Appello ai leghisti: salvate i musei italiani dallo statalismo a 5 Stelle
Massimiliano Tonelli approfondisce le conseguenze legate alla eventuale attuazione della controriforma targata Bonisoli. E lancia un provocatorio appello ai leghisti.
A un anno dall’inizio dell’esperienza del Governo Conte, la situazione è così ridicola da offrire anche alcuni curiosi paradossi. Per la prima volta l’esecutivo del Paese vede una maggioranza formata – esclusivamente in nome del potere e del consenso – da due partiti diversi quasi in tutto. Ne consegue che, al suo interno, l’amministrazione funge sia da maggioranza che da opposizione di se stessa e questo comporta caos, stallo, inefficienza. Passano solo i provvedimenti che rappresentano un accettabile comun denominatore minimo tra le due confuse parti politiche. Tutto il resto subisce i veti incrociati.
In cosa dunque si manifestano i curiosi paradossi di cui dicevamo sopra? Nel fatto che i veti incrociati si palesano non solo per bloccare le leggi potenzialmente benefiche, ma anche per impedire l’approvazione di provvedimenti dannosi.
L’auspicio nella seconda metà del 2019 è che sul binario morto finisca quanto prima la controriforma dei Beni Culturali del ministro Alberto Bonisoli, che punta a smontare uno dei lasciti maggiormente convincenti delle amministrazioni passate: l’autonomia dei grandi musei statali. L’atto è stato vagliato al Consiglio dei Ministri dello scorso 19 giugno ma è davvero incredibile pensare che la Lega si lasci passare sotto il naso una scelta che va così contro al suo Dna. La riforma Bonisoli infatti è il frutto di un ministro debole e inconsistente e di una famelica pletora di dirigenti romani che si sono, a causa di questa debolezza, impadroniti del Ministero. Una riforma, insomma, romana, centralista. Scelta per togliere libertà ai territori e per concentrare tutto il potere nei corridoi dei palazzi della capitale, tra lentezze, inefficienze, enormi giri di denaro e interessi facilmente ipotizzabili. Insomma, tutto il contrario di quello che ci si potrebbe aspettare da un esecutivo a trazione leghista e col partito di Salvini attorno al 40% dei consensi nel Paese.
“Una vera débâcle all’insegna della peggiore burocrazia pensata dai peggiori burocrati possibili”.
Di cosa parla la controriforma di Bonisoli? I musei non avranno più un reale autonomia, perdendo il Consiglio di Amministrazione; verrà creata una direzione che si occuperà – ovviamente a Roma, gestita dai ras del palazzo – di gare e appalti gestendo una quantità gigantesca di quattrini; anche sui prestiti tornerà tutto in capo allo Stato e i direttori dei musei non avranno la libertà di muoversi in maniera efficiente e veloce. Una vera débâcle all’insegna della peggiore burocrazia pensata dai peggiori burocrati possibili. Ma c’è di più: alcuni musei importantissimi come il Museo Nazionale Etrusco di Roma e le Gallerie dell’Accademia di Firenze perderanno completamente il loro status di musei autonomi in barba ai risultati eccellenti ottenuti negli ultimi anni proprio grazie all’autonomia stessa.
La sottosegretaria leghista ai Beni Culturali Bergonzoni ha già preannunciato battaglia e il governatore leghista della Regione Friuli Venezia Giulia Fedriga ha già ottenuto di sfilare il triestino Castello di Miramare dalla lista dei musei che perderanno l’autonomia. Insomma, non ci resta che sperare che i contrasti in seno al Governo facciano il resto e che i leghisti, rendendosi conto della natura squisitamente centralista della riforma, lavorino per affossarla. Così ci ha ridotti il surreale scenario giallo-verde: a sperare che la cultura venga salvata dai leghisti…
‒ Massimiliano Tonelli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #50
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