Roma. I 64 intellettuali pro – Cinema America e la ridicola richiesta di dimissioni a Luca Bergamo
Una consigliera comunale dice una cretinata (lo fanno ogni giorno...), ma visto che la cretinata riguarda i "ragazzi" del Cinema America apriti cielo. Arriva una petizione per far dimettere l'assessore alla cultura, che però non c'entra niente.
Pare che parlare di cultura in queste settimane a Roma (che è pur sempre la Capitale d’Italia) significhi esclusivamente parlare della bizzarra vicenda del Cinema America.
Una arena cinematografica in una piazza di Trastevere che pretendeva, a differenza di tutte le altre arene cinematografiche estive, di occupare suolo pubblico senza bando, senza confronto con altri soggetti, senza partecipare a nessuna evidenza pubblica. Questa anomalia, come annunciato lo scorso anno, da questo 2018 verrà sanata per volontà dell’amministrazione a Cinque Stelle di Roma. Invece di accogliere di buon grado la novità, partecipare al bando (e senz’altro vincerlo), i gestori dell’arena in questione hanno gridato chissà perché allo scandalo. Una storia a tratti anche abbastanza triste che vi abbiamo raccontato largamente.
https://www.facebook.com/gemma.guerrini/posts/726369534218293
GUERRINI DIXIT
L’ultimo capito di questa storia risale a ieri. Ringalluzzita dalla scelta dei gestori del Cinema America di spostare per questa estate le attività in periferia, una consigliera trasteverina del Movimento 5 Stelle da sempre contraria al cinema all’aperto (abita sulla stessa piazza dove si proietta) ha esultato su Facebook con un post sopra le righe. Cosa ha detto Gemma Guerrini? Il suo post era sostanzialmente diviso in due parti, nella prima smontava uno dei motivi di principale partigianeria pro-Cinema America: “i ragazzi offrono cinema gratuito in piazza”. Falso. Gratuito non è nulla visto che per erogare quel servizio i gestori hanno vinto fior di bandi (a quelli hanno partecipato, guarda un po’…) che gli han permesso di portare a casa diverse decine di migliaia di euro. Dunque il cinema appare gratis, ma non lo è perché viene pagato comunque con soldi pubblici. Un elemento di dibatto interessante specie per quanti si sono fatti in questi mesi – e in questi anni -abbindolare dalla sofisticata ma sovente profondamente disonesta (intellettualmente) narrazione cineamericana. Questo elemento però è stato completamente trascurato dai media, anche perché nella seconda parte del suo post Gemma Guerrini sbracava non poco inanellando considerazioni sconsiderate sulla strana abitudine, secondo lei “feticista”, di riguardare film vecchi e famosi. Secondo la vicepresidente della Commissione Cultura del Campidoglio (!), insomma, godersi Visconti o Fellini è da cretini monomaniaci e, oltretutto, porta voti al Partito Democratico. Bontà sua.
LA RICHIESTA DI DIMISSIONI
Naturalmente i giornali hanno parlato solo di quest’ultimo passaggio ignorando totalmente il primo e quindi buttando tutta la faccenda in burletta. In tutto questo c’è di più: la patetica boutade della consigliera ha provoca un’ancor più patetica richiesta di dimissioni per Luca Bergamo, assessore alla cultura e vicesindaco della città. Per frasi che lui non ha mai detto ne mai pensato, Bergamo si dovrebbe dimettere in tronco. Questo è quello che chiedono ben 64 “intellettuali” tra cui Paolo Virzì, Marco Tullio Giordana, Margherita Buy, Paolo Sorrentino, Gianni Amelio, Dario Argento, Mario Martone, su su fino al direttore della Biennale di Cinema Barbera e molti molti altri. Siamo nel quadro della difficilmente spiegabile copertura mediatica e politica che da sempre è garantita ai titolari dell’associazione Cinema America. Ma come tutte le esagerazioni, anche questa porta fuori strada e fa del male alla città. Gli intellettuali avrebbero avuto vari motivi per chiedere a buona ragione le dimissioni dell’assessore alla cultura, sarebbe bastato analizzare cosa è stato fatto per il Macro, ma perché attaccarlo quando adotta una scelta corretta? Perché far passare per censura un provvedimento che mette tutti gli operatori sullo stesso piano e consente alla manifestazione di Trastevere di entrare nella normalità superando deroghe e forzature? Per aver osato mettere in discussione l’intoccabilità di certi “operatori culturali” che vivono la città come proprietà loro, Bergamo si è già beccato una querela per diffamazione e anche una inquietante e imbarazzante richiesta di dimissioni firmata dalla crème de la crème del cinema italiano. Pensate cosa potranno combinare di buono i “ragazzi” del Cinema America quando orienteranno tutta questa loro capacità di networking per fare cultura invece che per fare campagna elettorale…
–Massimiliano Tonelli
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