Luigi Ontani e la sua scultura-fontana vandalizzata a Vergato
Deturpato dopo le contestazioni di un gruppo di estrema destra, il monumento era stato tacciato come satanico e sessualmente esplicito dal senatore Pillon. Abbiamo sentito i commenti di Ilaria Nanni, Assessore alla Cultura di Vergato e Pasquale Piroso, ideatore del manifesto di risposta allo scandalo.
I fatti di Vergato costituiscono una vicenda turpe, non solo per l’atto di vandalizzazione a danno di un monumento pubblico, ma perché costituiscono un sintomo fin troppo chiaro di un’Italia vittima di idiozie e slogan. Tutto si è svolto a Vergato, paese di ottomila anime situato sui colli bolognesi (ve ne avevamo già parlato qui); questo è il luogo di origine di Luigi Ontani (1943), tra i più importanti artisti italiani, attivo dagli anni ’70 e conosciutissimo in tutto il mondo. Alla città natale ha dedicato alcuni interventi, tra cui le vetrate della Sala Consiliare del Comune e, in ultimo, la Fontana, posizionata nella piazza centrale. Un monumento che, sul modello di una fontana seicentesca, è intriso di iconografia greca e romana, con dèi e creature mitologiche a raffigurare il fiume Reno, il Torrente Vergatello, l’Appennino, e gli elementi della topografia del luogo. Al centro, un Fauno adulto dall’aspetto fiero, gli occhi bianchi e il pene eretto, tiene sulle spalle un putto alato. Questa è la figura diventata pomo della discordia, con esiti del tutto inaspettati.
IL PRIMO ALLARME PARTITO DAL SENATORE PILLON
Il primo ad essere turbato da quest’opera sarebbe stato il famigerato leghista Simone Pillon, già al centro delle bufere per il decreto sulla famiglia e per le posizioni antiabortiste. Il senatore si è scagliato sul Fauno definendolo un “Satanasso” e augurandosi una gittata di cemento sopra l’intero monumento. Di lì, una serie di sollevazioni a catena hanno travolto la piccola località: prima con un flash mob di Forza Nuova, accompagnato da uno striscione di insulti al Partito Democratico, poi con un raid anonimo e notturno durante il quale si è deciso di imbrattare con del letame prima la porta del Museo Ontani e poi la statua nella sua parte centrale. La fontana è stata ripulita dopo poco, anche se alcuni danni resteranno probabilmente permanenti.
IL COMMENTO DI ILARIA NANNI
Un atto riprovevole a cui il paese ha reagito in modo dignitoso e compatto: “È bello il modo in cui la cittadinanza ha risposto, nel pomeriggio c’è stata una marcia silente molto partecipata, eravamo davvero in tanti. A noi si sono uniti anche i sindaci di Marzabotto e di Grizzana Morandi con tanto di fascia, proprio per dimostrarci il loro supporto”. È costernata e amareggiata Ilaria Nanni, assessore alla cultura del comune di Vergato, mentre ci racconta dell’accaduto, sottolineando: “è stato un attacco a una comunità, non a un partito. Forse questo non è ancora ben chiaro. Hanno leso la dignità di un paese. È triste andare troppo a ritroso, ma noi, come Marzabotto e Grizzana Morandi, siamo paesi posti su una linea gotica, che hanno già pagato nella storia un grosso tributo di vite umane per la mancanza di libertà. Per questo, sosteniamo che l’arte non va toccata”. Era davvero necessario tacciare addirittura di satanismo un’opera seminando una scia di devastazione e violenza e la mortificazione di una cittadinanza? E soprattutto, non sarebbe stato più costruttivo dar vita a una forma di confronto, di dibattito costruttivo e articolato sull’arte pubblica?
LA RISPOSTA DI LUIGI ONTANI E IL COMMENTO DI PASQUALE PIROSO
La risposta non ha tardato ad arrivare: a partire dal pomeriggio del 10 maggio, presso l’atelier di Luigi Ontani a Roma, è stato esposto un manifesto con l’immagine della statua accompagnata dalla scritta VIVARTE. L’idea è stata di Pasquale Piroso che insieme all’artista ha il suo studio a Palazzo Canova. “Questa bufera è stata scatenata dalle dichiarazioni di un senatore, quindi era giusto che partisse una risposta direttamente da Roma. Abbiamo deciso di appendere questo manifesto in onore all’arte e della sua indipendenza”, racconta a Artribune Piroso, e prosegue: “a nostro parere non si può strumentalizzare l’arte per scopi politici”.
-Giulia Ronchi
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