La rivincita di Flavio Arensi. Di nuovo direttore dei musei di Legnano

Quindici anni fa gli venivano affidati gli spazi espositivi di Legnano. Dopo nove anni s’interrompeva il percorso. Oggi, rieccolo in sella. Qui Flavio Arensi è ancora l’uomo chiave in fatto di arte e cultura. Si avvicendano le amministrazioni e cambiano i progetti: ecco le idee per il futuro, un po’ di riflessioni e il racconto della prima iniziativa con un noto artista italiano…

È stato direttore di S.A.Le. spazi espositivi del Comune di Legnano, per 9 anni di fila, dal  2003 al 2012. Flavio Arensi, storico dell’arte con una bella carriera di curatore e organizzatore culturale, ha curato o coordinato una serie di mostre di artisti storici, italiani ed internazionali, tra Palazzo Leone da Perego e il Castello Visconteo, oltre a un programma per le nuove generazioni nello Spazio Dovevaccadere, all’interno della Pinacoteca del Castello: da giganti come Lucio Fontana, James Ensor, André Kertész, Carol Rama, Sebastian Matta o Auguste Rodin, fino a mid career e giovani come Daniele Galliano o Enrico Savi.

POLITICA E CULTURA. DOPO 5 ANNI (RI)CAMBIA TUTTO

Oggi, a 5 anni di distanza dalla fine di quel percorso, Arensi torna. Stesso ruolo, ottenuto per affidamento diretto, con un contratto di consulenza valido da gennaio 2018. Innegabile il sentimento di soddisfazione, misto al peso di una bella responsabilità. Perché, dopo di lui, la realtà di S.A.Le. è stata archiviata, seppellita. Cosa è accaduto? Il dato è evidente. Cambiano gli scenari politici e cambia la vita culturale delle città, insieme ai rapporti di fiducia e alle visioni. Il direttore perde il suo incarico proprio nel 2012, quando a Legnano si interrompe l’infinito regno del centrodestra: il sindaco uscente Lorenzo Vitali viene battuto a sorpresa dal candidato del PD Alberto Centinaio, e inizia una nuova stagione. Ma nel giugno del 2017 Centinaio, dopo un solo mandato, perde al ballottaggio in favore del vecchio schieramento Lega/Forza Italia, rappresentato da Gianbattista Fratus. Ritorno al passato.

Flavio Arensi, foto Roberto Garavaglia

Flavio Arensi, foto Roberto Garavaglia

IL DIVORZIO DAL MA.GA

Prima misura della nuova giunta in tema cultura? L’interruzione del sodalizio con il Museo MA.GA di Gallarate, voluto dall’amministrazione precedente. Si opta per un cammino autonomo, richiamando chi, ieri, era stato apprezzato per il lavoro svolto.
È la fine di quel polo museale sperimentale, nato per mettere in rete – intelligentemente – due hub metropolitani dell’alto milanese. Oltre 30mila visitatori registrati tra il 2015 e il 2017, ma non proprio una stagione di grandi exploit per gli spazi legnanesi: eventi dal profilo non sempre così alto e una linea progettuale non troppo chiara. Che la sensazione sia stata quella di un Polo sbilanciato? “In effetti il risultato fu piuttosto quello di una succursale, una sede di serie b del Museo di Gallarate”, ci racconta Arensi. “Con loro la collaborazione è finita per un fraintendimento e ne siamo tutti dispiaciuti. Avevamo chiesto di decidere noi quali mostre e quali indirizzi dare all’azione in città”. E poi? “Hanno preferito sfilarsi facendo saltare il tavolo delle trattative in malo modo”.

Palazzo Leone da Perego, Legnano

Palazzo Leone da Perego, Legnano

Cosa dunque non avrebbe funzionato di quell’intesa? E che situazione trova oggi il nuovo direttore? “La collaborazione col MA.GA”, continua, “nasceva con propositi anche interessanti, ma non si è riusciti a coinvolgere la città. Non tanto per una mancanza del Museo, ma perché non sono stati messi in campo gli strumenti necessari e nel frattempo il mondo è cambiato: c’è stato Expo, la ripartenza di Milano, ma soprattutto non si può pensare di occupare un luogo senza cercare un rapporto con la cittadinanza. Quello che ho trovato è una città indifferente. Insomma, si è voluto coprire una incapacità politica e culturale con i problemi della crisi economica, ma di fondo è mancato un progetto che fosse più interessante dei tanti offerti in Lombardia”. E addentrandosi in questioni più strategiche, aggiunge: “Le iniziative espositive non bastano più, non è solo un problema di nomi, c’è un’indifferenza verso la cultura che si pone su un piedistallo, che si segrega nelle stanze di un palazzo e non offre una continuità quando le esposizioni sono chiuse”.
Diversa la campana di Gallarate, con Emma Zanella, direttore del MA.GA, che in una nota ufficiale difende il lavoro fatto “con entusiasmo e spirito di collaborazione, ascoltando le necessità della città di Legnano, delle scuole, delle associazioni e costruendo un programma espositivo ed educativo di primo piano”. Nel dispiacere per la rottura, non manca fortunatamente la disponibilità al dialogo: “Prendiamo atto della decisione di Legnano di procedere per altre vie e ci auguriamo, nonostante tutto, che in futuro altre occasioni culturali potranno essere da tutti condivise per il bene del nostro territorio”.

Velasco Vitali, Avvento, 2017

Velasco Vitali, Avvento, 2017

L’AVVENTO DI VELASCO

Arensi riparte sotto Natale, con un progetto che è già un manifesto. Parliamo di arte pubblica, ma con un artista che viene da tutt’altro mondo: Velasco Vitali, pittore e scultore, tra i più noti esponenti della figurazione italiana contemporanea, ha trasformato la facciata di uno dei palazzi storici di Piazza San Magno in un enorme Calendario dell’Avvento, un dispositivo da scoprire giorno dopo giorno, tra l’1 e il 24 dicembre, visibile fino al prossimo 6 gennaio. Che risposta c’è stata in città?
Il Calendario dell’Avvento non è un’invenzione, ha qualche secolo di vita e ci sono altri modelli, penso a quello di Bolzano”, ci spiega il direttore. “A Legnano però abbiamo fatto il primo calendario artistico, e forse il più grande. Si è così innescato un cortocircuito visivo, perché non abbiamo chiesto all’artista di raccontarci il Natale, ma di parlarci di quello che avviene nella quotidianità di ciascuno. Persino chi ha criticato l’operazione non ha fatto altro, per un mese intero, che parlare di una “mostra”, cosa mai capitata prima. Nei giorni in cui i Babbi Natale del Club Alpino Italiano scendevano con le corde per aprire le caselle sulla facciata, siamo arrivati ad avere 3/4000 persone e tantissimi bambini”.
Un lavoro che si aggancia a una ricorrenza religiosa e che non nasconde la sua anima popolare, definito dall’artista “un gigantesco selfie”. C’è anche una vena autobiografica? “Il Natale è un momento magico per tutti, credenti e non; ma è anche un periodo in cui si è portati a riflettere su certi temi, perché qualcosa accade e quel qualcosa è la nascita di un bambino a cui ognuno può dare un senso, religioso, simbolico o anche personale se si è genitori. A Velasco ho chiesto il racconto del suo “Avvento”, ieri come bambino e oggi come padre. Ne sono scaturiti 24 disegni che raccontano il lago, il corteggiamento, i giocattoli, le pause che si prendono dai figli quando sono piccoli, ma anche la polenta, che per molti richiama la domenica passata in famiglia. Insomma, la vita. Quel che abbiamo voluto celebrare”.

Velasco Vitali, Avvento, 2017. I Babbi Natale alpini del CAI scoprono ogni giorno una casella del calendario

Velasco Vitali, Avvento, 2017. I Babbi Natale alpini del CAI scoprono ogni giorno una casella del calendario

NON SOLO MOSTRE. PERIFERIE, ARTE PUBBLICA, TERRITORIO

E così, nel segno della nascita per eccellenza, si riavvia la macchina. Il progetto S.A.Le., dopo cinque anni di oblio, non sarà ripescato in termini di comunicazione. Mimmo Paladino disegnerà il nuovo logo, mentre si pensa a organizzare il programma culturale. Che Arensi non vuole definire “espositivo” tout court: “L’intenzione è quella di lavorare su più tavoli, per coinvolgere gli artisti nel momento in cui si aprono cantieri di opere pubbliche. A partire dal 2019 cercheremo un modo per arrivare nelle periferie con progetti permanenti ed esperienze destinate alle scuole, in modo che l’arte non sia percepita come la visita obbligatoria a una mostra, ma si costruisca intorno a una interazione diretta con i suoi protagonisti”.
Si cambia linea rispetto al decennio precedente. E si intavolano riflessioni interessanti, senza svelare i dettagli: “Stiamo definendo gli appuntamenti per il prossimo anno, ti anticipo che si tratta di artisti italiani di rilievo, che hanno aderito con entusiasmo”. L’annuncio delle future attività è atteso per la primavera del 2018. L’unica certezza, dichiarata con orgoglio, sta nella volontà di portare avanti qualcosa di significativo e innovativo: “E vogliamo farlo mantenendo la qualità che ci ha contraddistinto e anche il coraggio. Perché a Legnano abbiamo fatto Carol Rama quando non interessava a nessuno, Alfredo Chighine che ora si rivede nelle fiere, Zoran Music, intorno al quale c’è molto interesse, senza citare Rodin, che è approdato da Goldin otto anni dopo”.

Rodin in mostra a Palazzo Leone da Perego, 2011

Rodin in mostra a Palazzo Leone da Perego, 2011

LE SEDI E LE PARTNERSHIP

Quanto alle sedi, al Castello vedrà la luce un percorso espositivo permanente “che si integri con i quadri del Previati già in sede e con alcune sculture”, mentre a Palazzo si lavorerà sulle mostre, “da quelle di lunga durata, fino a esposizioni più agili”.
Collaborazioni con altre istituzioni territoriali, nazionali o internazionali? Tutte da costruire. Ma la volontà c’è: “Abbiamo già contattato alcune Fondazioni italiane prestigiose e i rapporti con le istituzioni di Milano sono già avviati. Poi penso a Lissone e allo stesso MA.GA, che è una risorsa importante. A gennaio sarò poi a Monaco, per vedere se esiste la possibilità di lavorare con enti stranieri, però il vero obiettivo dell’amministrazione è il recupero dell’ex Manifattura, simile allo Spinnerei di Lipsia. Un progetto a lungo termine che potrebbe cambiare il volto urbano e culturale della città”.

Gaetano Previati, dal trittico della Battaglia di Legnano, Castello visconteo

Gaetano Previati, dal trittico della Battaglia di Legnano, Castello visconteo

E infine, la nota dolente. Che è anche conditio sine qua non per qualunque operazione di buon livello. Su quale budget potrà contare Flavio Arensi? “In questi giorni si sta chiudendo il bilancio di previsione del Comune, e dunque stiamo discutendo con l’Assessore competente le possibilità economiche. Non credo saranno inferiori a quelle degli ultimi anni, che si aggiravano sugli 80.000 euro deliberati per il MA.GA, cui si aggiungeva qualche decina di migliaia di euro presi da bandi”. Cifre minime, certo insufficienti: “Il supporto dei privati resta fondamentale e su questo abbiamo lavorato e lavoreremo”. Ma subito precisa, e conclude: “Dopo vent’anni di professione ho capito che i soldi sono importanti, le buone intenzioni anche, ma la gente si muove solo quando avverte che c’è finalmente un’idea. Giusta o sbagliata che sia, ora Legnano un’idea ce l’ha”.

–  Helga Marsala

http://cultura.legnano.org

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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