Il compito del neoministro Bonisoli. L’editoriale di Renato Barilli
Il critico bolognese riflette sulle dichiarazioni di Alberto Bonisoli, neoministro dei Beni e Attività Culturali, e sull'ipotesi di annullare la riforma del suo predecessore Franceschini.
Appartengo con piena convinzione al popolo della sinistra e dunque mi sento molto contrario all’attuale governo, ma non tutto viene per nuocere. Pare per esempio che Alberto Bonisoli, nominato ministro dei Beni e Attività Culturali, intenda abolire la riforma introdotta dal suo predecessore Franceschini, consistente nello sdoppiare le figure gestionali dei nostri musei. Da un lato, gli organi usciti da una convenzionale trafila di concorsi per la nomina di soprintendenti, ispettori, direttori dei singoli istituti, dall’altra, la nomina di curatori di chiara fama con l’incarico di far rendere di più i beni culturali sotto forma di maggiori ingressi. Una riforma che si poteva ben dire ispirata a un criterio “consumista”, volta cioè non tanto a migliorare la qualità scientifica dei nostri enti, l’incremento delle loro opere, la messa a fuoco storico-filologica dei relativi periodi di appartenenza, ma in primo luogo ad acquisire una maggiore redditività in termini di afflussi. Mi pare logico che nelle regole di ingaggio della dirigenza dei musei, tra le varie clausole, non possa mancare quella di incrementare gli ingressi. O, se una voce del genere non figura, la si introduca attraverso una riforma, che tra l’altro ammetta pure la possibilità che alla selezione possano partecipare anche studiosi e direttori stranieri.
“Mi pare logico che nelle regole di ingaggio della dirigenza dei musei, tra le varie clausole, non possa mancare quella di incrementare gli ingressi”.
La bocciatura della riforma Franceschini, minacciata da non so quale organo di Stato solo per aver introdotto appunto degli stranieri, era del tutto inaccettabile. Inutile, nocivo procedere a uno sdoppiamento di ruoli e compiti, si proceda piuttosto a una revisione delle regole esistenti, rendendole adatte alle esigenze attuali. Meglio che questo ministero riservi i suoi soldi ad acquisire una schiera di giovani. Prima di procedere a un gratuito reddito di cittadinanza, distribuito a vuoto, si cominci a irrobustire le funzioni utili, e dunque si arruoli una popolazione di addetti al nostro circuito di beni culturali, scavalcando pure il confine, anch’esso pericoloso, tra grandi istituzioni e altre minori disperse nell’enorme corpo geografico del nostro Paese.
“Prima di procedere a un gratuito reddito di cittadinanza, distribuito a vuoto, si cominci a irrobustire le funzioni utili”.
Ci sono gallerie, e anche biblioteche, centri civici bisognosi di avere funzionari al loro servizio, attraverso un’assunzione che ovviamente non è compito solo del MiBACT, ma anche degli assessorati affini di Regioni e Comuni, in una ben lubrificata collaborazione, che sappia evitare anche in questo caso i doppioni inutili. Non ci deve essere isolamento, competizione tra queste diverse strutture pubbliche, bensì integrazione, collaborazione, volta ad assumere il più grande numero possibile di giovani.
‒ Renato Barilli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #44
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