All’asta la collezione d’arte di Gerard Depardieu. Da Rodin a Picasso, vale 5 milioni di euro
L’attore francese ha coltivato una passione viscerale per l’arte, accumulando opere di grandi artisti del XX Secolo. Di cui ora sceglie di privarsi, affidandosi alla casa d’aste Ader. Alto il valore di alcuni lotti, da Calder ad Hartung, fino a Michaux e Serrano
Diversi dipinti del poeta e pittore “psichedelico” Henri Michaux, una tavola collage con “mucca gialla” di Niki de Saint Phalle (base d’asta 30mila euro), un corposo nucleo di opere di Eugene Leroy, artista francese scomparso nel 2000, devoto a una pittura di paesaggio fatta di luce e materia, rappresentato in molte collezioni d’Europa e d’America. E ancora un paio di pastelli firmati da Hans Hartung, il più “prezioso” valutato 50mila euro, e due dipinti (base d’asta tra i 60mila e gli 80mila euro) dello stesso grande interprete tedesco dell’Informale; lo studio per un ritratto realizzato da David Hockney nel 1962, un Cristo Bianco (1989) di Andrés Serrano. Ma, soprattutto, tre bronzetti di Auguste Rodin – il più pregiato, raffigurante Paolo e Francesca, modello realizzato prima del 1886, parte di una serie di dodici esemplari, valutato 80mila euro – artista portato sul grande schermo, tra gli altri, da Gerard Depardieu, che lo interpretò nel film Camille Claudel, nel 1988. Un parallelo non casuale, vista l’occasione da cui prende le mosse l’asta presentata all’Hotel Drouot di Parigi da Ader, tra il 26 e 27 settembre. Il patrimonio sottoposto al pubblico – di certo collezionisti, ma anche amatori a caccia di qualche “cimelio” appartenuto a divi del cinema – coincide infatti con la collezione d’arte raccolta da Depardieu negli ultimi decenni.
Gerard Depardieu e l’arte. Una passione viscerale
Una passione, quella per l’arte, che l’attore francese, oggi 74enne piuttosto provato – emotivamente ed economicamente – dagli scandali che negli ultimi anni l’hanno portato più alla ribalta del gossip che dei botteghini, ha sempre definito viscerale, coltivata parallelamente al cinema. Potente, e per questo contrastata: le opere ora all’asta – un tesoretto di 250 pezzi – provengono in gran parte dal palazzo parigino di Depardieu in rue du Cherche Midi, dov’erano accatastate senza nessuna volontà di valorizzarle, anzi (“alcune erano in terra, rivolte verso il muro, come fosse l’atelier di un artista”, ha dichiarato David Nordmann di Ader, sul suo primo impatto con il “rifugio” dell’attore). “È difficile vivere con i quadri, è una cosa che ti assorbe. Non ho mai appeso i quadri al muro, vengono da soli a me. La pittura è forte, è una scelta che può annullarti, annientarti”, ha avuto modo di sottolineare l’attore.
La collezione di Depardieu all’asta
La decisione di privarsene, a quanto pare maturata già in occasione di un primo contatto con la casa d’aste Ader per la vendita di arredi e opere del suo ristorante Le Fontaine Gallon (chiuso nel 2019, nonostante il buon riscontro dell’attività), non è però motivata dal rapporto di amore-odio di Depardieu con l’arte. Il tema, ancora una volta, è economico: la speranza dell’attore è quella di ricavare almeno 5 milioni di euro dalla vendita dei lotti, nell’ambito di un’asta tutta centrata sul XX secolo. Di una sola opera, Depardieu, ha scelto di non privarsi: una Danza di Rodin, bronzo omaggio a Camille Claudel.
Il precedente: Alain Delon e l’asta da 8 milioni di euro
Curiosamente, l’attore segue le orme di un altro celebre collega con il pallino per il collezionismo d’arte: lo scorso giugno, Bonhams Cornette de Saint Cyr ha battuto all’asta gli 83 lotti della collezione di Alain Delon, per un ricavato complessivo di 8 milioni di euro (una cifra pari al doppio delle stime iniziali). Anche il Tancredi del Gattopardo di Luchino Visconti, oggi 88enne, è stato un grande collezionista, nell’arco di una vita intera, concentrandosi però, principalmente, su disegni del Rinascimento italiano e del XIX secolo francese, da Veronese a Delacroix e Millet.
All’Hotel Drouot, invece, in queste ore, c’è la possibilità di aggiudicarsi disegni di Fernand Léger, Picasso, George Braque, Joan Mirò, gouache e serigrafie di Alexander Calder; e pure un collage realizzato da Marcel Duchamp nel 1958. Riusciranno i ricavi a raggiungere la cifra di 5 milioni auspicata da Depardieu?
Livia Montagnoli
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