La mega galleria Hauser&Wirth apre anche a Basilea con una mostra del pittore danese Hammershøi
Un cabinet delle meraviglie di respiro museale segna il debutto della mega galleria a Basilea, nei giorni di Art Basel, con una selezione ristretta di capolavori di uno degli artisti più misteriosi e ricercati dal mercato: l'ammaliante pittore danese Vilhelm Hammershøi
Nel cuore della città vecchia, in Luftgässlein 4 a Basilea, si trova ora la nuova sede della mega-galleria Hauser&Wirth, che ha inaugurato l’1 giugno 2024, giusto in tempo per i grandi arrivi di Art Basel, la prima mostra in Svizzera del pittore danese Vilhelm Hammershøi (1864-1916), protagonista di recente di grande attenzione e interesse degli studiosi – per la sua influenza sugli artisti contemporanei – e dei collezionisti internazionali privati e museali.
La mostra di Vilhelm Hammershøi da Hauser&Wirth a Basilea
Eppure la mostra di Hauser&Wirth non si connota per un impianto prettamente commerciale, avendo scelto di esporre una selezione di 16 opere provenienti da collezioni istituzionali e private internazionali con un numero molto ristretto di lavori disponibili alla vendita. Per la prima mostra svizzera del pittore danese, Vilhelm Hammershøi. Silence (a cura di Felix Krämer, in corso fino al 13 luglio 2024), la mega galleria ha ideato infatti un progetto che inaugura una serie di focus su artisti storicizzati, immaginati come dei cabinet delle meraviglie di qualità museale e respiro istituzionale. E così al piano strada di Luftgässlein 4, dove c’era una fabbrica di seta di fine Ottocento e dove poi ha a lungo lavorato la Galerie Knöll e si è sistemata la nuova proprietà targata Hauser&Wirth con la direzione di Carlo Knöll, in continuità con il percorso precedente, trovano ora spazio i quieti interni di Hammershøi.
La strategia di Hauser&Wirth a Basilea con Hammershøi
Intendiamoci, la scelta di Hauser&Wirth conserva tutta l’attrattività in termini strategici che ci si può aspettare da un operatore commerciale di questo calibro, in continua espansione in termini di fatturato, artisti ed estates in scuderia e sedi di presidio. L’apertura a Basilea, dove la presenza di gallerie mega non è così intensa (fatta salva, dal 2019, Gagosian), ma lo è quella di grandi collezionisti e musei e centri d’arte, è la sesta solo in Svizzera (senza contare la casa editrice di Zurigo), mentre sono in totale 18 gli avamposti di Hauser & Wirth nel mondo. E il focus su Vilhelm Hammershøi si inserisce in un più ampio e articolato scenario di processi di valorizzazione vivissimi e di recente riaccesi per le opere dell’artista danese, da sempre molto celebre nel Nord Europa, ma negli ultimi anni amatissimo e ricercatissimo dai musei e collezionisti privati americani, per esempio.
L’affascinante pittura silenziosa di Vilhelm Hammershøi
Una pittura silenziosa, quella di Vilhelm Hammershøi, il pittore danese che, nato da una ricca famiglia di commercianti di Copenaghen nel 1864, ha trascorso tutta la sua vita nella sua città natale e, soprattutto dalla casa di Strandgade 30, ha rappresentato il mondo attraverso la lente di reiterati dipinti di interni in cui a muoversi, a cambiare, è spesso solo la luce o la disposizione di oggetti “di scena”: arredi, candelabri, porte tenute aperte o chiuse. In scene domestiche abitate solo a volte da rarefatte presenze umane, la moglie Ida o personaggi sfuggenti, spesso ritratti di spalle a chi guarda e intenti a svolgere operazioni minute e quotidiane o nemmeno riconoscibili, per indagare, piuttosto, lo spettro delle emozioni umane che scorrono, come sotto traccia, anche nell’immobilità, nell’apparente immutabilità dell’esistere. E nel suo quieto dramma quotidiano.
Una pratica che ha trovato grande riconoscimento istituzionale in Danimarca, i cui musei sono pieni delle opere di Hammershøi, e che ora, in quei cambi di gusto e spirito del tempo che a volte animano le riscoperte dell’arte, hanno conquistato nuova risonanza ben oltre la Scandinavia.
Il mercato in crescita di Hammershøi
Un focus dunque su un artista storicizzato, in una traiettoria simile a quella seguita da David Zwirner nell’aggiunta al suo roster di Giorgio Morandi (1890-1964). Il contributo di queste mostre, ha dichiarato il co-fondatore della mega galleria Iwan Wirth, è di “aiutare a definire il contesto del nostro programma contemporaneo”, con gli artisti in scuderia “costantemente in dialogo con il più ampio scenario della storia dell’arte”. E sono così ora esposti da Hauser & Wirth alcuni dei capisaldi di Hammershøi, come Double Portrait of the Artist and His Wife, Seen through a Mirror. The Cottage Spurveskjul (1911) o Interior with White Door and Yellow Wardrobe (1886), uno dei suoi primi – oltre che più radicali – lavori. In un numero ridotto, e in un ambiente volutamente intimo, immerso nella luce naturale, che accoglie una palette cromatica ribassata di azzurri, blu, verdi e grigi, che è una delle cifre del pittore danese.
In un momento di gran fermento anche dal punto di vista delle traiettorie di mercato, che vedono Hammershøi ricomparire con successo nei cataloghi delle principali aste globali, con risultati sostenuti e interesse collezionistico in incremento. Con vette di fatturato tra i €6,8 milioni del 2017, €8,8 milioni nel 2019 e ancora €7,5 milioni l’anno scorso, nel 2023, e un nuovo record d’asta messo a segno lo scorso 16 maggio 2023 alla Modern Evening Auction di Sotheby’s a New York, quando Interior. The Music Room, Strandgade 30 (1907) è stato acquisito dall’Art Institute of Chicago a 9,1 milioni di dollari.
Cristina Masturzo
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