Nasce a Palermo la Scuola Politica Gibel. E si parla d’arte. Intervista al fondatore Dario Nepoti

Le lezioni si terranno dal 3 all’8 settembre 2018 a Palazzo Butera a Palermo. Il progetto, che ha un approccio fortemente generazionale, guarda agli under 35 con l’obiettivo di riavvicinare le nuove generazioni alla politica. Anche attraverso l’arte.

Non ha ancora 30 anni Dario Nepoti ed è già fondatore di un fortunato festival di musica, ha dato vita ad una etichetta discografica e dal 3 all’8 settembre 2018 lancia la Scuola Politica Gibel, una iniziativa generazionale, dedicata agli under 35, ma aperta a chiunque abbia il desiderio di confrontarsi. Cinque giorni che affronteranno i temi nevralgici del presente: le mutazioni ecologiche, il ruolo dell’arte e della bellezza, la rivoluzione digitale, la distribuzione delle risorse e l’essenza stessa dei concetti di spazio e confini. Abbiamo incontrato Dario nell’ambito dell’opening della 12esima edizione di Manifesta e della mostra Invernaderos, il progetto fotografico di Gaia Cambiaggi (Genova, 1977) a cura di Emilia Giorgi che ha inaugurato a Palermo presso gli spazi che ospitano lo Studio Gibel, promotore del progetto. Il primo laboratorio (sono ancora aperte le iscrizioni)  prodotto dalla Scuola Gibel si intitola “La consapevolezza dell’oggi per scegliere il domani“. In tre anni l’obiettivo degli organizzatori è quello di riuscire a creare un intero anno d’insegnamento, quindi non un progetto “a spot” ma un’iniziativa che si contraddistingue per il suo obiettivo. Ad aprire le lezioni, con il titolo evocativo di Catturare l’unicorno, sarà a settembre l’intervento di un artista, Luca Trevisani. Perché l’arte e gli artisti, ci spiega Dario, sono fondamentali per interpretare il futuro. E a parlare di architettura c’è per esempio Ippolito Pestellini Laparelli dello studio OMA di Rem Koolhaas. Ma cosa c’entra la politica con l’arte? Lo abbiamo chiesto al deus ex machina del progetto, Dario Nepoti, in questa intervista.

Gaia Cambiaggi, Invernaderos, 2013 – in progress, Courtesy l’artista

Gaia Cambiaggi, Invernaderos, 2013 – in progress, Courtesy l’artista

Come nasce l’idea di una scuola di politica? Con quali premesse e quali prospettive?
Stiamo attraversando un periodo storico in cerca di una direzione. I punti di riferimento che hanno contraddistinto la società fino agli anni novanta si sono sgretolati lasciandoci un vuoto che ora occorre ricostruire. Così anche il più comune dei gesti politici, il prendere posizione, base della dialettica civile, risulta il più delle volte come un gesto complesso. Abbiamo quindi una grande opportunità di fronte a noi che necessita però, se la si vuole cogliere, di grandi capacità diffuse e la politica è per definizione una delle conoscenze trasversali e necessarie.  L’idea di una scuola di politica nasce così, dall’impulso “ragionato” di creare un qualcosa che permetta di riflettere e comprendere l’Oggi con l’obiettivo di immaginare nuove direzioni e interazioni. Quello di settembre sarà il primo laboratorio di un progetto che in tre anni vorrebbe diventare annuale. Ventidue tra docenti, esperti ed artisti, discuteranno e indagheranno tra Palazzo Butera e Studio Gibel la società contemporanea.

La tua storia è già legata ad importanti progetti, ci racconti chi sei e quali sono le attività che ti vedono coinvolto?
Dopo l’Università ho incontrato in Sicilia Ruggero Pietromarchi e Alberto Brenta che cercavano un luogo dove fare un festival di musica. Abbiamo unito le nostre competenze ed è nato Terraforma Experimental and Sustainable Music Festival. Terraforma non è un semplice festival, ma un’esperienza sonora capace in cinque anni di contribuire alla rigenerazione del parco di Villa Arconati mediante la musica e un sofisticato modello di architetture smontabili da noi prodotte.

Gaia Cambiaggi, Invernaderos, 2013 – in progress, Courtesy l’artista

Gaia Cambiaggi, Invernaderos, 2013 – in progress, Courtesy l’artista

Cosa hai imparato da questa esperienza?
Organizzare Terraforma mi ha dato la possibilità di confrontarmi con tantissimi ragazzi e ragazze aventi le mie stesse esigenze, dubbi, difficoltà che mi hanno spinto sempre di più all’idea dell’esigenza di una scuola di politica. La politica è qualcosa che si manifesta ogni giorno nelle nostre vite, per questo dobbiamo imparare nuovamente a praticarla, ad amarla, a possederla, perché è la nostra grande opportunità di affermare il nostro essere cittadini, di vivere la cosa pubblica non come un elemento lontano ma come qualcosa di estremamente vicino e in costante mutazione grazie alle nostre idee. Oltre a Terraforma, insieme a Marco Troni, a Roma ho avviato Flamingo Management, piccola etichetta appena lanciata con la quale produciamo i Joe Victor e Giancane. A ottobre faremo una grande festa con i nuovi artisti che stiamo selezionando.

L’arte contemporanea è particolarmente interessata dal progetto della scuola di politica. In che modo? E perché hai deciso di coinvolgere anche esponenti del mondo dell’arte?
Nella storia l’artista, almeno un certo tipo di artista, è colui che vede, che percepisce ciò che sta arrivando. La sua opera diventa l’oggetto nel quale deposita le proprie visioni. La politica oggi ha quanto mai bisogno di nuovi immaginari, di ascoltare gli artisti e guardarne le opere per comprendere e tradurre in azione gli immaginari da loro compresi. Luca Trevisani per me è stato un maestro straordinario, da lui ho appreso molto: la sua delicatezza nel percepire tratti della società a me impossibili da vedere mi ha convinto che la scuola doveva essere impregnata di arte.

Dario Nepoti

Dario Nepoti

In che modo?
Se vogliamo davvero accettare le sfide che abbiamo di fronte dobbiamo costruire nuovi immaginari, essere crossdisciplinari, avere la capacità di governare il cambiamento. L’artista ha queste doti. In secondo luogo l’arte contemporanea può avvicinare le nuove generazioni alla politica, alla critica, alla comprensione delle cose, per questo è fondamentale che queste due arti avviino nuovamente uno scambio. Ricordo quando sono passato dallo studio di Francesco Simeti a New York: osservando la costruzione delle sue opere nei suoi molteplici livelli, nel loro contenuto fatto di una natura che soffre il mutamento che stiamo generando ho compreso l’importanza del tornare in relazione con il nostro habitat. Il modo di fare ricerca e di indagare dell’artista è di straordinaria importanza per colui che fa politica.

Il vostro è un progetto dedicato soprattutto agli under 35. Come vi collocate in merito alla questione generazionale?
Se non sai giocare a scacchi non puoi giocarci. Ecco, io e la generazione alla quale appartengo ci comportiamo spesso come un giocatore di scacchi che gioca senza conoscere le regole. La scuola grazie anche al metodo che stiamo immaginando e all’entusiasmo di tutti i partecipanti vuole attivare un meccanismo di scambio trans-generazionale, ricucire quella frattura apertasi dopo la caduta del muro di Berlino tra vecchie generazioni e nuove per superare gli attuali limiti dei nostri modelli di convivenza e scambio. Il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, tra i relatori della scuola, spesso dice che viviamo in un “eterno presente” e che servono orologiai per riattivarlo. È esattamente ciò da cui dobbiamo partire, riprendere tra le mani il nostro tempo e le nostre spazialità. Preciso però che la Scuola Politica Gibel è un progetto pensato e dedicato a tutti, essendo il gesto politico qualcosa che accomuna trasversalmente l’essere cittadini.

Qual è l’apporto che a tuo parere la tua generazione può dare al mondo della politica oggi?
Piuttosto direi il contrario, ovvero cosa la politica può dare alla mia generazione. Ricomprendere la politica significa tornare ad essere cittadini e non spettatori. Tadao Ando scrive a ventiquattro anni: ”userò la mia professione per rompere lo status quo”.  La mia professione, ovvero le mie conoscenze, tecniche, teoriche e creative per spostare i limiti. Se vogliamo davvero pensare nuove istituzioni, trovare una soluzione all’immigrazione, abbassare il livello della violenza tra le persone e tra gli stati, cambiare l’idea di consumo dobbiamo riscoprirci politici, possedere questa tecnica e praticarla in ogni nostra professione.

Come l’arte può aiutarvi in questo?
Le conversazioni politiche più interessanti le ho sempre fatte con artisti e architetti. Vivono una spazialità che la politica ha perso. Indagano problemi che la politica ha smesso di fare comprendere. Anche eventi come Manifesta hanno un loro ruolo nell’aiutare a capire i nuovi scenari e le possibilità del presente e offrono alla politica la possibilità di apprendere nuovi modelli di rigenerazione urbana.

Perché Palermo?
Perché Palermo è oggi nuovamente centro del Mediterraneo. È un mare che concentra sempre di più i grandi temi della politica, dalla migrazione all’inquinamento, alla distribuzione delle risorse. Nei suoi fondali scorrono le grandi infrastrutture della rete e presto con l’apertura della nuova Via della seta muterà anche la sua importanza geopolitica. Il Mediterraneo si può considerare come un grande laboratorio del presente e del futuro: comprenderlo oggi significa incidere sul domani, porre solide basi per la pace e la convivenza tra i popoli. Orlando, ripete come un mantra: ”Io sono persona”, al di là del colore, della provenienza, dei confini, siamo prima di tutto persone.

e perché Palazzo Butera?
La scelta non è casuale, oltre la bellezza del luogo, la sua rigenerazione voluta e pensata da Francesca e Massimo Valsecchi con la direzione di Marco Giammona, rappresenta la scintilla della rinascita della città. Un luogo capace di ispirare nel profondo tutti noi. In quello spazio l’arte e la politica potranno nuovamente incontrarsi.

Santa Nastro

Scuola Politica Gibel
Dal 3 all’8 settembre 2018
Via Vittorio Emanuele, 484
Palermo, Mediterraneo

Per iscriversi:
[email protected]
www.scuolapoliticagibel.it

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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