Gli appuntamenti del mercato dell’arte più attesi del 2019. Aste e aspettative
Hockney, van Gogh ma anche finanza e tecnologia, ecco i cinque momenti da aspettare e i temi del dibattito dell'anno a venire
UN “NUOVO” VAN GOGH, IN ASTA E AL CINEMA
Portrait de femme: buste, profil gauche di Vincent van Gogh, datato 1885-1886, sarà battuto in asta da Christie’s il 27 febbraio 2019, alla vendita Hidden Treasures, tra i lotti di una collezione americana che comprende Monet, Renoir, Cézanne, Bonnard, Matisse. L’opera è un ritratto di donna, “voluttuosa e triste al tempo stesso”, si legge in una lettera di Vincent a Theo: si tratta forse di una ballerina o di una cantante – qualcuno ipotizza una prostituta – incontrata da van Gogh durante il suo soggiorno ad Anversa. Mai più vista sul mercato dal 1945, arriva in asta con una stima ancora non divulgata, ma che si potrebbe aggirare intorno agli £ 8-10 milioni. Per ingannare l’attesa nel frattempo, a gennaio 2019, uscirà nelle sale At eternity’s gate, il film di Julian Schnabel dedicato al pittore olandese, con Willem Dafoe nel ruolo del protagonista, grazie al quale l’attore si è aggiudicato il premio come Miglior interpretazione maschile alla 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
ANCORA HOCKNEY, ANCORA EBSWORTH COLLECTION
Christie’s ci riprova con David Hockney e nel 2019 presenta Henry Geldzahler and Christopher Scott (1969). L’opera appartiene alla celebre serie dei Double Portraits, tele monumentali avviate dal pittore inglese nel 1968, e che lo avrebbero occupato per i successivi sette anni. È appunto il doppio ritratto di Geldzahler, amico di Hockney e curatore del Metropolitan Museum of Art, insieme al compagno, il pittore Christopher Scott. A marzo si riaccenderanno dunque i riflettori sull’artista vivente più costoso al mondo e l’opera sarà offerta da Christie’s a Londra, consegnata dagli eredi del collezionista Barney A. Ebsworth, come ultima opera della collezione e con una stima di oltre £ 30 milioni.
FISIONOMIA DELLE TRANSAZIONI D’ARTE: L’IMPATTO DI FINANZA E TECNOLOGIA
Non che si disponga qui di strumenti di previsione del futuro, ma, in linea con i trend del 2018, l’influsso di finanza e tecnologia sarà centrale nella configurazione del mercato dell’arte del 2019. Il mercato dell’arte sembra infatti orientato a ricorrere a meccanismi propri del mondo finanziario e delle banche d’affari. In questa direzione sono interpretabili le garanzie e il loro ruolo pervasivo nelle aste, con le case d’asta sempre più propense alle vendite “garantite da terza parte” (e la terza parte proviene spesso appunto dalla finanza) con valori in costante crescita. Gli osservatori internazionali, da The Economist ad ArtTactic a Il Sole 24 Ore, restano in allerta a monitorare i volumi e l’impatto di questi strumenti e del loro carattere speculativo. Inoltre sarà certo interessante comprendere l’impatto delle innovazioni tecnologiche su vendite e comportamenti d’acquisto per il prossimo futuro, tra AI, blockchain (la vendita della Ebsworth Collection da Christie’s a New York è stata la prima asta a impiegare la tecnologia blockchain, in collaborazione con Artory, per produrre certificazioni e report informativi sulle opere digitalmente criptati, in un’ottica di trasparenza e sicurezza), e vendite online, in crescita già nel 2017 del 10% rispetto al 2016 e del 72% negli ultimi cinque anni, e che di certo sarà un’area strategica di crescita negli anni a venire (fonte: The Art Market 2018 Art Basel & UBS Report).
ARTISTI AFROAMERICANI: I NUOVI PROTAGONISTI DEL MERCATO
Il Report annuale di Artprice sul mercato dell’arte contemporanea dà conto, per il 2018, del “soffio africano che scuote l’intero mercato dell’arte”, e ci sono buoni segnali per affermare che il trend si consoliderà nel 2019, segnando l’apertura e l’interesse delle istituzioni e dei collezionisti per gli artisti afroamericani. I record di Basquiat nel 2017 così come quelli del 2018 di Kerry James Marshall, le prestigiose acquisizioni di Mark Bradford e Sam Gilliam, l’interesse in asta per Jack Whitten o Henry Taylor, così come l’entrata in collezioni museali di Amy Sherald e Lynette Yiadom-Boakye (il Baltimore Museum of Art ha messo in vendita diversi blue-chip, bianchi e maschi, per acquisire opere di artiste di colore), o la riscoperta critica del collettivo AfriCOBRA, al centro di significativi momenti espositivi: tutto sembra essere di buon augurio per una scena internazionale finalmente in grado di riconoscere artisti di enorme talento e spessore, e di tirarli fuori dal cono d’ombra in cui sono stati, sottovalutati e sottostimati, relegati fino a poco tempo fa.
PARITÀ DI GENERE NEL SISTEMA DELL’ARTE: SE NON ORA, QUANDO?
Mentre il nuovo UBS Investor Watch Pulse Report, Art in Motion, realizzato intervistando 175 collezionisti e high-net-worth individuals, sottolinea come il 57% del campione consideri il genere dell’artista come fattore determinante nell’acquisto d’arte, e che il 70% dichiari che comprerà opere di artiste donne nel 2019, il 2018 si chiude con due notizie, entrambe dagli USA, che raccontano passi avanti in termini di gender equality nel sistema dell’arte. La prima: la Dia Art Foundation di New York ha acquisito la prima opera di Land Art di un’artista donna. Si tratta di Sun Tunnels (1973-76) di Nancy Holt, nel Great Basin Desert dello Utah: quattro cilindri di cemento disposti per allinearsi con albe e tramonti all’orizzonte durante i solstizi di estate e inverno. La seconda: Kaywin Feldman del Minneapolis Institute of Art è stata nominata Direttrice della National Gallery di Washington, il secondo museo più visitato degli Stati Uniti. Kaywin Feldman si insedierà a marzo 2019 e sarà la prima volta nella storia del museo che sarà una donna a tenere le redini della prestigiosa istituzione americana. “Sono una femminista”, ha dichiarato la neo-direttrice, “e ho a lungo sostenuto l’uguaglianza di genere, quindi è davvero emozionante per me guidare il museo d’arte della nazione”. In bocca al lupo a lei e a tutte: la strada del riconoscimento delle professionalità dell’arte da una prospettiva femminile, per il raggiungimento di posizioni dirigenziali, di rappresentazione sulla scena artistica, di parità salariale, per citare solo alcuni dei temi preminenti del dibattito, è lunga e il 2019 ci aspetta.
– Cristina Masturzo
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