Cosa è emerso dal Forum dell’Arte Contemporanea a Bologna? 3 domande a Stefano Arienti
Quali sono le necessità maggiori degli artisti oggi? Se ne è parlato al Forum dell’Arte Contemporanea a Bologna. Stefano Arienti, artista, ci racconta cosa è emerso.
Il Forum dell’arte contemporanea italiana svoltosi al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna il 10 novembre scorso, ha fatto seguito alle edizioni precedentemente svoltesi a Prato (2015 e 2016), Genova e Torino (2016). Uno strumento di confronto che ha visto coinvolti artisti e relatori (curatori, professori, direttori di museo), per individuare le problematiche maggiori che affliggono il sistema artistico italiano, e i modi per migliorarlo a beneficio di tutti. Quali sono stati allora, gli esiti del Forum dell’Arte Contemporanea? Dopo aver intercettato Fabio Cavallucci e Lorenzo Balbi, abbiamo fatto il punto con l’artista Stefano Arienti, tra i relatori del progetto.
A quanto emerso da quest’ultima edizione del Forum, quali sono le principali criticità che riscontrano gli artisti (soprattutto i più giovani) in Italia?
Anche solo seguendo il tavolo dedicato specificamente a questo (il tavolo “Artista e Museo”, ndr), la principale criticità emersa è la sopravvivenza dei giovani artisti, ma anche quella degli artisti in generale.
A seguito del dibattito avvenuto durante il Forum, quale pensa che sia la questione più urgente da affrontare nel panorama artistico italiano?
Il giudizio è puramente personale: noto un’arretratezza della cultura italiana verso le proprie responsabilità europee come stato fondatore dell’Unione. Ci siamo illusi che bastasse essere genericamente international, adottando l’inglese come seconda lingua, per passare dall’unione economica-finanziaria e a quella della circolazione delle persone, fino all’unione politica. La mancanza di un confronto culturale paritario e di un diffuso polilinguismo ha invece impedito che questo avvenisse, e senza che il principale membro anglofono decidesse nel frattempo di lasciarci. Non si tratta di una questione solo italiana, ma l’Italia contiene al suo interno una grande diversità linguistica (le lingue regionali dette dialetti), una forte diversità culturale, e un incredibile decentramento della produzione culturale diffusa su tutto il territorio. Queste avrebbero dovuto essere le premesse ideali per fornire dall’Italia un modello di confronto e integrazione culturale esportabile a livello europeo. Ma non è andata così.
Tre concetti che ci porteremo dietro dopo il Forum dell’arte contemporanea.
- La trasformazione in atto delle istituzioni pubbliche e private per la cultura.
- L’allargamento delle competenze professionali degli operatori nel campo delle arti visive.
- L’allargamento della committenza.
-Giulia Ronchi
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