Come faranno a sopravvivere le gallerie d’arte? A Torino la II edizione del Forum Italics
Ospitata dalla Fondazione Sandretto, l’assemblea delle gallerie consorziate in Italics ha affrontato le istanze di un’industria che necessita di essere riconosciuta e spalleggiata nella battaglia per riforme fiscali e normative al passo con un mercato dell’arte globale sempre più competitivo
Si è tenuta a Torino la seconda edizione del Forum Italics, il think tank pensato dalla rete istituzionale di 74 gallerie di arte antica, moderna e contemporanea per favorire riflessioni e scambi sul sistema dell’arte e su come renderlo più competitivo in uno scenario globale. In collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e ospitato nei suoi spazi a Torino, l’appuntamento è stata occasione di riflessione sul ruolo delle gallerie come imprese culturali e sulle strategie di lobby da implementare – in uno scenario produttivo, fiscale e normativo in evoluzione – per sopravvivere in un mercato dell’arte sempre più complesso.
Il Forum delle gallerie di Italics a Torino
In attesa della prossima edizione di Panorama, la quarta mostra di Italics che si terrà in Monferrato dal 4 all’8 settembre 2024 – e dopo il debutto del primo Forum nel 2023 in Triennale a Milano – il consorzio è tornato il 19 marzo 2024 a riunire le gallerie italiane per offrire un momento di confronto aperto sulle tematiche più strategiche per la filiera dell’arte e del mercato dell’arte, alla vigilia di alcuni appuntamenti determinanti per le politiche fiscali che riguardano i beni artistici e i collezionabili. E presentando un’intera categoria di professionisti che, prendendo la rincorsa da una tradizione di lungo corso e di rilevanza storico-artistica oltre che economica, prova a rilanciare la propria incisività nel contemporaneo e lavora sulla creazione di infrastrutture fiscali e normative all’altezza di un diverso passo (lasciando indietro lo stereotipo di condotte poco trasparenti e inquinanti) e individuando invece con lungimiranza driver imprenditoriali e di sviluppo.
Forum Italics 2024. La scommessa delle gallerie per restare competitive
Nella giornata di lavoro del 19 marzo 2024, le gallerie si sono divise intorno a 7 tavoli di confronto, seguiti da un panel a porte chiuse sulle istanze principali del settore alla ricerca di criticità, visioni e strategie comuni per il sistema dell’arte italiano. A chiudere il programma un dialogo, aperto anche al pubblico, fra Dario Fabbri e Luigi Fassi, Un mondo in fiamme. Geopolitica e arte: equilibri e influenze. Tra i temi affrontati in gruppo dai diversi tavoli: l’identità stessa di una rete di gallerie come Italics e il potenziale del suo operato, per riflettere sul ruolo stesso delle gallerie d’arte oggi; le tendenze del collezionismo del presente e del futuro, con focus sul passaggio generazionale; i nuovi paradigmi dell’inclusività nel mondo dell’arte; le trasformazioni delle fiere d’arte e l’innovazione digitale; il rapporto con i pubblici e il riconoscimento delle professioni dell’arte. In chiusura dei lavori è stato poi lasciato spazio al panel sulle istanze di settore, Un fronte comune per riportare il sistema dell’arte italiano alla competitività. L’obiettivo è stato quello di individuare, insieme al Gruppo Apollo e Angamc – Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, strategie comuni della filiera del mercato dell’arte per risolvere le criticità fiscali e normative che rendono poco competitivo il settore italiano rispetto alle altre nazioni europee.
Forum Italics 2024. Fiscalità e normativa, i punti critici per il mercato dell’arte italiano
A fare il punto sullo scenario in cui le gallerie d’arte si muovono sono intervenuti, moderati da Marilena Pirrelli de Il Sole 24 Ore, Giuseppe Calabi (Partner CBM & Partners e Consigliere Gruppo Apollo), Marco Cerrato (Partner Maisto e Associati e Consulente fiscale Gruppo Apollo), Franco Dante (Partner Dante & Associati e Consulente fiscale ITALICS) e Sirio Ortolani (Presidente Angamc e Consigliere Gruppo Apollo). In previsione dell’applicazione della Direttiva Europea che invita a recepire un’aliquota ridotta per alcune categorie merceologiche con responsabilità sociali – tra le quali potrebbe rientrare anche l’arte –, gli operatori del settore hanno messo sul tavolo le questioni più stringenti per dialogare in modo compatto e credibile con i decisori politici. Puntando a una riforma fiscale che porti l’Italia a un’aliquota al 5 o al 10%, così da essere competitiva rispetto agli altri Paesi europei – a un vicino come la Francia, per esempio, che lavora già con il 5,5% – e attrarre collezionisti e investitori. Ma non è solo una questione economica o fiscale a rallentare la competitività italiana nel mondo, perché accanto a quella si aggiungono pastoie normative e burocratiche che rendono scoraggiante, quando non impossibile, la circolazione dei beni artistici, e che dunque necessitano al più presto di intervento e revisione.
Forum Italics 2024. La riforma fiscale e culturale dell’arte
Una revisione che avrebbe inoltre il merito non solo di incentivare e promuovere le attività della filiera dell’arte, ma anche di riconoscere l’oggetto artistico non come bene di lusso bensì come precipitato di una produzione culturale con ricadute di beneficio sociale. Nemmeno il gettito fiscale ridotto dall’auspicata diminuzione dell’aliquota dovrebbe essere ostacolo alla riforma, perché è facilmente quantificabile come il risparmio su un fronte sarebbe compensato da maggiori redditi, che tornerebbero comunque allo Stato attraverso il prelievo fiscale. E i numeri in proiezione vanno proprio in questa direzione. Una nuova ricerca di Nomisma commissionata in vista di questi obiettivi e pronta nei prossimi mesi andrà a dar man forte agli operatori, mappando il mercato dell’arte 2023 per settori, i fatturati e gli scenari, tra penalizzazioni e boost possibili, per provare a fornire ragioni sufficienti e oggettive. La partita da giocare, come ha già fatto la Francia nel post-Brexit e come ha continuato a fare rivedendo la sua fiscalità per l’arte, è quella della competitività, della scommessa su un comparto produttivo intero, approfittando di questa finestra di opportunità che, a domino, coinvolge non solo gli operatori più propriamente di mercato, ma anche le istituzioni, i musei e i collezionisti. Così come, se non messa a valore, penalizzerebbe l’industria intera condannandola alla sparizione e alla diaspora o al turismo fiscale degli operatori e dei collezionisti più avveduti, pronti a cercare porti sicuri e franchi per le loro transazioni.
Se il sistema fiscale e l’incertezza del quadro normativo – come emerso dal panel di Italics – frenano lo sviluppo dell’industry in Italia, la risposta non può che essere la strada del fare rete, lobby e di rintracciare alleati nella filiera (dai musei alle istituzioni e ai segmenti produttivi). Anche per far sì che venga riconosciuta la responsabilità sociale del comparto e si possa interloquire a un corpo solo con il decisore politico, fornendo informazioni puntuali e scenari concreti e mettendo in luce le istanze di un’industria intera. I consorziati di Italics e gli associati di ANGAMC stiano pronti, si diceva in chiusura di giornata e lo ripetiamo noi qui, che il momento è ora.
Cristina Masturzo
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