Collezionisti italiani: come è andato quest’anno? Intervista a Gemma Testa De Angelis
Un libro e il sostegno mai mancato agli artisti. Ecco come Gemma Testa De Angelis, collezionista e presidente Acacia, ha sfidato la pandemia
Mentre tutta l’Italia si prepara a riaprire, si spera, dal 26 aprile, il settore dell’arte va comunque avanti, con iniziative online e laddove possibile in presenza, all’aperto o in galleria. A più di un anno dallo scoppio della emergenza sanitaria è lecito però tirare un bilancio anche per un mercato sofferente come quello dell’arte contemporanea, ma supportato dalla volontà delle gallerie e dall’impegno dei collezionisti. Con questo articolo, e con l’intervista alla collezionista Gemma Testa, anche Presidente dell’Associazione Acacia, continua l’inchiesta di Artribune, cominciata con gli interventi di Giorgio Fasol, Patrizia Sandretto, Giuseppe Iannaccone e Vittorio Gaddi, che racconta come sono stati questi 12 mesi per i collezionisti dello Stivale.
Quali opere hai acquistato (se hai acquistato) durante il 2020 e perché? Attraverso quali canali?
Nel 2020 ho acquistato opere di Frank Ackermann e Yoan Capote. L’opera di Capote, intitolata Isla, rappresenta il dramma dell’isolamento e dell’emigrazione e ben si può ricollegare a questo momento tragico. Questi acquisti, sono avvenuti nei primi mesi dell’anno, quando ancora il Covid non ci aveva colpiti così duramente. Personalmente, preferisco poter vedere le opere con i miei occhi e farmi emozionare da esse prima di procedere con un acquisto. Senza dubbio, però, il mondo del digitale è stato d’aiuto a gallerie e case d’asta per continuare a lavorare, mentre i musei e le fondazioni hanno organizzato talk e conferenze online, che hanno permesso di mantenere vivo almeno in parte il rapporto con il loro pubblico.
Cosa ti è mancato di più nel corso del 2020? (il rapporto con gli artisti, andare ai musei, andare alle fiere) e perché
Il 2020 è stato un anno molto difficile per tutti, l’isolamento sociale così prolungato non è stato facile da affrontare e non lo è tuttora. Ho sempre preso parte attivamente a tutte le più importanti manifestazioni artistiche internazionali. Quest’anno ho sentito la mancanza soprattutto di mostre, eventi e fiere, che sono sempre state un significativo luogo di incontro e di scambi di idee, oltre che una delle occasioni fondamentali per rimanere aggiornati su tutte le nuove tendenze artistiche. Purtroppo, anche l’attività dell’Associazione Acacia – Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana, di cui sono Presidente, si è momentaneamente interrotta e abbiamo dovuto rimandare molti incontri e programmi con i Soci. Io ho sfidato la quotidianità ultimando la scrittura del libro autobiografico intitolato “Gemma De Angelis. Con l’arte…in Testa” edito da Allemandi e che uscirà in queste settimane. In esso ho raccontato il mio rapporto con il mondo dell’arte, una passione che ho coltivato fin dall’infanzia e che si è poi sviluppata e rafforzata assieme a mio marito Armando Testa, uno dei più grandi creativi italiani del Novecento. Dedicarmi a questo libro mi ha aiutato a tenere la mente impegnata e nel contempo ho rivissuto con piacere molti ricordi che mi hanno aiutata a superare i momenti di sconforto.
Cosa ti aspetti dall’arte del prossimo futuro?
È difficile dire come e quando il settore dell’arte si riprenderà da questo terribile periodo. Purtroppo, già prima del Covid, molti artisti di talento erano costretti a cambiare mestiere perché poco supportati dal sistema dell’arte. Per assistere dunque a una vera ripresa sarà necessario investire molti mezzi e risorse, dedicarsi alla ricerca e allo sviluppo di progetti, coinvolgendo sia i privati che le Istituzioni. Io sicuramente mi aspetto di poter tornare a rivedere i galleristi e gli artisti e a poter godere delle loro opere con i miei occhi.
Cosa butteresti dalla torre del mondo dell’arte pre Covid?
Stiamo affrontando un periodo storico molto complesso, che avrà ripercussioni a lungo andare. Quindi, invece di buttare via qualcosa, dovremmo tutti trarre ispirazione dai tempi difficili e usarli per migliorarci, sia individualmente sia all’interno del sistema dell’arte. Durante questi mesi di reclusione molti artisti, e non solo, hanno sfruttato il tempo per riflettere, dando sfogo ai loro pensieri attraverso la creatività e impegnandosi in campagne di raccolta fondi per i più colpiti dal virus. Di fatto, tanti artisti nel corso della storia hanno usato il loro dolore e angoscia come temi principali della propria arte, facendoli diventare non solo veri e propri capolavori, ma anche temi universali, nei quali ognuno di noi può immedesimarsi e trarne conforto.
– Santa Nastro
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