L’Aquila: un bilancio a 10 anni dal terremoto. Intervista a Stefania Pezzopane
Quest’anno ricorrono i 10 anni dal terremoto che ha colpito L’Aquila il 6 aprile 2009. Facciamo un bilancio con l’On. Stefania Pezzopane
10 anni dal terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009. Qual è lo stato dell’arte in termini di ricostruzione a suo parere?
10 anni faticosi, difficili, è meraviglioso che nonostante le difficoltà e le sofferenze siamo ancora qui a misurare giorno per giorno la quantità e la qualità della ricostruzione. Nessuno aveva idea, 10 anni fa, di cosa sarebbe potuto accadere e molti facevano tragiche previsioni di morte della città. L’Aquila è viva invece, ma ha bisogno ancora dello Stato italiano e dell’Europa. La periferia è pressoché tutta ricostruita ed abitata, Il centro storico de L’Aquila e delle frazioni invece hanno bisogno ancora di tempo, risorse, fatica, personale, norme nuove.
Come è cambiata la percezione della città, dentro e fuori, e come è cambiato anche il Paese in relazione al tema del terremoto?
La città è cambiata inevitabilmente e siamo cambiati tutti noi. Sono cambiate le nostre vite, i luoghi dove ci rechiamo e portiamo i figli, le amicizie, le relazioni sociali. All’esterno non siamo percepiti per quello che viviamo realmente. Ci sono pregiudizi e disinformazione. Spesso si sottovaluta il tempo che è passato, si sottovaluta la fatica che abbiamo fatto e che facciamo ogni giorno. Ma siamo qui anche a rinfrancarci di tanto dolore. Insomma abbiamo vissuto la distruzione ma ora viviamo la ricostruzione, ed ogni luogo che rinasce più bello e sicuro di prima, determina in noi uno stato di grande grazia.
La ricostruzione ha interessato a suo parere anche le persone?
Certo, ognuno di noi ha dovuto affrontare dolore, perdite, profondi cambiamenti. Abbiamo tutti dovuto fare un grande sforzo, rialzarci, riprendere un cammino, ritrovare delle ragioni di vita, far vincere la speranza rispetto alla paura.
Come la cultura sta intervenendo oggi e a questo proposito?
La cultura è stata ed è essenziale. Ero Presidente della Provincia il 6 aprile e poi sono stata dal 2010 al 2013 assessore comunale alla Cultura. Ripristinare i luoghi della cultura, crearne subito di nuovi in sostituzione di quelli distrutti, aiutare le istituzioni a rimanere, a non fuggire è stato un lavoro terribile e difficile. C’era l’emergenza casa, l’emergenza lavoro, il dolore delle perdite umane, e poteva apparire a molti assurdo preoccuparsi di far riprendere musica, cinema, teatro ecc. ma l’ho fatto e ne sono orgogliosa. Così come sono orgogliosa di aver fatto approvare una norma che assegna il 4% dei fondi per la ricostruzione alla rinascita di attività produttive, economiche e culturali e questo ha consentito di salvare le attività culturali, i posti di lavoro, le iniziative e la creatività. L’Aquila oggi è un grande esempio di resilienza e di ricostruzione culturale. Sono nate tante cose nuove. Questo non cancella la fatica, ma dà un segno di grande speranza.
Qual è il suo bilancio di questi 10 anni?
Un bilancio di grande trasformazione, sono cambiata molto, ho conosciuto la morte collettiva, ho condiviso un dolore inenarrabile, vivo la ricostruzione come una missione.
In una Italia sempre più ferita (da terremoti reali, sociali, politici) qual è la lezione che possiamo ricavare da L’Aquila oggi?
Le nostre città devono essere sicure, è una priorità, mi sono battuta da parlamentare per il sisma bonus e per il progetto “Casa Italia” per la messa in sicurezza organica del nostro patrimonio abitativo, artistico e culturale. Purtroppo “Casa Italia” è stato soppresso e si naviga di nuovo a vista sulla prevenzione. Ad ogni tragedia si piangono le lacrime del coccodrillo. Spero che questo governo si ravveda e rimetta in piedi il progetto organico di prevenzione sismica.
– Santa Nastro
Questa intervista è stata parzialmente pubblicata su Artribune n.47
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