Classe politica e musei. L’editoriale di Daniele Capra

Prima la censura di Luigi Brugnaro applicata alla mostra di Berengo Gardin sulle grandi navi, ora la polemica di Giorgia Meloni verso il direttore del Museo Egizio di Torino. La nostra classe politica conosce le funzioni civili e inclusive delle istituzioni culturali?

In un Paese normale un bravo direttore che è riuscito a promuove la partecipazione delle più ampie fette di popolazione all’ente culturale che dirige – come Christian Greco a capo del Museo Egizio di Torino – lo si premia e si fa di tutto per tenerselo, onde evitare che finisca a lavorare per qualche altra istituzione concorrente. Qui da noi no, e non conta che il pubblico sia incrementato di 100mila persone in due anni o se la soddisfazione dei visitatori sia tra le più elevate che si registrano in Italia. Dà fastidio un direttore così, perché, oltre a realizzare visite guidate in prima persona, iniziative e sconti per gli adolescenti, le famiglie e gli immigrati, favorisce l’ingresso di musulmani al museo “a discapito degli italiani”. Ad accusarlo di questo, evidentemente alla disperata ricerca di voti a un mese dalle elezioni, Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, con parole che mostrano, oltre che a un odioso populismo, un tasso elevato di superficialità e ignoranza, tanto in merito all’operato del direttore, che lei critica senza conoscere, quanto nella comprensione del ruolo e dell’indipendenza delle istituzioni culturali.

IGNORANZA E PRESSAPPOCHISMO

Non importa infatti che l’iniziativa con un biglietto gratuito ogni due persone non sia una trovata pubblicitaria alla The Square ma il frutto di un progetto rivolto a coloro che parlano arabo (come una delle componenti maggioritarie di immigrati in Italia), e agli immigrati di origine egiziana in particolare, che spesso non conoscono il patrimonio culturale del proprio Paese di provenienza. Non importa poi che circa il 15-20% degli egiziani sia non di religione islamica, ma cristiani copti. E non importa soprattutto che il museo stia lavorando per allargare la base dei fruitori portando avanti una strategia di inclusione, che è obiettivo naturale della cultura tout court, e tra le finalità delle istituzioni culturali sancite dalle leggi e dalle direttive che ne regolano attività e finanziamenti. No, gli italiani per primi.
Meloni e sodali, in preda al delirio verbale, arrivano perfino a minacciare il siluramento del direttore: “Quando saremo al governo, Greco sarà rimosso”. Bravi, applausi. Peccato però che la nomina all’Egizio non sia ministeriale, ma spetti alla Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, che è formata per statuto da Comune e Provincia di Torino, Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT. Evidentemente informarsi prima di parlare è attività politicamente non remunerativa: molto meglio il marketing elettorale e stringere la mano a qualche simpatizzante fascistello che manifesta sotto il museo.

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia

ABOLIRE I PROBLEMI E LE DIFFERENZE

Un paio di anni fa il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro bloccò la mostra di Gianni Berengo Gardin sulla presenza delle grandi navi a Venezia che stava per essere inaugurata in una delle sedi della Fondazione Musei Civici, di cui il Comune è fondatore. A Brugnaro, all’autorità portuale e al mondo imprenditoriale e affaristico che tuttora egli rappresenta, quella mostra di denuncia non andava giù: troppo critica e “senza contraddittorio” egli dirà, nascondendosi dietro una foglia di fico. Perché le crociere su navi enormi, anche se comportano problemi di inquinamento e minano i delicati equilibri statici di Venezia, rimangono pur sempre un grande business. Risulta invece di scarsa importanza, per Brugnaro, il fatto che i Musei Civici siano un’istituzione indipendente che svolge la propria ricerca scientifica e un’attività formativa a favore dei cittadini: quei musei, per Brugnaro, servono solo per portare gente che spende in città; il resto, evidentemente, non conta, tanto più se ostacola gli affari con le idee balzane dei soliti rancorosi (ricordate i gufi di Renzi?) che vogliono mettersi di traverso.
Lo stesso atteggiamento sprezzante ha portato il sindaco veneziano a bandire la parola “inclusione” da ogni politica portata avanti negli uffici dall’amministrazione, come informalmente ci hanno confermato da più parti diversi funzionari dell’amministrazione. Bisogna evitare di includere – nelle politiche scolastiche o dei musei – bambini di differente provenienza geografica, persone che deviano dalla maggioranza (per condizione sociale, economica o per gusti sessuali) o modelli comportamentali che esprimano differenze. La pluralità è un problema, e pazienza se la nostra Costituzione la tutela: quella carta è roba straccia.

Museo Egizio di Torino

Museo Egizio di Torino

LA DE-PROBLEMATIZZAZIONE DELL’ESPERIENZA CULTURALE

La cultura è mai come ora sotto attacco. Per la mediocrità e l’ignoranza della nostra classe dirigente, per il populismo che imperversa, per una forma di egoismo nazionalista che sembra prendere piede anche nel nostro Paese. Con poche eccezioni, la tendenza da parte della politica è alla completa de-problematizzazione dell’esperienza culturale – indipendentemente dal fatto che essa sia museale, scolastica, letteraria – a favore di un’idea di cultura che coincida con l’intrattenimento o il semplice passatempo.
Similmente, seppur con poche lodevoli eccezioni, sembrano venir meno politiche espansive rispetto alle funzioni civili e inclusive delle istituzioni culturali. E questo, alla vigilia delle elezioni politiche di un Paese in crisi come il nostro, fa tremare i polsi.

Daniele Capra

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Daniele Capra

Daniele Capra

Daniele Capra (1976) è curatore indipendente e militante, e giornalista. Ha curato oltre cento mostre in Italia, Francia, Repubblica Ceca, Belgio, Austria, Croazia, Albania, Germania e Israele. Ha collaborato con istituzioni quali Villa Manin a Codroipo, Reggia di Caserta, CAMeC…

Scopri di più