Ferrara: dopo Palazzo dei Diamanti, scoppia il caso MEIS
Bufera sul Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah: a causa di un ritardo del Segretariato regionale del Mibac, i fondi già stanziati per la realizzazione del nuovo edificio risultano riassegnati. Bonisoli rassicura, ma l’Assessore regionale Mezzetti chiede atti concreti per garantire il completamento dell’opera.
“Temo purtroppo che sia stato sottovalutato un importante impegno già preso: nel caso del MEIS, infatti, stiamo parlando di un museo nazionale”, precisa da subito Massimo Mezzetti, Assessore alla cultura, politiche giovanili e politiche per la legalità della Regione Emilia-Romagna, raggiunto da Artribune per commentare i recenti avvenimenti nei quali è coinvolto il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. A portare alla luce la vicenda è stato lo stesso Mezzetti, nel corso di una conferenza stampa congiunta alla presenza anche del Sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, e del suo omologo a livello comunale Massimo Maisto. A distanza di appena qualche settimana dalla querelle scoppiata attorno del progetto per l’ampliamento di Palazzo dei Diamanti, con il blocco dell’intervento con cui il raggruppamento formato da 3TI PROGETTI, Labics, arch. Elisabetta Fabbri e Vitruvio s.r.l. si era aggiudicato il concorso internazionale indetto dal Comune di Ferrara, è un’altra istituzione con sede a Ferrara a finire al centro dell’attenzione e, ancora una volta, per una questione legata all’architettura contemporanea. Ma attenzione: in questo caso, nessuna petizione è stata lanciata per impedire la realizzazione di un progetto legittimamente assegnato a seguito di una regolare competizione. È lo stesso Assessore a definire la natura dell’episodio, ricorrendo a un’efficace metafora: “È come se un ufficio del mio assessorato sbagliasse un atto e, per colpa di quell’errore, un Comune finisse per non ricevere un finanziamento già messo a bilancio”, afferma Mezzetti.
BLOCCO O RINVIO?
“Non si tratta di un problema di fondi da sbloccare”, chiarisce Mezzetti. Il problema è che “i 24.375.000 Euro destinati al MEIS non sono stati impegnati dal Segretariato regionale, quindi da un ufficio stesso del Ministero, perché lo stesso non ha avviato, secondo i tempi prescritti, le procedure di gara e di assegnazione dei lavori. I fondi, di conseguenza, sono stati ritirati e destinati ad altri progetti. Stiamo parlando di un museo nazionale, che affronta un tema delicato dal punto di vista politico e culturale della vicenda, visto che si tratta della storia dell’Ebraismo in Italia. La situazione attuale è che, per colpa di un ufficio del Ministero, a pagare un prezzo sono il Paese, l’Emilia Romagna, la città di Ferrara e naturalmente il Museo stesso. Siamo di fronte a un assurdo!” Anche la dichiarazione con cui il Ministro ha scelto di replicare, riportata in un articolo del 27 febbraio de La Nuova Ferrara e che fa riferimento a un sostanziale rinvio, non sembra fornire rassicurazioni all’Assessore. Alle smentite sulla stampa e all’espressione della volontà politica, infatti, Mezzetti chiede un atto concreto: sapere “da dove verranno prese le risorse e quando saranno fornite”.
FERRARA VS ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
A indirizzare la riflessione verso il tema delle opere pubbliche in Italia e, più in generale, a sollecitare un confronto sul complicato rapporto del nostro Paese con l’architettura contemporanea è l’architetto – ora It’s architettura – Alessandro Cambi , del team – composto dallo Studio Arco di Bologna, da SCAPE e da altri professionisti – che nel 2011 vinse il concorso per il restauro e l’estensione del carcere di Piangipane, destinato a ospitare il MEIS. “La parte non messa a gara rappresenta il cuore del museo, ovvero la porzione relativa all’esposizione permanente”, sottolinea Alessandro Cambi ad Artribune. Esaminando il progetto dal punto di vista della nuova edificazione, va infatti rilevato che il museo ferrarese include anche la costruzione di cinque volumi, tanti quanti sono i capitoli della Tōrāh, contraddistinti da finiture trasparenti. L’idea alla base dell’intervento, infatti, era rendere finalmente accessibile e permeabile un luogo della città legato all’esperienza detentiva, facendo leva anche sul significato metaforico dell’“elemento libro”. Confidando in una positiva risoluzione della vicenda e chiarendo che sono già state poste le fondazioni per il lotto in questione – relativo a ben quattro, dei cinque “libri architettonici” del progetto – Cambi ha fatto presente che “indire tre gare per un’opera di 30/35 milioni di Euro significa rendere più complesso l’intero iter edificatorio”. Avanzando un confronto su scala europea, ha ricordato come “la vicenda di cui parliamo ha avuto inizio nel 2011; considerando che nel medesimo intervallo di tempo una città come Parigi ha completamente ridefinito un’intera area come Le Halle, ci rendiamo facilmente conto di come qualcosa non stia funzionando nel nostro Paese. Senza considerare che nell’arco di un decennio i progetti subiscono anche modifiche o devono essere adeguati a nuove normative…”. In questo momento risulta in corso la gara per il terzo lotto dei lavori del MEIS; i primi due lotti hanno riguardato la palazzina su via Piangipane e la struttura che venne inaugurata nel dicembre 2017 alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ludovica Di Falco di SCAPE auspica “che venga velocemente appaltato e ben concluso il Blocco D, andato da poco in gara, e che nel frattempo si ritrovi l’energia per mandare in gara la parte conclusiva e decisiva dell’intervento“.
LA STORIA DEL MEIS
A differenza di quanto avvenuto nel “caso Labics” (e di quanto potrebbe avvenire per l’allargamento di Palazzo Massari sempre a Ferrara), sembrerebbe emergere una posizione favorevole da parte del “personaggio chiave” della recente vicenda di Palazzo dei Diamanti. Cambi stesso ha ricordato di un incontro, avvenuto circa un anno fa, con Vittorio Sgarbi, che su estense.com in queste ore si è espresso in termini di “decisione pericolosa” per commentare la dimenticanza del ministero e ha annunciato un prossimo incontro con il Ministro Bonisoli. Istituito dalla Legge n.91 del 17 aprile 2003, votata all’unanimità dalla Camera dei Depurati e dal Senato, il MEIS è stato concepito per assolvere allo scopo di “raccontare la cultura millenaria di una popolazione presente nel nostro paese da 2200 anni. Una cultura fiorente, con un passato glorioso e con un futuro più vivo che mai”, come aveva anticipato il Presidente, Dario Disegni, a cento giorni dall’apertura del primo nucleo del museo. Primo firmatario della proposta di legge per la sua istituzione fu il ferrarese Dario Franceschini, all’epoca in veste di parlamentare. Come Ministro tenne poi a battesimo la struttura attualmente visitabile; in quell’occasione definì i cinque nuovi volumi che sarebbero sorti nel centro storico della sua città natale come “innesti di architettura contemporanea di grande qualità”. Ma non fece i conti con le rappresaglie politiche: oggi Ferrara si è trasformata in un fronte politico e di una roccaforte simbolica da azzerare.
– Valentina Silvestrini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati