La casa d’aste italiana Il Ponte è stata acquisita dai francesi di Millon & Associés
Parlerà francese la nuova proprietà dell’importante casa d’aste fondata a Milano nel 1974 da Stefano Redaelli e ora comprata in maggioranza da una società già nota nel mondo degli incanti. E intanto arrivano anche i numeri sugli andamenti del primo semestre 2024
Fondata a Milano mezzo secolo fa nel 1974 da Stefano Redaelli e italianissima da allora, la casa d’aste Il Ponte è stata acquisita dai francesi Millon & Associés, già attivi nel mercato dell’arte attraverso le aste, tra le altre, del parigino Hotel Drouot. Una quota di minoranza resterà a quanto pare nelle mani dei fondatori italiani, così come non sarebbero previsti sommovimenti nei vertici gestionali, ma il cambiamento è di quelli di peso, per uno dei principali operatori del mercato dell’arte italiano. E intanto arrivano anche i risultati del primo semestre 2024, con la descrescita del fatturato in asta di questi primi sei mesi dell’anno, che rispecchia però il momento complicato per tutto il mercato dell’arte italiano e internazionale.
I francesi Millon & Associés acquisiscono la maggioranza della casa Il Ponte
L’annuncio e la conferma ufficiale dell’acquisizione e del passaggio di quote societarie ai francesi Millon & Associés si fanno attendere, in questa fine di luglio 2024 e nel cinquantesimo anniversario della casa milanese, ma il settore ne parla già da qualche giorno, con l’anticipazione di Roberta Olcese sulle pagine di Milano Finanza, dove si conferma anche che l’attuale AD Rossella Novarini dovrebbe restare alla guida de Il Ponte, con le sue sedi di Palazzo Crivelli in via Pontaccio, a Brera, e in via Medici del Vascello, nel quartiere di Santa Giulia. L’entrata in campo come investitore di maggioranza dei francesi Millon & Associés, e quindi di un investitore straniero, non attiva a oggi particolari allarmi, quanto piuttosto potrebbe essere letta come conferma dell’attrattività dell’azienda e dei suoi conti. Oltre che dello scenario italiano, tra l’altro. “I primi sei mesi del 2024 sono stati positivi e incoraggianti”, ha commentato Rossella Novarini, che aggiunge: “In un periodo storico in cui si insegue l’iperbole o il sorprendente, l’azienda si affida convintamente alla tradizione e all’innovazione sotto l’egida dell’attendibilità; puntando a una performance sostenibile e trasparente, in cui economia e conoscenza dialogano costantemente”.
I risultati del primo semestre 2024 della casa d’aste Il Ponte
E in effetti, in base al report appena rilasciato dalla casa d’aste, il primo semestre 2024 ha fatto registrare per Il Ponte un fatturato aggregato di poco più di €17 milioni, cifra inferiore all’analogo del 2023, oltre €19,7 milioni, ma ancora in crescita rispetto ai primi sei mesi 2022, che avevano generato 16,7 milioni di euro. La flessione appare dunque piuttosto “fisiologica”, potremmo dire, e legata alla più ampia difficoltà del comparto arte in questo 2024. A confermarla è arrivato di recente anche l’ultimo studio di settore Il mercato dell’arte e dei beni da collezione di Deloitte Private, che evidenzia come, confrontando le tendenze 2023 e 2024, le case d’asta abbiano “ridimensionato i loro volumi d’affari, registrando un calo medio di circa il -28%. In generale, sebbene la proposta a catalogo si confermi di qualità, le offerte sono in diminuzione e le scelte dei collezionisti risultano più conservative”. Intanto in casa Il Ponte restano altissime le percentuali di venduto per lotti, a quota 92% nel primo semestre 2024, con oltre 8.000 lotti aggiudicati su un totale di poco più di 8.700 in 22 aste.
La nuova proprietà francese de Il Ponte Casa d’Aste
Non dovrebbe subire scossoni, dicevamo e per quanto è dato sapere a oggi, nessuno dei dipartimenti dedicati ad arte e collezionabili, in termini di esperti e direzione. Con la nuova acquisizione de Il Ponte, la francese Millon & Associés, attiva in Francia dal XIX secolo e oggi presente anche a Nizza e Bruxelles oltre che con uffici sparsi in tutto il mondo, si espande però di certo sul territorio italiano e sul suo mercato dell’arte, che a livello mondiale conta per fatturato molto meno della Francia, con una percentuale di share dello 0,5% rispetto al 7% francese (stando ai dati dell’Art Market Report 2024 di Art Basel & UBS). E che pure sconta politiche fiscali meno strategiche e propulsive, al momento, rispetto alla cugina francese.
La storia della casa d’aste Il Ponte a Milano
Rispetto alla nuova proprietà francese, una quota di minoranza dovrebbe restare alla famiglia Redaelli, fondatori dell’italianissima casa d’aste Il Ponte. È stato infatti Stefano Redaelli ad aprire nel 1974 a Palazzo Crivelli, in via Pontaccio, la Galleria d’Arte Il Ponte, che dopo pochi anni avrebbe cambiato nome nell’attuale Il Ponte Casa d’Aste. Negli Anni ’80 arrivano alla casa milanese i primi conferimenti di prestigio, mentre negli Anni ’90 trova sempre più spazio l’arte moderna e contemporanea, valorizzata dagli allestimenti affidati agli architetti del gruppo Alchimia guidati da Alessandro Mendini. Con il nuovo millennio l’offerta si amplia con la seconda sede di ViaPitteriDieci e poi con quella di Via Medici del Vascello, riservata a lotti più variegati, più accessibili e pensati per un pubblico più vasto.
L’arte moderna e contemporanea traina le vendite de Il Ponte
Tra le aggiudicazioni invece più preziose, per le arti visive che da sempre trainano la casa, ci sono, soprattutto negli anni più recenti, le performance delle sculture di Lucio Fontana (Concetto spaziale, Natura, €625.000; Madonna con Bambino, €512.500) e delle opere di Giorgio Morandi (Natura morta, €562.500) e Alighiero Boetti (La metà e il doppio, €600.000). Nel primo semestre 2024 tra i top lot nel settore a più alto aggiudicato, quello dell’arte moderna e contemporanea, con un totale di oltre €6,3 milioni, sfilano poi un olio su tela di Tancredi, Senza titolo, del 1959, passato di mano per €252.000, come Gatti Futuristi di Giacomo Balla, e Piazza d’Italia di Giorgio de Chirico, della fine degli Anni ’60, a quota €226.800. Il lotto di maggior valore è stato però l’anello in oro giallo con diamante di Marina B, venduto a €302.400 dal dipartimento Gioielli, secondo in classifica per fatturato, con un totale di oltre €4,2 milioni. A seguire i settori Antico (Arredi, Dipinti, Sculture e Oggetti d’arte), a oltre €2,8 milioni, e Arti decorative del ’900 e Design, a oltre €1,3 milioni, con un potenziale particolarmente interessante tra le nuove generazioni di acquirenti.
Cristina Masturzo
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati