I giovani volontari del Servizio Civile presso i Beni Culturali. Ora chiedono un lavoro
Storia del Servizio Civile Nazionale, perla del Terzo Settore: che cos’era, che cos’è, come si chiama oggi, che numeri rivela e come potrebbe finire domani. Il bilancio ufficiale del 2017 e un appello dei ragazzi che stanno dando una mano nel campo dei Beni Culturali: bellissimo il volontariato, ma ora vogliamo lavorare.
Sono in tanti, motivati e pieni di buona volontà. Ma anche di spirito critico. Un plotone di 662 giovani, riunitisi per rivendicare diritti, o meglio, per provare ad aprirsi una chance. Tutti attualmente impegnati nel Servizio Civile Nazionale, svolto presso 135 organi del Ministero dei Beni Culturali: volontari fra i 18 e i 28 anni, che avevano risposto al bando pubblicato dal Mibact e che da settembre 2017 stanno mettendo a disposizione le loro competenze, la loro passione, il loro bisogno di mettersi alla prova e insieme la voglia di avviare un cammino professionale. Scelti, naturalmente, in base a un punteggio che teneva conto di curriculum, titoli, corsi, esperienze professionali, tirocini.
Volontari sì, ma non senza un minimo riconoscimento economico: il gettone mensile assicurato dallo Stato è pari a 433,80 euro. Tutti insieme, oggi, decidono di scrivere una lettera ai Ministri del governo Lega-Cinquestelle. Avanzando le loro rivendicazioni, in vista della fine del percorso.
I VOLONTARI SCRIVONO AI MINISTRI: VOGLIAMO LAVORARE
A settembre 2018, infatti, l’esperienza si concluderà. Con un bagaglio importante: checché possano dirne i critici per partito preso, i polemisti di professione e gli utopici sostenitori del “posto fisso subito”, a 20 anni, senza gavetta né formazione, il Servizio Civile resta una straordinaria occasione di conoscenza ed esperienza, per capire in che direzione si vuole andare, ma soprattutto per coltivare principi democratici fondamentali: responsabilità sociale, senso dello Stato, partecipazione, valore comune, solidarietà.
Un anno di lavoro tra musei, biblioteche, archivi, siti archeologici, e poi? “Egregi Ministri”, scrivono i firmatari dell’appello, “vi sono attualmente in servizio circa 1050 Volontari altamente specializzati nel settore culturale”. E parlando di “alto senso di responsabilità nei confronti delle Istituzioni della Repubblica”, sottolineano la “crescita professionale e personale maturata attraverso la diretta esperienza sul campo, il coinvolgimento in progetti locali e la collaborazione col personale interno”. Poi, il punto: “Coscienti inoltre dell’alta percentuale di disoccupazione giovanile in Italia, fenomeno che il vostro Governo vuole fronteggiare attraverso il Contratto per il Governo del Cambiamento, anche investendo sulla Cultura e sui Beni culturali, e consapevoli dei massicci pensionamenti che sono in atto presso le P.A. ed in particolare presso il MiBACT, vi proponiamo di prendere in considerazione eventuali collaborazioni, per le quali vi diamo disponibilità già a partire dal 13 settembre 2018. Saremmo felici, infatti, che l’esperienza da noi maturata potesse essere reimpiegata, anche in continuazione ai progetti già avviati, molti dei quali rischieranno di rimanere incompiuti”.
Si chiede dunque di non buttare all’aria quanto fatto, di consentire il completamento dei progetti in corso e di assicurare, anche temporaneamente, un lavoro a chi non ce l’ha. Escludendo, va da sé, che si possano assumere sistematicamente i tantissimi ex volontari sulla piazza. E certo il settore di competenze ha estremo bisogno, tanto quanto di freschezza, energia, orizzonti nuovi, abilità tecnologiche, visioni internazionali. Da Di Maio a Bonisoli arriverà un segnale? Il Ministro del Lavoro vorrà incontrare questi giovani operatori della cultura? E il Ministro della Cultura che programmi sta elaborando rispetto al tema? E se Matteo Renzi, sul fronte Beni Culturali, Terzo Settore, Diritti e Servizio Civile, era stato inequivocabile, facendone – pur con tante mancanze – dei settori chiave, Giuseppe Conte che posizione ha?
PASSATO REMOTO E RECENTE
Nato nel 1972 come forma alterativa al servizio militare per gli obiettori di coscienza, mutato nella sostanza e nella funzione con la soppressione della leva obbligatoria, il Servizio Civile veniva istituito ufficialmente nel 2001, in quanto programma di volontariato per i ragazzi e le ragazze intenzionati a “effettuare un percorso di formazione sociale, civica, culturale e professionale attraverso l’esperienza umana di solidarietà sociale, attività di cooperazione nazionale ed internazionale, di salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale”.
Da allora sono milioni i giovani che hanno prestato il loro contributo. Una spinta forte è arrivata negli ultimi anni, sotto il governo Renzi-Gentiloni: nel 2014 il Consiglio dei Ministri presentava alla Camera il disegno di legge “Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale”, approvato e pubblicato nel 2016, mentre nel 2015 la Corte Costituzionale sanciva il diritto dei ragazzi stranieri di prendere parte al programma, sopprimendo il requisito della cittadinanza italiana. Nel 2017, infine, veniva revisionato lo strumento con l’istituzione del Servizio Civile Universale, destinato anche ai ragazzi stranieri e finalizzato “ai sensi degli articoli 52, primo comma e 11 della Costituzione, alla difesa non armata e nonviolenta della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli, nonché alla promozione dei valori fondativi della Repubblica, anche con riferimento agli articoli 2 e 4, secondo comma, della Costituzione”. Programmi più ampi rispetto a una volta, da svolgere in Italia e oltreconfine presso enti accreditati, con particolare enfasi posta sulla promozione della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata; sulla tutela dei diritti umani, la cooperazione allo sviluppo, la promozione della cultura italiana all’estero; e poi sui settori del patrimonio ambientale, artistico e culturale, dello sport, dell’assistenza, dell’agricoltura e della biodiversità.
CHE NE SARÀ DEL SEVIZIO CIVILE?
Cosa ne sarà di tutto questo? I risultati, in termini di numeri e stime, sono incoraggianti. Secondo l’annuale rapporto del Cnesc (Conferenza nazionale enti servizio civile) presentato a Roma lo scorso 18 luglio, “Il Governo Conte riceve in eredità un Servizio Civile Nazionale in buona salute”. E spiega il Presidente, Licio Palazzini: “Oggi in servizio ci sono 41.000 giovani in migliaia di enti pubblici e del Terzo Settore. Ci attendiamo a giorni che venga pubblicato il nuovo bando giovani 2018 per gli oltre 50.000 posti disponibili, per dare l’opportunità ad almeno 100.000 giovani di poter presentare domanda e iniziare il servizio con l’avvio del 2019. Bando reso possibile dai quasi 300 milioni di euro assegnati al DGSCN”. Lo scorso anno in primavera veniva lanciato il bando nazionale, destinato a 26.304 volontari da impiegare nei progetti degli enti iscritti all’albo; a questo si sommavano i bandi delle singole regioni, per altri 21.225 posti. In tutto la cifra record era di 47.529 unità disponibili.
Non è chiaro se e come si evolverà questo importante strumento, che nel 2017 ha visto il 60% dei giovani concentrarsi su progetti di assistenza ad anziani, disabili, malati e poveri, il 36% a lavoro per la tutela e la promozione del patrimonio culturale, mentre il 3% si è dedicato al rispetto e alla cura dell’ambiente. Solo il 4,8% è andato l’estero, soprattutto per interventi di cooperazione internazionale.
Se dunque l’esercito di 600 volontari dei Beni Culturali si rivolge al Consiglio dei Ministri per chiedere di poter continuare il percorso in una qualche veste professionale, l’altra questione da porre al Governo è a monte: che ne sarà del Servizio Civile? Novità in cantiere? Confermati per il 2019 i 300 milioni di budget? Entro l’estate il bando vedrà la luce, insieme alla call per i progetti da candidare?
VOLONTARIO O OBBLIGATORIO?
Domande che risuonano tra mille altre, con la strana eco di certe dichiarazioni salviniane sul ritorno del servizio militare e civile obbligatorio: un salto indietro di 20 anni. Proposta che funziona sul piano della retorica patriottica, ma che nel concreto genererebbe malcontento diffuso e soprattutto investimenti enormi. Indebolendo anche l’aspetto della motivazione personale e del senso di responsabilità.
A Salvini, sul punto, aveva risposto proprio Palazzini, favorevole alla libera scelta ma senza volersi iscrivere “al partito pro o contro”. Il punto semmai è un altro: “Oggi per il Servizio Civile Universale non ci sono i 400 milioni di euro annui che permetterebbero l’accesso a 100mila posizioni. Nella legge di stabilità per il 2019 i milioni di euro sono 150. Gli esperti dicono che la reintroduzione della leva obbligatoria richiederebbe dei miliardi. E mi chiedo, se non riescono a trovare centinaia di milioni come possono trovare i miliardi?”. Già, dove sono le coperture? Da mesi lo stesso ritornello continua a girare, soprattutto in ambito lavoro, welfare e sviluppo. E se il risultato è il “Reddito di Dignità”, con le previsioni nefaste di Tito Boeri bollate come complottismo o come ipotesi sociologiche per studiosi di cataclismi (citofonare Sottosegretario Laura Castelli per decifrare la metafora), le risposte, a naso, non arriveranno. Speriamo intanto arrivi velocemente il bando, a favore dei tanti volontari in attesa. Sulle collaborazioni professionali la partita è ben più ardua: ma mai dire mai. Governando (forse) s’impara.
– Helga Marsala
http://www.serviziocivile.gov.
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