Sui concorsi pubblici. Lettera aperta di Edoardo Di Mauro
Escluso dalla selezione degli aspiranti candidati al ruolo di direttore artistico della Quadriennale di Roma, Edoardo Di Mauro, presidente del Museo d’Arte Urbana di Torino, riflette sui criteri con cui vengono gestiti i concorsi pubblici in Italia.
Trent’anni abbondanti di esperienza nel sistema dell’arte italiana contemporanea, dove ho esordito giovanissimo, specie per i parametri dell’epoca, nel 1984, mi hanno insegnato a non farmi illusioni e, soprattutto, a cercare di non perdere tempo nel tentare di raggiungere obiettivi improponibili, non per demerito mio, ma per le leggi non scritte del sistema stesso.
D’altra parte, nonostante una discreta carriera, l’unica esperienza museale per me è stata quella di condirettore artistico, dal 1994 al 1997, insieme a Rossana Bossaglia ed Angelo Bucarelli, dell’allora appena riaperta GAM di Torino, e dei Musei Civici, nomina figlia delle battaglie che condussi negli anni precedenti per sollecitare una ripresa dell’interesse istituzionale per l’arte contemporanea a Torino. Esperienza importante, perché diede il via all’impostazione di quella che sarebbe poi diventata la “capitale dell’arte contemporanea”, ma estremamente sofferta, per vari ostruzionismi interni ed esterni. Il mio essere sempre stato un libero pensatore, che preferisce adoperare per se lo storico appellativo di “critico militante”, non mi ha aiutato.
Da allora, nonostante molte mostre pubbliche e private curate, alcune credo interessanti, il mio lavoro di docente dell’Accademia Albertina, e importanti risultati raggiunti sul fronte dell’arte pubblica, con la creazione del Museo d’Arte Urbana di Torino, tutte le mie partecipazioni a bandi per direzioni museali si sono concluse con un nulla di fatto. Solo in una occasione, nel 2006, per il Museion di Bolzano, vi fu un approfondimento della mia candidatura.
Ho vissuto tutto ciò senza particolari frustrazioni, mi definisco un “idealista pragmatico”, la qual cosa mi rende conscio che la mia indipendenza di pensiero, unita a fattori generali che hanno penalizzato la mia generazione ‒ sono nato nel 1960 ‒ rendeva molto difficile il cimento. Tuttavia la speranza che finalmente, al di là della scelta finale, potesse esistere in Italia una commissione di concorso capace di valutare obiettivamente i titoli non è mai venuta del tutto meno.
Quando, grazie alle sempre tempestive informazioni di Artribune, sono a venuto a conoscenza che, per la prima volta, la Quadriennale di Roma aveva emesso un bando per la nomina di un Direttore Artistico, istruendo addirittura tre livelli di selezione, sulla base di un curriculum tra i più idonei per una istituzione che ha come obiettivo la valorizzazione dell’arte italiana contemporanea, ho pensato fosse la volta buona per verificarlo.
Non ho superato neppure il primo livello, cosa che trovo assurda nel merito.
Questa la laconica risposta:
Gentile Edoardo Di Mauro,
la ringraziamo della sua partecipazione alla procedura per l’affidamento dell’incarico di direttore artistico della Fondazione La Quadriennale di Roma.
Le scriviamo per comunicarle che, in sede di esame delle candidature ricevute, la Commissione, alla luce dei criteri di valutazione indicati nell’Avviso, ha ritenuto che il percorso formativo e professionale da lei espresso non sia tra i più aderenti alle finalità del progetto che la Fondazione intende perseguire.
Siamo pertanto spiacenti di doverle comunicare che non risulta ammesso alla seconda fase della procedura.
Cordiali saluti
IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
(Laura Pugliese)
Occorre davvero riflettere su quale può essere il futuro dei concorsi pubblici in Italia.
‒ Edoardo Di Mauro
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