Lo spettro nazista sulle opere di Cézanne in asta da Christie’s
Ancora grane per Christie's sulla provenienza dei capolavori che arrivano sui suoi rostri. Stavolta tocca al maestro francese protagonista delle prossime sessioni newyorchesi. E alla poca trasparenza sulla storia dei suoi collezionisti
Dopo la cancellazione della seconda vendita dei gioielli Horten, Christie’s è di nuovo al centro delle polemiche per la trasparenza solo parziale sugli incroci tra ricchezze all’incanto e regime nazista. E il ciclone stavolta sembra pronto ad abbattersi su tre capolavori di Paul Cézanne che andranno in asta a New York.
Le opere di Cézanne in asta da Christie’s sorvegliate speciali
Arrivano dalla collezione dei coniugi Sidney (1865-1941) e Jenny Brown (1871–1968) le tre opere di Paul Cézanne che Christie’s offrirà in catalogo alla 20th Century Evening Sale di New York il prossimo 9 novembre. L’obiettivo, lo raccontavamo, è raccogliere fondi per salvare il Museo Langmatt di Baden che le custodisce. Ma, a pochi giorni dall’annuncio, si addensano all’orizzonte nuove nubi di sospetti sulla compromissione della famiglia Brown con il regime nazista. E con la gestione delle informazioni della casa inglese.
La fortuna dei Brown e la vicinanza al regime nazista
Secondo Artnet, infatti, Christie’s avrebbe omesso delle informazioni sostanziali sulla provenienza dei capolavori offerti a New York. Alla base della fortuna costruita dai Brown c’è infatti la compagnia elettrotecnica Brown, Boveri & Cie. – oggi è il gigante globale ABB – fondata nel 1891 a Baden dall’inglese Charles Eugene Lancelot Brown e dal tedesco Walter Boveri. Ebbene il punto è che la società avrebbe tratto vantaggio da collaborazioni sospette con il nazismo, rimanendo in piena attività anche negli anni più feroci del regime e della Seconda Guerra Mondiale, oltre ad aver impiegato migliaia di lavoratori forzati, compresi alcuni prigionieri dei campi nazisti. E che Christie’s, pur essendo impegnata in sforzi concreti nel tracciare la provenienza di opere affidate, con un Dipartimento Restituzioni dedicato e molte attività in campo, non ne avrebbe fatto parola.
Cristina Masturzo
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