Com’è andato il mercato dell’arte del 2024?

Tra aggiustamenti strategici e fatturati in calo, ripercorriamo alcuni momenti, eventi e tendenze che ricorderemo dell’anno in conclusione, per provare anche a capire cosa possiamo aspettarci nel mercato dell’arte del 2025

Ancora un anno di complessità e affanni, il 2024, per il mercato dell’arte. Che ha costretto e costringe ancora gli operatori della filiera a un riassestamento continuo e a ricalibrare anche le aspettative di redditività dal commercio di opere d’arte, con riduzioni a due cifre nei fatturati delle aste, prezzi calmierati, nuove configurazioni per le fiere e un numero enorme di gallerie che hanno chiuso o ci vanno vicine.

Raccogliamo qui alcuni tra i momenti che ricorderemo di quest’anno: non un “best of”, piuttosto una selezione di accadimenti e tendenze che sintetizzano l’anno in conclusione – consultabili anche nell’archivio della nostra newsletter di mercato, Incanti – e lasciano ipotizzare code e sviluppi ulteriori nel 2025.

Il ritorno alla realtà del mercato dell’arte

Iniziato con segnali di ottimismo e con qualche spiraglio di ripresa rispetto a un 2023 tutto in salita, e proseguito con la Biennale di Venezia che apriva a nuove traiettorie (anche di investimento) per l’arte, il 2024 ha evidenziato ben presto e di nuovo le fragilità sistemiche del mercato e dei suoi funzionamenti, soprattutto nei segmenti apicali. Non abbiamo tanto da celebrare magari, del 2024, ma nemmeno crediamo si possa indugiare oltre misura su drammi o previsioni catastrofiche, ché nulla è davvero fermo e tutto ancora si muove, anche solo per diventare altro. E chissà che non si possa a breve giro approfittare di condizioni che sembrano in miglioramento.

Le aste e i prezzi dell’arte in discesa

Nel mondo degli incanti, venute meno le performance dopanti del rimbalzo post-Covid e delle più munifiche single-owner sale degli ultimi due anni – dalla collezione Allen a quella di Emily Fisher Landau – e in una tempesta tutt’altro che perfetta di incertezza geo-politica, inflazione e alti tassi di interesse sul denaro, le grandi case globali hanno visto ridursi l’attrattività dei propri cataloghi, con pochi capolavori disponibili su piazza, e l’impatto economico da quelli generato, con perdite spesso a due cifre sui fatturati rispetto al 2023. Chi si è salvato? Le opere underdog, che hanno sovraperformato rispetto alle attese, rivelando che si può comprare ottima arte a prezzi giusti, se non si perseguono intenti speculativi e si sa riconoscere la qualità.

Leonora Carrington, Les Distractions de Dagobert (1945). Courtesy Sotheby's
Leonora Carrington, Les Distractions de Dagobert (1945). Courtesy Sotheby’s

Tutti pazzi (ancora) per il Surrealismo: i record di Magritte e Carrington

È stata l’unica opera aggiudicata oltre la soglia fatidica dei 100 milioni di dollari nel 2024. Di che parliamo? Del dipinto di René Magritte L’Empire des lumières del 1954, che ha trovato un nuovo proprietario da Christie’s a New York lo scorso novembre per $121,1 milioni, diventando la nuova opera più costosa del maestro surrealista per eccellenza. Oltre che un segnale di un sentiment tutto sommato positivo dei collezionisti più munifici, pronti a scommettere tutto il necessario quando se ne presenti l’occasione.

Record anche per Leonora Carrington, che, seppure in un altro range di prezzo, ha aggiornato quest’anno i propri migliori risultati in asta, con la vendita a maggio da Sotheby’s a New York di Les Distractions de Dagobert (1945), conquistato a $28,5 milioni dal collezionista argentino Eduardo F. Costantini, fondatore a Buenos Aires del Museum of Latin American Art (MALBA).

Maurizio Cattelan e la sua banana da record in asta

Sempre sul tema aste e risultati spettacolari (o spettacolarizzati), a novembre ha monopolizzato l’attenzione dell’intera vendita di Sotheby’s a New York l’aggiudicazione per $6,24 milioni di dollari in criptovaluta di Comedian di Maurizio Cattelan, la scultura-banana che è stata comprata da Justin Sun, collezionista cinese e fondatore della piattaforma di moneta virtuale TRON. Ben oltre le stime di $1-1,5 milioni, l’opera, che aveva debuttato nel 2019 ad Art Basel Miami Beach, ha compiuto poi fino in fondo la propria parabola ideale e tutta dada, finendo mangiata, come promesso, dal suo nuovo proprietario.

Maurizio Cattelan, Comedian, 2019
Maurizio Cattelan, Comedian, 2019

I nuovi equilibri delle fiere e l’affanno delle gallerie

Il 2024 ha segnato la definitiva affermazione del nuovo ruolo dominante della versione parigina di Art Basel, con un nuovo nome e la presa di possesso del Grand Palais come sede definitiva e irresistibile. A risentirne è stata ancora Frieze London, che vede sempre meno collezionisti di peso passare dal Regno Unito, preferendogli la scintillante capitale francese. La fiera inglese non ha però mostrato quest’anno alcuna intenzione di arrendersi e anzi ha rilanciato con forza scommettendo sulla propria vocazione originaria alla promozione della ricerca più contemporanea, provando anche a privilegiare le gallerie emergenti in un nuovo layout espositivo che ne facilitasse la visibilità. Più lontano da noi, se negli Stati Uniti ha tenuto bene Art Basel Miami Beach, moltissima attenzione degli addetti ai lavori si sposta di recente su nuove configurazioni dell’evento fiera. È il caso della Art Collaboration Kyoto, con al cuore un’idea collaborativa che appaia gallerie giapponesi e internazionali in stand condivisi, il nuovo trend trasversale che prova a favorire la sostenibilità economica della partecipazione per le gallerie emergenti e mid.

Indebolite, come e più degli altri operatori, da fenomeni inflattivi e transazioni a rilento, le gallerie hanno mostrato una particolarità fragilità in questo 2024, con un altissimo numero di chiusure (a New York se ne annunciavano quotidianamente) e un modello di business che fa fatica ad adattarsi a contesti mutati. Intanto, in Italia, si avvia il nuovo triennio di direzione artistica di Laura Lamonea ad ArtVerona e staremo a vedere come si rinnoverà più in generale il nostro scacchiere nazionale delle fiere.

Nuove generazioni di collezionisti e nuove ricchezze all’orizzonte

Tra inverni demografici e cambi generazionali, anche il mercato dell’arte fa i conti con il passare del tempo. Eppure, sempre più attive nel sistema, le nuove leve del collezionismo si stanno facendo strada ed esprimono a volte traiettorie molto differenti da chi le ha precedute, determinando interessanti mutamenti del mercato. A questioni di gusto e preferenze, di attitudini e abitudini d’acquisto, va aggiunto anche l’impatto del più “grande trasferimento di ricchezza” di sempre, che è all’orizzonte, con patrimoni aggregati per oltre 80mila miliardi di dollari pronti a essere ereditati nei prossimi vent’anni e investiti potenzialmente anche nell’arte, ancora piuttosto desiderata e ambita dai collezionisti più giovani e munifici, stando a dati e report; per ragioni variabili, tra passione e investimento, e con modalità di avvicinamento che andrebbero osservate e intercettate in modo più efficace e contemporaneo.

Cristina Masturzo

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Cristina Masturzo

Cristina Masturzo

Cristina Masturzo è storica e critica d’arte, esperta di mercato dell’arte contemporanea, art writer e docente. Dal 2017 insegna Economia e Mercato dell'Arte e Comunicazione e Valorizzazione delle Collezioni al Master in Contemporary Art Markets di NABA, Nuova Accademia di…

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