In stallo la riforma del mercato dell’arte. Deluse le aspettative delle organizzazioni del settore: “siamo sconcertati, è il colpo di grazia”

Nessun emendamento di riforma della fiscalità e della circolazione delle opere d'arte è stato incluso nel DL Cultura discusso in Aula alla Camera dal Governo

Non si può nascondere in questo momento la frustrazione di impegni disattesi. Nel primo momento decisivo per la cultura italiana e anche per il contesto operativo del sistema dell’arte le aspettative di un comparto intero restano al palo. A poche ore dalla discussione alla Camera del Decreto Legge Cultura il 3 febbraio 2025 si devono tirare le somme dell’impegno profuso negli ultimi mesi (per non dire anni) per una riforma del commercio dell’arte, che è sentita come cruciale per la sopravvivenza di un’industria. E il risultato al momento è negativo.

Nessuna riforma prevista per il mercato dell’arte 

Esprimiamo forte disappunto, per non dire sconcerto, per la mancata riduzione delle aliquote IVA sulle importazioni e le transazioni relative alle opere d’arte”, ha dichiarato in una nota il Gruppo Apollo, che rappresenta l’industria dell’arte in Italia e riunisce le principali case d’asta, antiquari, gallerie di arte moderna e contemporanea e imprese della logistica, in merito al mancato intervento normativo previsto dal Governo nel Dl Cultura discusso alla Camera il 3 febbraio. In un pomeriggio concitato, che ha visto tra l’altro le opposizioni sul piede di guerra per ottenere chiarimenti ufficiali sulla vicenda della scarcerazione di Almasri (il funzionario libico rimpatriato nonostante il mandato d’arresto della Corte penale internazionale), nessuno tra i numerosi emendamenti al DL era quello atteso dal sistema dell’arte, con Apollo e ANGAMC in prima fila esposti da tempo nella messa a punto di misure correttive in grado di salvaguardare la competitività italiana. Dopo questo passaggio alla Camera e dopo l’approvazione di Montecitorio, il provvedimento sarà trasferito in seconda lettura al Senato, dove non ci si aspetta alcuna aggiunta o integrazione, per poi sostanzialmente essere convertito in legge entro il 25 febbraio. Pare sia così finito il tempo della speranza, sin da ora e almeno in questo che era considerato il primo e il più cruciale dei momenti possibili sui temi principali della partita: circolazione delle opere e riduzione dell’IVA

La necessità di una riforma per il sistema dell’arte: “Per il nostro settore questo è il colpo di grazia” 

Erano questi i correttivi attesi dall’industria, infatti, e su cui diversi referenti politici si erano dimostrati pronti all’ascolto e all’adozione di revisioni in grado di avvicinare l’Italia alle condizioni in cui lavorano i colleghi francesi e tedeschi, per esempio, e la cui stagnazione invece compromette la competitività del sistema Italia. In una concorrenza che ci vede penalizzati per voci di spesa e libertà di azione. “Per il nostro settore questo è il colpo di grazia”, continua Apollo a riguardo. “Di fatto l’Italia uscirà dal mercato internazionale, perché non le sarà più concesso competere con i paesi europei. Oggi l’IVA ordinaria (in Italia, NdR) è al 22% a fronte di regimi fiscali estremamente più competitivi, come quello tedesco o francese, che hanno abbassato strategicamente e in maniera tempestiva le aliquote al 7 e al 5,5%, cogliendo l’opportunità consentita dalla direttiva (UE) 2022/542”. 

Gli scenari futuri in assenza di una riforma per il sistema dell’arte in Italia

E se non ha trovato terreno e spazio la riforma fiscale del mercato dell’arte, nemmeno il secondo tema, quello dell’agevolazione della circolazione dei beni artistici e di antiquariato, pare sia stato accolto nel Dl Cultura. “Mentre negli altri Paesi europei per l’uscita dei beni dal territorio nazionale si raggiunge come soglia di valore 300.000,00 euro, in Italia esiste un’unica soglia di valore pari a 13.500 euro applicabile a qualsiasi tipologia di beni, tranne quelli archeologici, di età superiore a 70 anni”, seguiamo ancora il Gruppo Apollo. “Tutto ciò crea grave impedimento alla circolazione delle opere rendendo il mercato del nostro Paese sempre più complesso, farraginoso e quindi meno attrattivo, con la conseguente svalutazione dell’arte e degli artisti italiani nel mondo”. Se la faccenda fin qui sembra di poco conto, e così deve essere sembrata evidentemente al Governo, tanto da non prevedere gli attesi emendamenti in materia, le conseguenze potrebbero essere forse più chiare. In assenza di competitività sul campo internazionale c’è da aspettarsi che l’Italia diventi un contesto ostile in cui lavorare, e che gli operatori prendano seriamente in considerazione l’ipotesi di portare altrove le proprie attività, sottraendo così offerta artistica qui e arricchendola dove vigono regimi fiscali più convenienti e propulsivi per il commercio. Lasciandoci privi non solo di mostre e opere, ma soprattutto, da un punto vista produttivo, delle eccellenze della filiera che ruota intorno all’arte, dagli artisti ai restauratori, dalle accademie agli artigiani, dalle gallerie alle fiere. 

Cristina Masturzo 

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Cristina Masturzo

Cristina Masturzo

Cristina Masturzo è storica e critica d’arte, esperta di mercato dell’arte contemporanea, art writer e docente. Dal 2017 insegna "Economia e Mercato dell'Arte" e "Comunicazione e Valorizzazione delle Collezioni" al Master Accademico in Contemporary Art Markets di NABA, Nuova Accademia…

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