La nuova geografia culturale dell’Estate Fiorentina. Intervista a Tommaso Sacchi
Con un investimento – pubblico e privato – pari a un milione di euro, il progetto culturale lungo sei mesi del Comune di Firenze continua a estendersi oltre i confini del centro storico. Un’operazione di “diffusione della cultura”, corale e trasversale, che quest’anno intercetta anche la nuova linea della tramvia.
Unica città italiana a promuovere un festival interdisciplinare di durata semestrale, con appuntamenti in larga parte gratuiti, Firenze non smette di credere nella sua Estate Fiorentina. A dimostrarlo, prima di ogni possibile analisi sulla trasversalità del programma culturale – con circa un migliaio di appuntamenti, con l’ormai distintivo mix tra personalità di rilievo internazionale e realtà, anche piccolissime, radicate sul territorio –, è soprattutto un parametro numerico. Con un incremento di oltre 230mila euro rispetto all’edizione 2017, quest’anno l’investimento – pubblico e privato – sull’Estate Fiorentina raggiuge quota un milione di euro. Una crescita delle risorse che, inevitabilmente, confessa Tommaso Sacchi – capo segreteria culturale di Firenze e curatore dell’Estate Fiorentina dal 2015 – “permette di fare molto di più, anche sul fronte della qualità”.
Tuttavia, edizione dopo edizione, a essere cambiata è soprattutto la percezione della kermesse, che con il suo flusso di proposte attraversa e abbraccia l’intera municipalità, da maggio a ottobre. Proprio sulla sua “natura metamorfica” e sulla capacità di recepire e inglobare le trasformazioni urbane in corso abbiamo sollecitato il curatore.
Osservandola dell’esterno, sembra che l’Estate Fiorentina, nata come festival con una serie di appuntamenti scelti, aperti a tutti e promossi negli spazi pubblici urbani, stia cambiando aspetto. Cosa sta avvenendo al suo interno?
Ormai è un laboratorio urbano a tutti gli effetti, esteso ben oltre il semestre ufficiale; è il dispositivo che seleziona le energie e le idee migliori germogliate in città. Firenze conta sulle sue grandi e prestigiose istituzioni, ma non solo: può vantare un “tessuto corpuscolare” di associazioni. Circa centocinquanta le abbiamo “messe a sistema”, dandogli un ruolo all’interno di un progetto ormai conosciuto da tutti: crediamo che legittimare i ruoli nella vita culturale cittadina, valga tanto quanto finanziare i progetti. Le giovani associazioni, così come quelle più strutturate, trovano nel nostro bando la possibilità di partecipare a un’iniziativa corale, oltre alla certezza di essere finanziate, se scelte, e di portare un’idea fino alla sua realizzazione. Con gli anni, l’Estate è diventata un marchio DOC della cultura a Firenze, una sorta di “brand culturale identitario” della nostra città.
Al di là della presenza di grandi protagonisti internazionali della musica, della danza o dello spettacolo, che attirano pubblici diversi a Firenze, una peculiarità del progetto è la diffusione capillare sul territorio. Quale principio genera questa scelta?
La volontà di riaccendere i “motori culturali” dell’intera città e di dare legittimità di “luogo culturale” o una identità specifica, chiara e determinata a tante zone del tessuto urbano. L’importante lavoro sull’identità culturale dei diversi spazi, parte da un auspicio: la speranza che nella memoria dei fiorentini e dei visitatori si possa radicare l’idea che i luoghi della produzione culturale, siano essi laici o ecclesiastici, noti o sconosciuti, vengano tutti considerati – indistintamente – “teatri naturali” della cultura a Firenze.
Un esempio?
Prendiamo il caso del Complesso di Santa Maria Novella, una delle nostre “scommesse” per l’edizione 2018: l’amministrazione comunale ha riaperto alla pubblica fruizione una struttura destinata, per oltre un secolo, alla formazione militare, proprio di fronte alla stazione ferroviaria di Michelucci. Nei suoi ambienti, interni ed esterni, ha esordito il nuovo festival Novella Classica, con la grande danza internazionale e i protagonisti della musica e della danza fiorentini, in un alternarsi continuo; qui la Fondazione Pitti Immagine Discovery ha presentato il progetto multimediale Fanatic Feelings – Fashion Plays Football. Da Rovezzano al Piazzale degli Uffizi, insomma, lavoriamo sui formati, sui tipi di pubblico, differenziando l’offerta e, come accennavo, stimolando soggetti diversi a costruire progetti insieme. Ma la sfida resta raggiungere e “usare” davvero tutto il territorio: la massima diffusione è il nostro obiettivo. E la nuova tramvia ci potrà aiutare ancora più a connettere in maniera rapida, ecologica e intelligente, porzioni di città.
A questo proposito, tra le novità assolute del 2018 c’è anche Walking Thérapie, psico-camminata urbana tra Rifredi e Scandicci. Di cosa si tratta?
Si tratta di uno spettacolo itinerante, una sorta di “promenade teatrale urbana”. Una intuizione di Angelo Savelli e del Teatro di Rifredi che hanno voluto -in tempi record- celebrare l’arrivo della nuova tramvia creando uno spettacolo che, al posto di avere luogo sul palco del teatro, si svolge su e giù dal nuovo tram con un ascolto in cuffia davvero suggestivo e coinvolgente. La dimostrazione che anche il mondo dell’arte e della cultura ci aiuta a segnare e rimarcare le innovazioni cittadine epocali, di valore storico. Tra cinquant’anni ricorderemo l’inaugurazione della tramvia e – credo – anche le bellissime performance itineranti del Teatro di Rifredi.
Oltra alla tramvia, negli ultimi mesi in città si è assistito al debutto di nuovi soggetti. Dall’apertura di The Student Hotel Lavagnini all’annuncio della rinascita della Manifattura Tabacchi. Come avete scelto di intervenire in quest’ultimo luogo, in attesa della sua rigenerazione?
Con la nuova proprietà della Manifattura ho lavorato fianco a fianco sulla comune idea di dare vita a “parco culturale”, nei vari cortili del complesso. Il risultato è molteplice: il Teatro Puccini, con le sue ormai tradizionali serate di cinema all’aperto, trasferisce il proprio Garden estivo proprio nei cortili della Manifattura; il Festival au desert, organizzato da Fabbrica Europa, si è svolto in questa sede, così come il Florence Folks Festival ha trovato casa qui. Anche il Parco delle Cascine sta vivendo un’estate del tutto particolare: è un vero “parco culturale”, adatto a tutti. L’ippodromo del Visarno, lo scorso giugno ha ospitato i “mostri sacri del rock internazionale” raccogliendo le oltre 200mila persone accorse per Firenze Rocks; l’anfiteatro ha ospitato la Notte della Taranta a Firenze, una serata a cura dell’Orchestra Popolare Salentina. E due grandissimi protagonisti stanno mettendo radici proprio in questo meraviglioso parco cinquecentesco, di costruzione medicea: Fabbrica Europa, che si è aggiudicata la Palazzina Ex Fabbri e da questa estata propone qui le sue attività di laboratorio, e Virgilio Sieni, che da pochi giorni è partito con la grande avventura della Palazzina dell’Indiano.
Lo scorso anno l’Estate Fiorentina ha avviato un progetto specifico sulle periferie. Qual è il bilancio di quelle iniziative?
Per quanto riguarda la periferia, che abbiamo scelto come fil rouge delle ultime due edizioni, siamo arrivati a un’interpretazione più matura di questa idea di decentramento e diffusione, proprio grazie ai risultati raggiunti nel 2017. Aver messo su ruote il teatro, il cinema, il circo e aver creato dei “caravan culturali” lo considero uno dei nostri “goal”: con una “infrastruttura” molto agile (uno schermo, un proiettore, una pedana e qualche decina di seggiole), siamo arrivati in tante piazze, a Peretola, a Mantignano, a Rovezzano con il progetto Cinema Tascabile. E la partecipazione dei residenti non è mancata, con nostra grande soddisfazione!
Dopo il format diffuso di Ytalia, quest’anno l’ormai tradizionale mostra estiva di arte contemporanea si concentra nella sede unica del Forte Belvedere, che a suo volta è un altro “luogo in divenire”…
In questo quadriennio le varie mostre che abbiamo organizzato insieme all’Associazione Mus.e, hanno consolidato l’immagine del Forte come “parco d’arte pubblica” di Firenze. Quest’anno l’Amministrazione ha individuato un gestore per un nuovo servizio di caffetteria. Per tutto il periodo di apertura dell’antologica di Eliseo Mattiacci, sarà accessibile e il Forte, inoltre, diverrà luogo di ricaduta di attività anche di carattere performativo. Dunque uniamo l’arte pubblica alle serate di musica jazz sulla terrazza, a cura di Empoli Jazz; al teatro di tradizione fiorentina, con La compagnia delle seggiole; ai monologhi frutto della collaborazione con La Pergola.
– Valentina Silvestrini
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