Una pubblicazione di Confindustria spiega le collezioni aziendali. L’intervista ai promotori
La principale associazione delle imprese manifatturiere e di servizi in Italia ha appena pubblicato un libro dedicato al fenomeno delle corporate collection di arte moderna e contemporanea. Ecco di che si tratta
Sarà presentato il 6 maggio 2024 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino Il segno dell’arte nelle imprese. Le collezioni corporate italiane per l’arte moderna e contemporanea (Marsilio Arte), un nuovo volume ideato da Confindustria e dal suo Gruppo Tecnico Cultura e dedicato a raccontare il ruolo di sostegno delle imprese italiane all’arte e agli artisti attraverso 57 profili di collezioni, con storie e immagini, insieme a testimonianze di esperti del settore e interviste. Con la speranza, anche, di promuovere un nuovo modello di collaborazione tra il mondo produttivo e quello artistico.
Il nuovo libro di Confindustria sulle collezioni aziendali italiane
Curata da Ilaria Bonacossa, insieme all’advisory board composto da Marianna Agliottone, Costantino D’Orazio e Marilena Pirrelli, e con il supporto di chi scrive, la ricerca si propone infatti “di fornire una prima mappatura delle collezioni corporate di arte moderna e contemporanea presenti in Italia”, come segnala la curatrice Bonacossa, “per documentare la ricchezza di questo patrimonio e mettere in luce il ruolo delle imprese italiane come catalizzatrici di produzione e ricchezza culturale”. In una contemporanea e aggiornata forma di mecenatismo, a principi e papi si sostituiscono così capitane e capitani d’industria, pronti a mettersi in dialogo e a supporto dell’arte contemporanea, promuovendone le traiettorie attraverso acquisizioni e forme variegate di collaborazione, in una visione espansa della cultura d’impresa e del concetto di sostenibilità e responsabilità sociale. Per farci raccontare come è nato questo progetto e con quali motivazioni e ambizioni, abbiamo raggiunto Katia Da Ros, Vicepresidente per Ambiente, Sostenibilità e Cultura di Confindustria, e Antonio Alunni, Presidente del Gruppo Tecnico Cultura di Confindustria, entrambi anche creatori di collezioni aziendali, rispettivamente con Irinox e Fucine Umbre.
Dove impresa e arte si incontrano, secondo Antonio Alunni
Partirei da una considerazione, e cioè che non è così immediato che si possano mettere in relazione due mondi apparentemente distanti, quello dell’arte e quello dell’impresa, che però sono invece più legati di quanto si possa pensare, come il volume dà modo di scoprire. Quale il terreno di incontro e il valore di questa vicinanza?
Il rapporto tra impresa e arte è fatto di relazioni complesse e ben radicate nel tempo. Le imprese sostengono l’arte attraverso il supporto finanziario legato alle sponsorizzazioni o alle acquisizioni di opere; l’arte, a propria volta, restituisce alle imprese e all’imprenditore uno sguardo sul mondo originale e ampio, tiene alta l’attenzione sui temi più attuali e contribuisce alla creazione di idee innovative. In una prospettiva più ampia, l’arte rafforza il legame tra imprese e comunità di riferimento, contribuendo a sviluppare la visione del ruolo dell’impresa nel territorio in cui opera.
Quale reazione ha suscitato la produzione di questo libro nelle aziende che avete coinvolto e la cui partecipazione è stata imprescindibile per la riuscita stessa della pubblicazione?
Le imprese hanno partecipato al progetto con entusiasmo, perché finalmente si è acceso un riflettore su un modello di imprenditorialità poco conosciuto, ma molto diffuso, come testimoniato dalle tante collezioni corporate raccontate nel volume. Quando è nata l’idea di questo libro, sapevamo che avremmo potuto contare su storie di vicinanza delle imprese al mondo dell’arte, ma il risultato è andato ben oltre le aspettative. Per il futuro contiamo che il numero di queste imprese possa ulteriormente crescere e questo è uno degli obiettivi di questo volume.
Il valore del collezionismo d’arte delle imprese secondo Katia Da Ros
Cosa rende questa pubblicazione particolarmente importante per la messa a fuoco del collezionismo d’impresa?
Per la prima volta si raccontano buona parte delle corporate art collection del nostro Paese e si approfondisce il fenomeno del collezionismo di impresa. Banche e assicurazioni hanno una lunga storia di collezionismo, mentre è più recente il fenomeno delle collezioni d’arte in azienda.
Come avete scelto il focus sull’arte moderna e contemporanea?
Ci siamo concentrati in particolare sulle collezioni di arte moderna e contemporanea perché crediamo che le imprese possano avere un importante ruolo di sostegno e sviluppo dei giovani artisti e degli artisti viventi. Il fenomeno sempre più diffuso delle residenze di artista e delle opere site-specific ne sono un esempio.
Come vengono costruite e strutturate le collezioni artistiche delle aziende, quali i criteri di scelta delle opere e degli artisti, e quali gli strumenti a disposizione di quelli che sono a tutti gli effetti i nostri mecenati contemporanei?
Ogni collezione d’arte di impresa ha la sua genesi e la sua storia. C’è però un fil rouge che le unisce ed è l’interesse e la passione dell’imprenditore, che nella quasi totalità dei casi è il fautore della sua nascita ed è colui che sceglie personalmente opere e artisti. Si tratta di un fenomeno giovane nel nostro Paese, il più delle volte non strutturato, che manca, per la quasi totalità dei casi, di personale dedicato e specializzato. La nascita di una fondazione per la sua gestione segna di solito il passaggio a una maggiore organizzazione e professionalità.
Quali strumenti per promuovere il collezionismo corporate in Italia
Un’ultima domanda per entrambi: su quali leve bisognerebbe impostare una nuova concezione del collezionismo d’impresa in Italia e come questa pubblicazione vorrebbe contribuire a una maggiore diffusione della collaborazione tra arte e impresa?
L’auspicio è che questa pubblicazione renda il fenomeno delle corporate art collection più conosciuto e possa essere da stimolo anche per l’avvio di nuove collezioni di impresa. Una impresa produce in primis valore economico, ma anche valori sociali, culturali, ambientali. Chi ha la fortuna di lavorare in uno spazio arricchito di arte tocca con mano creatività, bellezza, tensione al futuro. La presenza di una impresa rende il territorio più ricco, più aperto, più conosciuto ed è sempre portatrice di stimoli, anche culturali. Come possiamo dare maggiore enfasi a tutto questo? Sarebbe sicuramente di aiuto una fiscalità che favorisca l’acquisto di opere d’arte in impresa e favorisca l’apertura degli spazi aziendali-museali alla comunità.
Cristina Masturzo
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