Vincenzo De Bellis fa il punto sulla fiera Art Basel e sul mercato dell’arte internazionale
Il direttore del colosso fieristico è stato protagonista di una conferenza dedicata alla fiera Art Basel e più ampiamente alle sfide del mercato dell'arte contemporaneo, tra dati, finanza e passione
Al Grand Hotel Miramare di Santa Margherita Ligure si è tenuto, lo scorso 18 maggio 2024, un nuovo appuntamento dedicato all’arte e al collezionismo. Il protagonista è stato Vincenzo De Bellis, dal 2022 Direttore Fiere e Piattaforme Espositive del gigante Art Basel, con la conferenza Art Basel today (and tomorrow), su invito del padrone di casa, Andrea Fustinoni, imprenditore, collezionista e co-fondatore di miramART – l’associazione culturale che ha costituito nel 2014 con Andrea Botto a sostegno dell’arte contemporanea – con la collaborazione di Collective, associazione italiana di collezionisti italiani.
Il punto di De Bellis su Art Basel
Ed è stato proprio il più grande e influente colosso fieristico nel mondo dell’arte, Art Basel, il cuore del talk, offrendo spunti di particolare interesse in vista dell’edizione svizzera che aprirà a metà giugno attraverso il racconto diretto del suo direttore De Bellis, che, moderato dalle giornaliste Michela Moro e Roberta Olcese, ha esplorato i diversi temi che costellano il panorama artistico, economico e l’attuale stato della fiera, senza tralasciare il futuro di Art Basel a Hong Kong, a Miami e, ultima ma non per questo meno importante, a Parigi. Elementi imprescindibili nella visione di Art Basel sono sicuramente la qualità e della cura in ogni fase del processo espositivo, ha sottolineato il direttore. “La mia responsabilità principale è garantire che ogni esposizione mantenga gli alti standard di Art Basel”, ha dichiarato, “con l’istituzione del mio ruolo, è stato definito che Art Basel non fosse più soltanto un produttore di fiere, ma che diventasse un player dell’arte a 360 gradi e 365 giorni all’anno”.
La storia, la strategia e il futuro di Art Basel
Fondata nel 1970 dai galleristi Ernst Beyeler, Trudl Bruckner e Balz Hilt, Art Basel è diventata, nel tempo, la madre di tutte le fiere, per diversi motivi, “primo fra tutti”, ha sottolineato Vincenzo De Bellis al Grand Hotel Miramare, “perché si trova in Svizzera. Sembra una banalità, ma non lo è”, continua il direttore, evidenziando l’importanza dei musei della città e locali, come il Kunstmuseum, e della presenza di importanti poli produttivi, specialmente le industrie farmaceutiche come Roche e Novartis, nonché della tassazione agevolata e dei porti franchi di cui si può beneficiare nella nazione elvetica. Al racconto si è aggiunta poi una riflessione sull’attualità e le sfide di un mercato dell’arte che di recente attraversa un periodo di flessione, “vera in parte”, ribadisce De Bellis. “Fino al 2023, il mercato era in espansione; c’è stata poi una decrescita del 4%. Dal 7 ottobre, la situazione di instabilità in Medio Oriente ha avuto un’incidenza importante sul mondo dell’arte. A ciò si aggiunge l’aumento dei costi di produzione e trasporto, cresciuti in alcuni casi del 300-400%, e quindi i margini per una galleria che deve trasportare opere si sono assottigliati ulteriormente”.
Il mercato dell’arte globale, il collezionismo e la fiera Art Basel
Ad influenzare il mercato dell’arte, come sappiamo, sono molti fattori, non ultimo, anzi, il contesto geo-politico-economico. Tra non molto tempo 78 paesi con oltre due miliardi di persone andranno alle urne. Tra questi, gli Stati Uniti, che detengono oltre il 40% del mercato, un fattore da non sottovalutare, soprattutto perché le scelte di politica fiscale dei candidati e loro possibili conseguenze potranno incidere notevolmente sul settore economico americano, incluso quello artistico. Rientra in questo discorso anche la peculiarità dei collezionisti contemporanei, o per meglio dire dei “compratori”, come ha ravvisato De Bellis, che vedono l’arte come un asset class. “Essere collezionista significa comprare non solo per investimento, ma anche per passione”, sono state le parole del direttore a riguardo. “Oggi, le giovani generazioni comprano arte come prodotto finanziario, influenzate da molti stimoli diversi. Questo cambia il nostro modo di operare, facendoci basare molto più sui dati e sui numeri che sulle relazioni personali”.
I nuovi equilibri di una fiera globale: Basilea e Parigi
Tra le altre questioni sollevate durante la conferenza è poi emerso un tema che ha incuriosito molto: la presenza, in casa Art Basel, di due fiere in Europa, che si tengono a poca distanza geografica e a pochi mesi di distanza: Art Basel a Basilea e Paris+ par Art Basel a Parigi. Un argomento a cui lo stesso De Bellis ha dichiarato di tenere molto: “la presenza di Parigi nel nostro portfolio è molto importante. Dopo la Brexit, Parigi e Milano sono esplose nel mondo economico, finanziario, politico e sociale in Europa. Ovviamente una fiera a Milano già c’è e non si può fare, mentre la Francia offre anche un sistema fiscale agevolato e ospita i due gruppi del lusso più importanti al mondo”. “Tuttavia”, ha ribadito il direttore, “Basilea è insostituibile per una serie di motivi: il numero di gallerie presenti (oltre 280 quelle di Basilea contro le circa 150 di Parigi, N.d.R.), il fatto che la città ruoti intorno alla fiera e non il contrario, ed è l’unica fiera, quella di Basilea, dove i collezionisti continuano a ritornare con costanza”.
Il ruolo dell’Italia nel mercato dell’arte
E l’Italia? Che ruolo gioca l’Italia nello scacchiere internazionale secondo Vincenzo De Bellis, dal suo osservatorio targato Art Basel? Il direttore è stato franco, ha invitato gli artisti a impegnarsi sempre di più e a viaggiare il più possibile, perché “il mercato italiano è minuscolo, certo non comparabile agli Stati Uniti. Bisogna fare il meglio con le condizioni che abbiamo e lavorare di più”, senza omettere che “la fiscalità italiana penalizza il mercato e gli operatori”. E quindi bisogna compensare anche quel gap di condizioni e contesto, ma le prospettive condivise, tra esperienze e punti di vista e proiezioni nel futuro, non possono che restare ottimiste.
Rischa Paterlini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati