Il Lazio e l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale. L’opinione di Gian Paolo Manzella
Il consigliere Regione Lazio del PD dice la sua in merito alle potenzialità dell’Anno europeo del Patrimonio Culturale 2018. Volgendo lo sguardo alla propria regione, Manzella sottolinea gli elementi positivi che la caratterizzano sul fronte della cultura e le motivazioni per cui il Lazio dovrà spiccare nell’anno che verrà.
Se gli “Anni europei” hanno l’obiettivo di concentrare l’attenzione dei diversi livelli di governo su un tema, il 2018, che le istituzioni comunitarie hanno dedicato al Patrimonio Culturale, impone al Lazio un ‘passo in più’. Per tante ragioni. Prima di tutto perché la nostra regione è tra i leader, a livello italiano e non solo, in termini di siti Unesco e, perché, secondo le stime della Fondazione Symbola, il turismo legato alla cultura vale nel Lazio più di 3.5 miliardi e attiva il 50% di un comparto essenziale per la nostra economia.
Accanto a queste ragioni in qualche modo ovvie ce ne sono altre. Altrettanto importanti. C’è a Roma e nel Lazio, ad esempio, un’imprenditoria innovativa legata alle tecnologie applicabili ai beni culturali fatta di realtà come Oniride e Skylabstudios, per citarne solo due tra le più dinamiche. Ci sono le realizzazioni in qualche modo emblematiche di Foro di Cesare, Foro di Augusto, Domus Romane di Palazzo Valentini e Ara Pacis, che dimostrano la capacità di attivare economia e flussi turistici quando tecnologia, ‘racconto’ e beni culturali si incontrano.
“In che modo ‘usare’ il patrimonio culturale per costruire coesione e identità e come ‘sfruttarlo’, in forme più innovative rispetto a quanto si faccia oggi, per ‘fare’ economia? Quali passi compiere?”.
C’è un’amministrazione regionale che sta mettendo su questo tema risorse e idee. Si pensi a strumenti innovativi come l’Art Bonus, con cui si stanno attivando finanziamenti per il restauro di beni emblematici come la Certosa di Trisulti, il Castello di Santa Severa, il complesso GIL a Trastevere. O all’iniziativa della Città della Cultura, che vede il Lazio prima regione italiana a premiare il Comune con il programma di valorizzazione culturale più avanzato. O, ancora, all’incubatore I-Cult di Viterbo, che sforna startup specializzate su questo tema. Senza dimenticare che, finalmente tirato fuori dalle secche burocratiche in cui si annidava da anni, è stato riavviato un Distretto Tecnologico dei Beni Culturali che significherà cose molto concrete: 40 milioni di finanziamenti alle imprese, un centro di competenza, legami con le università e i centri di ricerca del territorio.
Sono solo alcuni degli aspetti che spiegano perché il 2018 dovrà vedere un particolare attivismo della nostra Regione attorno ai temi cardine di quest’Anno europeo: in che modo ‘usare’ il patrimonio culturale per costruire coesione e identità e come ‘sfruttarlo’, in forme più innovative rispetto a quanto si faccia oggi, per ‘fare’ economia? Quali passi compiere?
“Quando l’aria del tempo parla di storytelling del territorio, di un turismo sempre più legato alla dimensione culturale, della crucialità delle ‘atmosfere creative’ per fidelizzare il turista, il nodo è come far salire il sistema dell’amministrazione locale su quest’onda”.
Prima di tutto esplicitare l’importanza del patrimonio culturale, facendo capire che, oltre a essere un punto chiave della nostra identità, ha le potenzialità per costituire uno degli assi strategici dell’economia regionale del futuro. Semplicemente perché pochi territori al mondo hanno la combinazione di capacità tecnologiche e creative, patrimonio culturale, flussi turistici che c’è in questa regione.
Poi, su un piano più propriamente amministrativo, va individuato, in parallelo con quello che si sta facendo a livello statale, un coordinatore per l’Anno europeo, incaricato di tenere i rapporti con l’Europa, con l’amministrazione centrale, con i Comuni. Un punto di snodo, insomma, capace di legare l’attività regionale con quello che accade negli altri livelli di governo.
C’è, infine, un terzo punto, cruciale perché l’Anno europeo metta radici. Quando l’aria del tempo parla di storytelling del territorio, di un turismo sempre più legato alla dimensione culturale, della crucialità delle ‘atmosfere creative’ per fidelizzare il turista, il nodo è come far salire il sistema dell’amministrazione locale su quest’onda. Per scioglierlo, perché non pensare a un ufficio di scopo che dia assistenza tecnica alle amministrazioni locali che vogliono mettere ‘a regime’ i loro beni culturali? Un team multidisciplinare fatto di designer, storici dell’arte, creativi, tecnologi con il compito di aiutare le amministrazioni interessate a valorizzare il proprio patrimonio. E, in parallelo, perché non costituire un “Fondo per l’Anno europeo del Patrimonio Culturale” per finanziare progetti che utilizzino le tecnologie per valorizzare i beni culturali e migliorarne la fruizione? Dalla realtà aumentata al gaming, dagli strumenti digitali per ‘catturare’ diversi pubblici a quelli per migliorare le possibilità di marketing. Uno strumento che avrebbe due effetti immediati: aprire musei e amministrazioni della nostra Regione alle nuove tecnologie; permettere a startup e imprese, spesso all’avanguardia in questo settore, di lavorare.
‒ Gian Paolo Manzella
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