Il dibattito sull’autenticità delle opere d’arte contemporanea: il caso De Dominicis a Bolzano

Il processo penale che ha coinvolto una ex collaboratrice dell’artista Gino De Dominicis per alcune opere vendute in asta e ritenute false si conclude con un’assoluzione e riaccende la controversia sui processi di autenticazione dell’arte contemporanea

Con la sentenza del Tribunale di Bolzano del 12 dicembre 2023 si è riacceso il dibattito sull’autenticità delle opere d’arte contemporanea e torna al centro della bufera la gestione frammentata dell’eredità dell’artista Gino De Dominicis.
A essere sotto accusa in un processo penale per contraffazione era una ex collaboratrice dell’artista Gino De Dominicis e oggi vicepresidente della Fondazione omonima, per la vendita di cinque opere tramite una casa d’asta nel 2018. Opere che venivano contestate però come false dall’archivio composto da studiosi ed eredi dell’artista, concorrente alla fondazione. La sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Bolzano ha trovato però le motivazioni presentate dall’accusa non idonee a fugare “ogni ragionevole dubbio” sulla non autenticità delle opere in questione, tanto da assolvere l’accusata perché “il fatto non sussiste”.

La sentenza di Bolzano sull’autenticità delle opere d’arte contemporanea

La controversia sul tema dell’autenticità delle opere d’arte contemporanea e dei soggetti titolati a esprimersi sul merito è di natura complessa: in merito ai processi di valutazione e autenticazione, il mondo dell’arte si avvale da sempre di consuetudini specifiche, come la verifica ai fini dell’inclusione di un’opera in un catalogo ragionato o la certificazione da parte dell’archivio di rappresentanza. Tuttavia, all’interno di un processo penale, queste metodologie possono risultare un terreno scivoloso, rivelandosi come interpretazioni, valutazioni e opinioni soggettive, più che elementi fattuali e in quanto tali giuridicamente rilevanti. E il mercato dell’arte appare, come evidenziato dal giudice nella sentenza di Bolzano, “dotato di una regolamentazione assai scarna”. Il Tribunale ha infatti considerato non idonee le argomentazioni dell’accusa basate su aspetti storico-artistici, riferimenti stilistici e giudizi sulla tecnica e l’uso del colore di De Dominicis. L’analisi delle figure e della tecnica delle tele in esame, confrontate con la complessità della produzione artistica dell’autore che ha spaziato tra pittura, scultura e sperimentazione, ha reso pertanto difficile dimostrare la non autenticità delle tele.

I conflitti d’interesse degli archivi d’artista su autenticità e contraffazione

Il conflitto tra i due archivi legati a De Dominicis, entrambi con interessi economici in termine di diritti di immagine, copyright e mercato, ha aggiunto ulteriore complessità alla questione, rendendo più intricato il giudizio di responsabilità penale. La sentenza di assoluzione solleva così in questo caso importanti interrogativi sull’attuale situazione della valutazione e autenticazione delle opere d’arte contemporanea in fase processuale e sull’efficacia dei parametri utilizzati. A differenza delle opere antiche e moderne, dove le analisi tecnico-scientifiche possono fornire considerazioni ed informazioni più oggettive, nel caso dell’arte contemporanea, l’approccio diviene più flessibile e aperto e con diversi gradi di efficacia.
Nel contesto giuridico, dunque, la necessità di bilanciare la tutela degli artisti con la certezza legale risulta essere una sfida significativa e non automaticamente in linea con le consuetudini del sistema dell’arte.
La discussione rimane a oggi ancora aperta e potrebbe fungere come ulteriore stimolo per una riflessione più ampia sull’attuale legislazione e valutazione dei beni culturali, oltre che sulle modalità di affrontare eventuali nuove controversie legate all’arte contemporanea.

Arianna Ambrosetti

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