Il primo semestre 2023 (piuttosto negativo) delle case d’asta. Report di Christie’s, Bonhams e Phillips
Flessioni e rallentamenti hanno caratterizzato il mercato dell'arte nei primi sei mesi del 2023. Se Christie's ha perso più del 20% rispetto al 2022 e Phillips quasi il 40%, Bonhams festeggia il miglior primo semestre di sempre. E c'è spazio anche per nuove strategie di vendita
Segno negativo per molte case d’asta globali alla chiusura del primo semestre 2023. Da Christie’s la flessione si è attestata al 23%, rispetto allo stesso periodo del 2022, mentre sembra averla scampata la maison Bonhams. E se per Phillips i numeri sono anche meno rosei, con un -39% tra vendite pubbliche in asta e trattative private, la casa inglese è pronta a lanciare Dropshop, una piattaforma digitale di vendita per il primo mercato.
Segno negativo per il primo semestre 2023 di Christie’s
Calano dunque le vendite della casa d’aste Christie’s che nel primo semestre dell’anno ha registrato una flessione di oltre il 20%, attestandosi a un totale di $3.2 miliardi. In calo anche le vendite private comunicate, $484 milioni, -19% sul precedente di 600 milioni e sul 2021, in cui erano state 850 milioni di dollari. L’opera più costosa aggiudicata da gennaio a giugno da Christie’s è stata El Gran Espectaculo (The Nile) di Jean-Michel Basquiat, a $67,1 milioni. “Dopo due anni eccezionali, Christie’s si è adattata a un mercato differente nella prima metà del 2023 in conseguenza di un macro-contesto sfidante”, ha commentato il CEO Guillaume Cerutti. E di certo il 2022 è stato un anno difficilmente replicabile, con consignment stellari come quello di Ann Bass o di Thomas e Doris Ammann, da cui arrivava la Shot Sage Blue Marilyn (1964) di Andy Warhol che, a $195 milioni, è diventata la più costosa opera del XX secolo mai venduta in asta. Cubando da sola quanto tutta la Fineberg Collection, che con 210 milioni a maggio è stata l’asta single-owner più munifica del semestre. Ma anche quella in cui è diventato esplosivamente evidente il momento di transizione che il mercato dell’arte andava maturando, in coincidenza con fattori esogeni, inflazione e tassi di interesse sul denaro su tutti. Ci sono però anche risultati più che positivi, come la presenza di acquirenti più giovani (+38% i collezionisti Millennial) e il ritorno degli asiatici (+4% rispetto al 2022, ma ancora -14% rispetto al 2021) o il successo dei beni di lusso collezionabili come gioielli, vino e borse, che hanno realizzato il totale più alto di sempre, $590 milioni, +43% sul 2022.
Il miglior primo semestre di sempre per Bonhams
Festeggia invece la casa d’aste Bonhams, che porta a casa il miglior primo semestre di sempre: $552 milioni di vendite al primo semestre 2023, +32% rispetto al 2022. Oltre 100,000 lotti venduti in 585 aste, con +132% di vendite online, +45% di clienti nuovi e +147% di Generazione Z e Millennial. Nonostante i venti di aggiustamenti sul mercato dell’arte, gli investimenti in nuove acquisizioni di realtà degli incanti e l’accelerata sul digital sembrano dunque aver dato i loro frutti al network Bonhams. Il CEO Bruno Vinciguerra ha commentato così: “questi risultati confermano la crescente digitalizzazione e globalizzazione del mercato dell’arte, che sono le due forze alla base della nostra strategia di crescita”.
In calo le vendite di Phillips nei primi sei mesi del 2023
A distanza di qualche settimana dalla pubblicazione dei dati di Christie’s e Bonhams, sono disponibili ora anche quelli di Phillips. E le cifre non sono rassicuranti, in attesa della piena ripresa di settembre. Le vendite globali di Phillips nel primo semestre 2023 sono state di 453 milioni di dollari, con un calo del 39% rispetto ai $746 milioni dei primi sei mesi del 2022. Che aveva fatto registrare però un bel salto in avanti del 37% rispetto all’anno ancora precedente. “L’espansione costante del mercato attraverso le diverse categorie di beni offerti è stata una priorità per noi”, ha dichiarato il CEO di Phillips Stephen Brooks, come riportato da ARTNews. Le vendite pubbliche di Phillips in asta hanno totalizzato 409 milioni di dollari, -31% rispetto ai 590 milioni della prima parte del 2022, ma al di sotto anche dei 452 milioni di dollari registrati nel primo semestre 2021. A quelle si sommano poi i fatturati delle trattative private andate in porto, per un totale dichiarato di 44 milioni di dollari, -72% rispetto ai 156 milioni del 2022. Segnando così risultati poco soddisfacenti, ma da interpretare considerando che il 2022 è stato un anno di rimbalzo e grande recupero rispetto alle difficoltà post-pandemia. L’opera più costosa aggiudicata da Phillips in questo primo semestre è stata Lookin’ for a Treasure (1995) di Yoshitomo Nara, aggiudicata a $10.6 milioni a Hong Kong a marzo 2023. In crescita almeno del 30% i nuovi collezionisti conquistati nella schiera di Millennial e Generazione Z, così come resta intatta la specificità della casa nel proporre gli artisti e delle artiste più giovani o mid-career, offerti spesso per la prima volta nel mercato secondario proprio nei cataloghi di Phillips. Da gennaio a giugno 2023, 50 nuove proposte sono passate dal suo rostro, come Sarah Cunningham, Yuan Fang, Henni Alftan, Jess Valice, Emma Cousin.
Dropshop. La nuova piattaforma di Phillips per il primo mercato
E proprio su questa traiettoria, la casa inglese non si lascia frenare da contesti sfidanti e ostacoli e si prepara a lanciare il 20 agosto una nuova piattaforma digitale dedicata alle prime vendite di multipli d’artista. Dropshop permetterà infatti agli artisti di proporre direttamente ai buyer opere e oggetti in edizione limitata, segnando così una chiara espansione del business model della casa nel mercato primario. In più, e questa è l’altra novità, se un collezionista deciderà di rivendere l’oggetto tramite la piattaforma di Phillips, l’artista riceverà una royalty del 3%, in linea con le direttive UK in materia di diritto di seguito. “Phillips collaborerà con i partner in tutte le fasi, dall’ideazione alla curatela, dalla produzione alla promozione”, segnalano dalla casa. “I lotti sono disponibili per un tempo limitato attraverso un formato di vendita ‘buy now’ sul sito”. A guidare questo nuovo segmento sarà Christine Miele, già direttrice delle vendite online di Kehinde Wiley, mentre inaugurerà Dropshop l’artista iperrealista australiana Cj Hendry (Brisbane, 1988), con la serie Crown: 100 corone in bronzo rosse, dall’aspetto di oggetti gonfiabili, più un grande disegno.
Cristina Masturzo
www.phillips.com/dropshop
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati