Apre il Tefaf a Maastricht e lancia un report che racconta lo stato dell’arte internazionale

Dal 10 al 19 marzo, a Maastricht sono aperte le porte del TEFAF, la fiera d’arte e antichità più importante del mondo, organizzata dal 1988. Per nove giorni, 270 espositori e un report annuale che racconta lo stato dell’arte. Tutti i dati.

Nove le sezioni in mostra “Antiques, Classical Antiquities, Curated, Design, Haute Joaillerie, Modern, Paintings, Paper, Showcase” che offrono in vendita oggetti e opere realizzati durante 7.000 anni. Nel giorno dell’apertura, verrà diffuso il Tefaf Art Market Report 2017, una analisi annuale realizzata fin dal 2002, che risponde, per quanto possibile, alle domande che tutti gli operatori del settore si pongono: quale è lo stato di salute del mercato? Quali sono i trend che si rilevano? Quali i segnali per il 2017? I risultati dello studio, redatto dalla professoressa Rachel A. J. Pownall dell’Università di Maastricht, verranno discussi il 10 marzo al Tefaf Symposium.
La particolarità del Tefaf Art Market Report sta nell’integrare i dati delle vendite in asta (messi a disposizione anche quest’anno da Artnet) con quelli che emergono dal business di dealer e gallerie. Pur essendo caratterizzante, questo elemento rappresenta anche la fragilità dell’analisi perché le informazioni provengono dalle associazioni di categoria, dagli studi di settore di ciascun Paese, e da circa 5000 dealer delle 50 fiere più importanti e, pur essendo attendibili, non sono univoche ne’ verificabili, come lo stesso report sottolinea.

VENDITE PER 45 MILIARDI DI DOLLARI

Ad ogni modo, secondo il Tefaf Art Market Report 2017, l’ammontare totale delle vendite del mercato globale d’arte e antichità del 2016 è stato di 45 miliardi di dollari, l’1,7% in più rispetto al 2015; a differenza dell’anno scorso, l’Europa è la piazza di mercato più forte, seguita dagli Stati Uniti e dall’Asia, anche se la composizione della torta del volume d’affari varia in base alla tipologia di opere e al continente considerato. Il dato più significativo che emerge è la drammatica diminuzione del mercato delle aste che perde rispetto all’anno scorso il 18,8% del valore e del 21,5% del numero di lotti, una contrazione nota già a dicembre. In particolare a soffrire maggiormente sono gli USA che perdono il 41% del valore; l’Europa lascia sul terreno il 13% del volume, con tutta probabilità a causa dell’avvio da parte di Londra della Brexit, mentre l’Asia rimane stabile. I prezzi delle opere offerte in asta scendono, in media, dell’8%.
Secondo il Tefaf Report, questa perdita di volume d’affari è tuttavia bilanciata da una crescita del 24% del valore delle vendite private, che comprendono trattative gestite da case d’asta (e per tanto non evidenti alle analisi), dealer e galleristi; la crescita si riflette anche nei guadagni di questi operatori, saliti del 20-25% soprattutto in Europa, dove hanno sede pressoché la metà delle gallerie.

L’ASSENZA DI PUBBLICITÀ

La riservatezza e la assenza di pubblicità sembra essere la ragione che spingerebbe i collezionisti verso le trattative private. Dal report emerge un dato curioso, e cioè una maggior confidenza nella trasparenza e nella congruità dei prezzi delle gallerie, elemento da sempre considerato di segno opposto. Si assiste infine ad un parziale cambiamento di gusto; blue-chip come Andy Warhol, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Francis Bacon e Cy Twombly che tradizionalmente venivano venduti in asta, sembrano non reggere la pressione al rialzo e per tanto causano una consistente diminuzione del valore complessivo degli scambi.
Sebbene i dati non siano ancora del tutto disponibili, l’Europa rimane il più grande esportatore di arte, seguita dagli Stati Uniti (che tuttavia sembra aver contratto il volume del 20% delle esportazioni) e dall’Asia. Le fiere sono le piattaforme di mercato più rilevanti e quelle dove è possibile per i galleristi intercettare nuovi clienti; le loro preoccupazioni maggiori riguardano il ricambio della clientela, il reperimento delle opere e i costi delle fiere; il segmento più basso del mercato ha finalmente accettato le vendite on line.
Nel 2015, l’arte moderna, quella del secondo dopoguerra e quella contemporanea rappresentavano il 53% del mercato; nel 2016 il loro aggregato è sceso al 47,5%. Il maggior incremento è quello del settore dei gioielli.
Attualmente l’Italia è al decimo posto nella classifica delle nazioni per vendite all’asta e rappresenta il 1,5% del mercato globale. Tra il 2015 e il 2016, ha perso il 30% del volume degli scambi in asta mentre al contrario, il volume d’affari delle gallerie è cresciuto del 18%. Nel 2016 c’è stato un significativo calo nelle importazioni e un incremento delle importazioni.
A conti fatti, il Tefaf Art Market Report 2017 con la sua crescita del 1,7% può infondere ottimismo, almeno tra gli operatori del settore privato. L’ottima performance di vendita delle aste d’arte moderna a Londra di fine febbraio conferma che si può sperare in un prossimo futuro positivo per tutto il comparto.

-Antonella Crippa

https://www.tefaf.com/home

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Antonella Crippa

Antonella Crippa

Antonella Crippa è una art advisor e vive e lavora a Milano. Da settembre 2017 è la curatrice responsabile della Collezione UBI BANCA. Si forma come storica dell’arte laureandosi in Conservazione dei beni culturali e diplomandosi alla Scuola di specializzazione…

Scopri di più