Alfonso Artiaco trasloca. La galleria d’arte torna a Palazzo Partanna, addio allo spazio nel centro di Napoli

Nel 2012, la storica galleria napoletana, prossima a celebrare i 40 anni di attività, era arrivata in Piazzetta Nilo, nel grande spazio al piano nobile di un edificio gentilizio che ora Artiaco si appresta a lasciare, per l’impossibilità di operare in un centro storico piagato dall’overtourism. Si torna a Palazzo Partanna, che aveva accolto la galleria in città nel 2003

“Questo centro storico non è quello che abbiamo scelto anni fa, a causa dell’eccesso di turismo”. Ecco spiegata la decisione di Alfonso Artiaco di spostare la sua galleria di nuovo in zona Chiaia e di nuovo negli stessi spazi che l’avevano visto operare per dieci anni dal 2003 al 2012. Artiaco – che vede all’orizzonte i suoi primi 40 anni di carriera da celebrare nel 2026 – ritorna a Palazzo Partanna in Piazza dei Martiri, tra le mura che sono state negli ultimi tempi occupate da Eduardo Cicelyn (con la sua galleria CasaMadre) e, dal 1969, dal leggendario gallerista Lucio Amelio. Nello stesso isolato, inoltre, hanno sede anche una depandance della galleria Studio Trisorio e la Dino Morra Gallery.

La storia della galleria Alfonso Artiaco

Era il 1986 quando Artiaco, allora ventiduenne con una precoce passione per l’arte, apriva la sua prima galleria a Pozzuoli, in Corso Nicola Terracciano, inaugurando il piccolo spazio avuto in dote dai suoi genitori con la mostra collettiva Possibilità di Collezione, tra opere di Carlo Alfano, Alighiero Boetti, Joseph Beuys, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Mario Schifano e Andy Warhol. Hanno fatto seguito diversi decenni spesi nella promozione dell’arte contemporanea – concentrandosi principalmente su Arte Povera, Concettuale e Minimal Art, in parallelo alla ricerca sugli artisti di nuova generazione – sulla scena partenopea, costellati da diversi traslochi: nel 1995, sempre a Pozzuoli, in Via Mameli (allora la mostra inaugurale presentò opere di Carl Andre e Sol LeWitt), poi nuovamente in Corso Terracciano nel 1997, affidando il ritorno a una personale di Jannis Kounellis, e dal 2003 a Napoli. Dapprima in Piazza dei Martiri, poi nella sede di Piazzetta Nilo, che ora il gallerista si appresta a lasciare.

Maria Alessandra Masucci, Darren Almond e Alfonso Artiaco alla Cappella Sansevero per la mostra Rags. Photo Andrea Salzillo per Rive Studio
Maria Alessandra Masucci, Darren Almond e Alfonso Artiaco alla Cappella Sansevero per la mostra Rags. Photo Andrea Salzillo per Rive Studio

Gli artisti della galleria Artiaco

Il ritorno di Artiaco a Palazzo Partanna – dove nel 2003 la galleria si presentò per la prima volta alla città con la mostra Fragments Napoli di Gerhard Metz – sarà sancito da una mostra, prevista per marzo 2025, di Ann Veronica Janssens, inizio di un nuovo capitolo sempre all’insegna dell’equilibrio tra ricerca internazionale e legame con il territorio. Tra gli artisti esposti in questi anni figurano Robert Barry, Michel François, Gilbert & George, Thomas Hirschhorn, Albert Oehlen, Giulio Paolini, Perino & Vele, Edi Rama, Anri Sala, Tursic & Mille e Juan Uslè (nella storia della galleria, la grande mostra organizzata nel 2016 per festeggiare i 30 anni di attività, con 40 artisti che hanno presentato opere selezionate o create per l’occasione). E dunque anche il saluto del gallerista al centro storico di Napoli è in grande stile, con la presentazione del progetto di Darren Almond che coinvolge anche la Cappella Sansevero, oltre agli spazi della galleria. “A Palazzo Partanna per fortuna non dobbiamo fare grandi interventi” ci racconta Artiaco “ora completiamo il lavoro con Darren Almond e poi ci concentriamo sul trasloco“.

Artiaco: da Palazzo Partanna a Piazzetta Nilo, e ritorno

La costruzione del monumentale edificio affacciato su Piazza dei Martiri, in zona Chiaia, risale alla fine del Settecento, a opera di Mario Gioffredo. Negli Anni Settanta, fu Lucio Amelio a farne la quinta privilegiata di una straordinaria stagione artistica per la città, accogliendo a palazzo i più grandi artisti italiani e internazionali del secondo Novecento, da Robert Rauschenberg a Jannis Kounellis e Mario Merz, da Keith Hering a Mimmo Paladino e Antonio Del Donno. Celebre è il video sulle 72 ore di Andy Warhol a Napoli, nel 1975, documentate da Mario Franco in Andy Warhol eats, girato proprio tra la galleria di Amelio a Piazza dei Martiri e un ristorante di piazza Dante.
All’interno di Palazzo Partanna, qualche anno dopo il trasferimento della galleria, Artiaco apriva nel 2010 anche uno spazio progettuale, inaugurato con la mostra di Magnus Plessen. Nel 2012, però, la scelta di spostarsi nel cuore storico di Napoli fu dettata dall’eccezionalità dello spazio che si presentò, quasi per caso, in Piazzetta Nilo: dieci grandi stanze al primo piano di un palazzo aristocratico, con soffitti altissimi e molta luce, per una superficie complessiva di 600 metri quadri e la possibilità di adibire una foresteria per artisti e amici al piano superiore. Oltre all’affaccio sulla Napoli più viva e vivace, “al cospetto di un’umanità da cui si resta affascinati”, sottolineava all’epoca il gallerista intervistato da Artibune. Tredici anni dopo, la situazione è cambiata, col centro storico in balia di quel fenomeno dell’overtourism che è piaga di molte città d’arte italiane. Tra sovraffollamento, degrado, friggitorie che invadono ogni spazio.
Si torna, così, a Palazzo Partanna, che nel frattempo ha ospitato, a partire dal 2013, la galleria CasaMadre di Eduardo Cicelyn, già direttore del museo Madre, che qualche mese fa ha chiuso battenti.
In Piazzetta Nilo, invece, resta la Galleria di Tiziana Di Caro, che nello stesso palazzo scelto da Artiaco è arrivata da Salerno nel 2015: “Certamente il centro storico è cambiato ed è cambiata la città negli ultimi 10 anni. Questa zona è molto sotto pressione ma è anche molto strategica: intorno abbiamo tutto, Donatello e il Cristo Velato, il Madre e la Fondazione Morra Greco. Il turismo ha invogliato molti proprietari immobiliari ad approfittarsene, parecchie attività commerciali di tipo culturale, come uno storico negozio di dischi che stava qui da decenni, hanno dovuto chiudere. Gli affitti sono fuori di testa e solo b&b e friggitorie maleodoranti possono permetterseli. Io ho ancora due anni di contratto qui” conclude Tiziana Di Caro “poi faremo qualche valutazione osservando cosa sarà Napoli tra due anni e se il gioco di stare nel pieno del centro storico varrà ancora la candela…“.

Redazione

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