Asta di Dipinti e Sculture del XIX-XX secolo a Milano per Il Ponte. Intervista a Matteo Gardonio
Palazzo Crivelli è in fermento in vista della nuova sessione di Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo a Il Ponte, prevista in calendario per il prossimo 22 maggio
Abbiamo intervistato Matteo Gardonio, di fresca nomina a direttore del Dipartimento della casa d’aste Il Ponte, dopo essere stato in precedenza in forze alla casa milanese come esperto e consulente, per analizzare con lui lo stato dell’arte del mercato dell’Ottocento e inizio Novecento e farci raccontare le aspettative della casa d’aste sull’imminente vendita.
Con un curriculum scientifico di rilievo nell’ambito accademico e della ricerca scientifica sull’Ottocento – inizio Novecento, dopo aver ricoperto la cattedra di Storia dell’Arte comparata in Europa presso l’Università degli Studi di Trieste ed essere stato coordinatore del Centro Studi dell’arte vetraria per la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, Matteo Gardonio è da quest’anno a capo del Dipartimento Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo. Quale contributo, anche in considerazione delle sue passate esperienze professionali, intende apportare alla direzione del Dipartimento?
Diciamo, innanzitutto, che vengo accolto in una realtà, quella de Il Ponte, che ha sempre destato interesse da parte del mondo accademico, in virtù di scelte non scontate, con l’idea di premiare la qualità dei pezzi presentati, senza privilegiare per forza i nomi di grido. La mia esperienza di studioso ben si coniuga con tale percorso ma, ed è certamente d’aiuto, gli anni passati tra Venezia, Trieste e Parigi a contatto con le realtà più importanti nel mondo dell’arte, mi hanno permesso di creare delle relazioni umane e professionali che si sono rivelate poi fondamentali per affinare un profilo di consulente artistico.
Quale lo “stato di salute” per il mercato dell’Ottocento – inizio Novecento?
Vive una fase di mutamento. A mio avviso c’è grande interesse, anche da parte di collezionisti inaspettati e di fascia di età giovane, che amano due caratteristiche principali di questa epoca: la qualità e la storia dell’opera, ovvero se essa è significativa all’interno della biografia dell’artista. Questa sarà, a mio avviso, la direzione maestra.
Quali sono le variabili più rilevanti che possono segnare la differenza nella costruzione del valore e nella ricezione dei lotti offerti?
A giudicare dall’andamento del mercato, un nome prestigioso non è più sufficiente, in sé, a fare la differenza. Il cliente, il collezionista è ora alla ricerca dell’opera di assoluta e indiscussa qualità. Pertanto un’opera di grande qualità, anche qualora non avesse alle spalle un artista dal nome altisonante, può riservare piacevoli sorprese e riscuotere apprezzamento.
Chi sono i collezionisti tipo, se ci sono, a cui vi rivolgete?
L’impegno è quello di calamitare sempre più un collezionismo internazionale, e non solo europeo. Noto con piacere anche l’interesse da parte del collezionismo asiatico, che timidamente si affaccia e che potrà rappresentare anche per questo mercato un ottimo interlocutore.
Parliamo della prossima asta di Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo. Alla sessione dello scorso 22 novembre Il Ponte ha realizzato un fatturato di 529.350 euro, con il 70% di lotti venduti. I risultati dell’asta di maggio 2018 sono stati ancora migliori, con un fatturato totale di 692.438 € e il 68% di lotti venduti. Quali le aspettative per la prossima?
Pensiamo (e puntiamo) naturalmente a un ulteriore miglioramento, dovuto anche a un maggiore interesse verso il mondo figurativo, come sta dimostrando l’Arte Moderna e Contemporanea. I collezionisti, come del resto chi acquista beni di lusso, cercano il classico per antonomasia; vale a dire che mantenga il suo valore nel tempo.
Quali opere in catalogo possono costituire gli highlight della sessione?
Ce ne sono diverse e siamo particolarmente orgogliosi di essere riusciti a portare una serie di top lot che coprono diverse scuole e che permettono ad un collezionista sia di iniziare, sia di definire al meglio la propria raccolta o di inserire la gemma mancante: si va da Giochi d’acqua di Ettore Tito al Manto giallo-rosso di Federico Zandomeneghi, il pendant Raffaello e la Fornarina e Dante e Beatrice di Girolamo Induno, Musica ai giardini pubblici di Filippo Carcano e Venezia, calma in laguna di Pietro Fragiacomo. Davvero cospicua, poi, la sezione dedicata a Milano in cui spiccano i tetti di Emilio Gola.
Ci sono lotti dai quali, pur non essendo sotto i riflettori, si aspetta buone performance?
Abbiamo un profilo femminile di Boldini, noto in letteratura, che possiede una forza fiammeggiante tipica del maestro, gli Irolli – sia con la Bimba sia con la Piazza San Marco a Venezia – o ancora due Alessio Issupoff di grande qualità e dalla storia espositiva notevole nonché uno splendido Milesi.
Quali gli artisti per questo segmento Ottocento – inizio Novecento che secondo lei sono da tenere in considerazione, in virtù di un interesse crescente da parte del riconoscimento istituzionale e/o del mercato?
Per quanto riguarda gli italiani, i veneti rimangono una garanzia: da Ciardi a Fragiacomo, da Favretto a Barison passando per Milesi e Zandomeneghi, che era pur sempre un veneziano. Poi, spingendoci più avanti, Arturo Tosi, Pio Semeghini, Piero Marussig, Leonardo Dudreville, Marcello Dudovich, cioè artisti che si muovevano in contesti internazionali tra Monaco, Parigi e Milano. Attenzione poi riserverei ad alcuni outsiders come Mario Micheletti, Enrico Fonda, Lionello Balestrieri e Cesare Saccaggi. Vivono una fase difficile i neoclassici e i romantici più di retroguardia, anche perché considerati ormai – e del resto non poteva che essere così – più affini ai gusti estetici dell’antico.
– Cristina Masturzo
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