Più dell’80% dei giovani ricchi americani colleziona arte (pure antica!) o lo farà
L'ultima survey biennale di Bank of America sulla gestione patrimoniale delinea anche tendenze, strategie e propensioni dei collezionisti d'arte e le opportunità del mercato dell'arte alle prese con il più imponente trasferimento di ricchezza della storia
L’ultimo report biennale di Bank of America Private Bank sulla gestione patrimoniale degli abbienti cittadini americani High Net Worth fa il punto anche sulle abitudini collezionistiche dei più ricchi e sulle opportunità per il mercato dell’arte del futuro, tra passione, investimento e grandi trasferimenti di ricchezza all’orizzonte.
Il nuovo report di Bank of America sulla gestione della ricchezza e delle collezioni d’arte
In base alle risposte e ai dati raccolti da Bank of America tra gennaio e febbraio 2024, intervistando 1.007 individui dai 21 anni in su e HNW, con patrimoni da investire superiori ai 3 milioni di dollari, lo studio della banca americana rilasciato lo scorso 18 giugno 2024 restituisce uno scenario incoraggiante per il mercato dell’arte, che nel prossimo futuro potrebbe intercettare il più imponente trasferimento di ricchezza della storia da una generazione all’altra.
E in un periodo come l’attuale, di contrazione economica e incertezza geo-politica, suona come musica per il comparto artistico scoprire che i collezionisti restano fortemente intenzionati a comprare ancora opere, più che a rivenderle, anche in considerazione del rallentamento delle transazioni in collezionabili e della flessione dei prezzi rispetto a congiunture passate. Mentre vanno accentuandosi, nello stesso campione d’indagine, le differenze tra generazioni. “Assistiamo a un periodo di grande cambiamento sociale, economico e tecnologico, insieme al più grande trasferimento generazionale di ricchezza nella storia”, ha commentato Katy Knox, Presidente di Bank of America Private Bank. “Il nostro studio mostra come gli Americani più ricchi siano concentrati su diversificazione, obiettivi a lungo termine e impatto durevole della propria ricchezza”.
Il nuovo report di Bank of America. Passaggio generazionale, trasferimento di ricchezza e collezionismo d’arte
Quello che emerge dalla survey Bank of America Private Bank Study of Wealthy Americans 2024, per il segmento che riguarda l’arte e i collezionabili, è, intanto e in prima battuta, che i proprietari di collezioni del valore di più di $100.000 mostrano di essere più propensi a comprare nuove opere che a rivenderne nel prossimo anno, considerati, secondo gli esperti, regimi di prezzo più favorevoli, incremento dei tassi di interesse sul denaro, previsioni non positive sugli esiti delle eventuali dismissioni e il momento attuale “che è più di un buyer’s market”, nota sulle colonne di The Art Newspaper Drew Watson, a capo dei servizi per l’arte di Bank of America. “Il mercato dell’arte sta davvero portando a termine un ciclo di ricalibrazione e trovando un nuovo punto di equilibrio lontano dai picchi del 2022 e del recupero post-pandemico”. Più nel dettaglio, solo il 6% dei collezionisti di 44 anni o più ha dichiarato come “molto probabile” l’ipotesi di vendita di opere nel prossimo anno, rispetto al 25% del 2022.
Il nuovo report di Bank of America. In crescita la passione per il collezionare delle giovani generazioni
A questo si aggiunge poi che i collezionisti più giovani, tra i 21 e i 43 anni, mostrano anche una forte propensione a collezionare arte antica, a usare opere d’arte come collaterali per un prestito (28%) e soprattutto a comprare arte nei prossimi 12 mesi. Lo farà infatti il 78% del campione, rispetto al 34% dei più adulti. Cosa comprano o hanno comprato questi giovani collezionisti? Mentre il 33% ha scelto l’arte contemporanea, forse a causa dei prezzi alti quando non altissimi degli artisti blue chip, circa la metà si è orientata su arte moderna e impressionista, così come antica, rispetto al 14% di Baby Boomer e Generazione X.
Tra gli oltre 1.000 intervistati, clienti della grande banca americana e non, e con patrimoni da investire di almeno $3 milioni (residenze escluse), emergono così anche delle differenze nell’approccio al collezionismo d’arte tra le generazioni di collezionisti, da quelli più adulti e consolidati a quelli più giovani che si preparano a ereditare il più grande trasferimento di ricchezza della storia, a quanto pare. Con triliardi di dollari che passeranno ai Millennial e alla Generazione Z e un impatto non trascurabile sugli andamenti del mercato dell’arte come potenziale approdo di ingenti investimenti.
L’83% del campione intervistato entro i 43 anni possiede arte o vorrebbe, rispetto al 34% degli over 43. Anche se a osservarlo nel dettaglio solo il 13% dei rispondenti rientra nella categoria Millennial o Gen Z, mentre l’81% è costituito da Generazione X e Baby Boomer. Eppure, il 40% degli investitori più giovani possiede collezioni del valore di oltre 100.000 dollari, caratteristica soddisfatta solo dal 17% dei più adulti. Sempre sotto la soglia dei 43 anni, il 18% degli intervistati è “molto interessato” e il 25% “abbastanza interessato” a possedere opere d’arte, laddove gli over 43 rispondono con solo il 2% “molto interessato” e 15% “abbastanza interessato”.
Filantropia, passione o investimento? Le motivazioni del collezionare contemporaneo
Ma quali sono le motivazioni che nella contemporaneità animano gli individui più ricchi? Tante e variabili, anche in funzione del fattore anagrafico. Se l’idea di contribuire al benessere della società e di restituire qualcosa, da una posizione privilegiata, riguarda in modo universale il campione di indagine, impegnato in attività filantropiche per il 91%, con motivazioni che vanno dal senso di responsabilità (52%) al desiderio di avere un impatto sociale duraturo (40%), tra i più giovani prevalgono in particolare e quasi per il doppio in percentuale le cause di chi non ha casa, della giustizia sociale e dell’ambiente, così come se il 40% del campione totale è dedito al collezionismo o vuole esserlo, questo riguarda l’83% dei nati tra gli Anni ’80 e i Duemila, che guardano con un interesse trasversale al mondo dei collezionabili, compresi orologi (46%), vini e spirits (36%), automobili (32%), sneakers (30%) e antiques (30%).
“Ormai sappiamo che le persone collezionano per una combinazione di ragioni differenti”, prosegue Watson, “prima di tutto, perché apprezzano il valore estetico dell’arte e ne sono appassionate”, in particolare le fasce più giovani mostrano una grande propensione al fattore “esperienza” che circonda l’acquisto di prodotti artistici.
Il collezionismo alla prova di trasferimento di ricchezza e passaggio generazionale (e di genere)
In particolare, Millennial e Gen Z sono 6 volte più favorevoli a usufruire di servizi di prestito legati alla proprietà di opere e si aprono ad asset e investimenti non tradizionali, nei quali anche l’arte rientra come strumento di diversificazione attrattivo, in grado di rispondere al tempo stesso a passioni, stili di vita e valori aspirazionali. E anche se la capacità di spesa di questi nuovi attori non è paragonabile magari a quella dei loro predecessori, il loro potenziale nel futuro è piuttosto interessante. Certo va tenuto in considerazione che da parte loro arriva anche una maggiore attenzione alla misurabilità delle performance in termini finanziari del prodotto arte, molto più che dai collezionisti americani del passato. Mentre sono proprio questi ultimi ad aver iniziato a pensare in modo più che concreto all’eredità, non solo morale, che intendono lasciare a questi giovani appassionati/investitori. Il 78% degli Americani più ricchi intervistati da Bank of America vorrebbe infatti pensare di poter passare la propria collezione a figli ed eredi, i quali però stanno mostrando di avere gusti e preferenze molto differenti dai creatori originali delle raccolte e potrebbero quindi nel futuro gestire quest’eredità in modi variegati e imprevedibili. Un’ultima notazione poi su questo epocale trasferimento di ricchezza riguarda anche il ruolo delle donne: nella prossima decade si stima che saranno loro a controllare qualcosa come 30 bilioni di dollari. E a decidere come investirli.
Cristina Masturzo
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