Case d’aste in pandemia. Le opinioni di Wannenes
Prosegue il nostro focus sulle reazioni delle case d’aste all’emergenza Coronavirus. Stavolta abbiamo dato la parola a Wannenes.
Dopo Il Ponte, Sotheby’s e Christie’s, parola a Guido Wannenes, presidente della omonima casa d’aste, invitato a interrogarsi sul futuro del mercato post pandemia.
Vorrei iniziare analizzando l’impatto del lockdown sulle vostre attività presenti. Come avete riorganizzato i vostri flussi di lavoro per gestire le necessità operative di una casa d’aste e mantenere saldo il contatto con i clienti e i collezionisti?
Sono anni che investiamo in tecnologia e che lavoriamo per far entrare i clienti nel mondo Wannenes non solo fisicamente, tramite le nostre sedi di Milano, Genova, Roma e Monte Carlo, ma anche e soprattutto virtualmente, tramite il nostro sito e la nostra piattaforma Wannenes +. Grazie a questi strumenti garantiamo un’offerta globale su tutti i dipartimenti, un servizio clienti sempre attivo, condition report ancora più precisi e dettagliati, tour virtuali delle esposizioni e una galleria online dove i collezionisti possano entrare, visionare le opere e avere tutti i dettagli necessari, compresa una visione 3D.
Questa crisi ci ha quindi trovati più che preparati, come testimoniano i risultati del primo trimestre 2020, dove abbiamo realizzato un +66% rispetto allo stesso periodo del 2019 e un +172% sulle aggiudicazioni online.
Le case d’aste sembrano aver anticipato l’attuale e necessaria presenza online degli operatori dell’arte, avendo già in precedenza presidiato la rete con sessioni di vendita esclusivamente via web. Quali le previsioni per il futuro, seppure in un momento di grande incertezza, delle vostre attività? E quali i punti di forza e di debolezza di questo passaggio al virtuale?
L’emergenza sanitaria non farà altro che accelerare un processo già in atto e cioè quello dello svuotamento delle sale d’asta a favore di una partecipazione telefonica e su web. È qualcosa con cui ci confrontiamo già da diversi anni, visto che le grandi sale, da 80/100 persone a salire, si registrano solo per le aste-evento dove non è solo importante comprare, ma anche esserci. In questo passaggio non vedo sinceramente punti di debolezza commerciali, perché anzi è proprio grazie al web che le migliori aziende si sono globalizzate e hanno ampliato fatturati e orizzonti. Resta un po’ di nostalgia per le vecchie sale stracolme, con la gente in piedi, ma basta leggere il report delle dirette per essere soddisfatti: nelle ultime vendite di marzo abbiamo avuto più di 800 buyer collegati da 5 continenti.
Dopo un 2019 all’insegna della crescita per le case d’aste, con il settore dell’arte moderna e contemporanea in vetta ai fatturati, è ora prevedibile uno scenario di rallentamento economico e tempistiche lunghe per un ritorno alla normalità. Quale il sentiment dei vostri collezionisti in questo frangente e quali le strategie che sarà per voi prioritario prevedere?
Non scommetterei necessariamente su una contrazione del mercato dell’arte, perché ha dimostrato più volte di saper essere anticiclico e anzi percepiamo grande interesse per le aste in programma. Design & Stile Italiano, le due vendite con cui ripartiamo il 21 e 22 maggio, stanno registrando un grande interesse di pubblico grazie a una ricca selezione di opere che rappresentano il meglio dell’arredo e del design industriale italiano e internazionale del XX secolo. La strategia principale credo che dovrà essere proprio questa: la qualità della proposta. Se gli operatori faranno proposte di qualità, il mercato dell’arte saprà sorprenderci ancora una volta.
‒ Cristina Masturzo
LE PUNTATE PRECEDENTI
Case d’aste in pandemia – Il Ponte
Case d’aste in pandemia – Sotheby’s
Case d’aste in pandemia – Christie’s
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