come salvarlo e restituirlo alla città?
Fra i ritratti più celebri, costosi e ammirati di Giovanni Boldini. Lo dipinse nel 1901, regalando a Palermo un’immagine immortale di Donna Franca Florio. Oggi, dopo varie traversie, il dipinto finisce all’asta. E i palermitani si adoperano per riscattarlo…
Mobilitazione popolare in difesa del ritratto di Franca Florio, tra i più celebri dipinti di Giovanni Boldini, il ritrattista per eccellenza dell’altra società parigina, a cavallo tra Ottocento e Novecento. Un coro unico, che unisce la protesta al tentativo di sensibilizzazione. Lo scopo? Impedire che il dipinto lasci Palermo, finendo chissà dove. Un quadro che i palermitani sentono un po’ come un affare di famiglia, un bene proprio. E il fatto che sia finito all’asta diventa quasi un oltraggio, uno strappo, un errore del destino. Grazie al cielo il vincolo della Soprintendenza scongiura la possibilità dell’espatrio: in caso di acquisto da parte di un soggetto straniero, la permanenza oltreconfine è limitata a un periodo di sei mesi ogni due anni.
LA CAMPAGNA PER SALVARE IL RITRATTO DI DONNA FRANCA
Il grande industriale Ignazio Florio, nel 1901, commissionò a Boldini il ritratto della moglie, la baronessa Franca Jacona della Motta di San Giuliano, celebre per la sua radiosa bellezza ed eleganza. Colei che D’Annunzio chiamava “Donna Franca” e che per i conterranei era l’ammiratissima “Regina di Sicilia”.
Dopo il tracollo finanziario dei Florio, tra 1927 e il 1928, il quadro venne venduto al Barone Rothschild, per poi finire in vendita da Christie’s, a New York, nel 1995. Ricomparso sul mercato nel 2005, fu battuto all’asta da Sotheby’s e acquistato dalla Società Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, tornando così a Palermo: per anni è stato esposto presso l’Hotel Villa Igiea, antica dimora dei Florio.
Ma anche la Società fallisce e i suoi sei hotel d’epoca Liberty vanno in liquidazione, insieme ad arredi e complementi. Compreso il mitico ritratto. A battere il martelletto sarà la casa d’aste Bonino di Roma, il prossimo 30 marzo: le offerte sono già partite, mentre il quadro si trova al Vittoriano per una grande retrospettiva su Boldini.
E i palermitani, per l’appunto, non ci stanno. Tanto che è partita una campagna di crowdfunding, con hashtag #RiportiamoacasaFranca. Una colletta on line per ricomprare il dipinto e ricondurlo a casa. Impresa titanica, dal momento che si tratta del dodicesimo Boldini più costoso di sempre. Al momento nel salvadanaio di Indiegogo ci sono appena 5mila dollari.
E LE ISTITUZIONI CHE FANNO?
E certo, meditando sulla situazione drammatica del collezionismo pubblico in Sicilia – con i pochi musei d’arte moderna e contemporanea senza lo straccio di un quattrino da investire in opere – viene spontaneo domandarsi se sia davvero così peregrina l’idea di un intervento istituzionale, fra Regione Siciliana e Comune di Palermo. Evidentemente sì. Nessuna voce si è levata, nessun timido cenno. E qui interviene, immancabile, Vittorio Sgarbi: “Palermo è stata designata Capitale Italiana della Cultura 2018. Il solo modo utile per spendere il milione di euro assegnatole dal Governo è quello di acquistare il Ritratto di Donna Franca Florio”. Una provocazione, certo. Ma il tema rimane: che fine fanno, in Sicilia, i progetti per la conservazione, le acquisizioni, le grandi mostre storiche, la attività di ricerca? Più o meno il nulla, al pari del capitolo produzioni contemporanee e comunicazione. Capitale della Cultura sì, ma con tutto – o quasi – ancora da fare.
-Helga Marsala
La campagna di crowdfunding per il dipinto di Boldini
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